Prologo

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Ero ferma.
Ferma su un punto indecifrabile, nel buio più oscuro, nel silenzio più soffocante.
Ferma come un punto alla fine del foglio, come una macchina rotta, come un oggetto dimenticato.
Ero in quella stanza da ormai un tempo indefinito, lasciata a morire con tutte le ferite aperte lungo il mio corpo che lui, demone nero, mi aveva procurato.
Avevo ormai catturato ogni minimo particolare di quella camera dalle pareti spoglie e l'umidità crescente.
Quale mostro poteva farmi questo?
Quale mostro poteva lasciarmi li, su quel materasso ammuffito, legata da corde graffianti a soffrire.
Ero sola, ormai lo avevo capito.
Ormai nessuno poteva far nulla per me.
Ormai nessuno mi sentiva gridare, nessuno poteva sentire il mio dolore sovrastante.
Nessuno sapeva dove mi trovavo.
Nessuno sapeva come quel qualcuno dai capelli biondi avesse fatto.
Mi aveva rapita, trascinata via dalla mia quotidianità, dai miei amici e da tutto quello che la vita aveva da offrirmi.
Mi aveva torturata, frustrata e sotto il suo ghigno malefico avevo cercato di fare la forte, di essere forte e di accogliere la sfida che lui mi stava lanciando.
Rimanere viva.
Era l'unica cosa che contava, dopo il non perdere la testa.
mi ero mostrata più debole di quanto pensassi di essere, ed io sotto sotto sapevo che lui era più forte di me, anche se non volevo ammetterlo.

Dovevo resistere, dovevo uscirne viva.

Nella solitudine circostante riuscivo solo ad autocommiserarmi, a pensare cosa avevo fatto di così tanto brutto per meritarmi tutto questo, per meritarmi una simile crudeltà e ingiustizia.

Sentivo dei passi salire le scale di quella casa abbandonata.
Cercai di prepararmi psicologicamente a ciò che aveva in serbo per me.
Anche se mai sarei stata pronta, mai l'avrei accettato e soprattutto mai avrei amato un tipo come lui.
Non meritava amore. Meritava di essere rinchiuso in una torre, senza luce nè nulla.

Quando i passi si fecero più vicini e la maniglia della porta si abbassò feci un lungo sospiro.
Era vicino ed io non avevo via di scampo.

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