L'oscurità della notte aveva invaso l'aria di quella stanza, rendendola più cupa di quanto già fosse.
nel silenzio di quella vecchia camera si sentiva il mormorio ripetitivo del mio pianto continuo. quella solitudine, che non faceva altro che aumentare il freddo e la tensione nel mio cuore.
Le mie preghiere, i miei più piccoli movimenti sembravano amplificati in quella piccola sala da pranzo.mi ero cacciata nel guaio più grande della mia vita e non sapevo come uscirne.
quel demone dai capelli biondi era più crudele di quanto pensassi e, pensare al fatto che il mio destino era incatenato ad un suo pensiero perverso, mi faceva solo accapponare la pelle.
osservai come la pelle del mio corpo stesse cambiando, e il solito colore rosa che aveva di solito era sostituito da cicatrici, lividi e tagli che quel pazzo mi aveva gentilmente regalato.
legata da quelle corde strette, cercai di trovare la miglior posizione possibile, anche se mi risultava piuttosto impossibile viste le circostanze.
ad un certo punto sentii i miei occhi chiudersi, forse per la stanchezza o forse per la paura che potesse entrare da un momento all'altro, e così mi abbandonai alle dolci braccia di Morfeo, sognando una vita normale, senza le preoccupazioni che mi stava infliggendo quell'essere dall'animo oscuro.
la mattina seguente, come ogni mattina di quella seconda settimana difficile, mi svegliai con un suo calcio allo stomaco, a cui ormai avevo fatto l'abitudine anche se il dolore non cessava, anzi, diventava sempre più forte.
scese qualche lacrima amara lungo il mio viso, consapevole di aver abbandonato ogni tipo di dignità che era stata sostituita dalla sottomissione, mentre mi tenevo forte lo stomaco.mi alzai quando ritrovai quel minimo di forza che man mano stavo perdendo.
lo guardai e in quel viso, in quei suoi occhi scuri vidi come le sue emozioni vorticavano, in un misto di divertimento e soddisfazione.
abbassai il capo, non sapendo come sostenere il suo sguardo ammaliante e penetrante.si abbassò fino alla mia altezza, posò un dito sotto il mio mento per concedermi di nuovo la visuale sul suo viso.
lo guardai con tutto il disprezzo che avevo in corpo e lui, sentendosi in diritto di farlo, mi tirò uno schiaffo, facendo spostare il mio volto di lato accompagnato dalla maggior parte dei miei capelli castani."la prossima volta ci penserai prima di guardarmi in quel modo" disse in tono calmo, come se darmi uno schiaffo fosse una cosa normale.
"come dovrei guardarti, ti dovrei ringraziare forse?" sibilai a denti stretti.
ritornò a guardarmi, ma questa volta, dentro le sue pupille aveva il fuoco che mi gelò sangue.non rispose, non disse nulla.
si rialzò, mi riguardò un ultima volta dall'alto, e si avviò verso la porta sussurrando frasi sconnesse.
di queste una in particolare mi colpì.
quel "non finisce qui" ,quella raggelante frase composta da tre scontate parole, mi causò il solito tremore, caratteristico nelle mie giornate in sua compagnia convinta che quella storia non sarebbe finita bene.::
quel pomeriggio lo vissi di mancanze.
provai, con le poche forze che avevo ad alzarmi dal materasso ammuffito, e nonostante avessi anche i piedi legati, saltellai per la stanza, cercando un modo per slegarle allargarle il più possibile senza risultati.
presi un paio di cadute, ma poco importava.
ero disperata e avevo bisogno di un piano per evacuare da li prima di morire per mano di un demone dalla criniera bionda e gli occhi in tempesta.mi distesi sul materasso appena in tempo, perché poco dopo entrò con la sua solita aria scontrosa, con una bottiglia d'acqua tra le mani ed il suo solito taglierino affilato.
si godette la vista di me stesa per almeno un paio di minuti, prima di abbassarsi e iniziare ad accarezzarmi un punto della pancia scoperto.
quel contatto, così delicato, così fresco e innocente mi fece quasi dimenticare le cattiverie che mi stava causandomagari non voleva solo farmi del male.
magari era solo in conflitto con se stesso.
magari cercava solo un'amica.non mi mossi, troppo impegnata a godermi le sue piccole attenzioni, o forse anche solo per la paura che tutto quello potesse finire da un momento all'altro.
e rimase così quel pomeriggio.
rimase a guardarmi contorcermi per trovare una posizione comoda, e ad accarezzarmi di tanto in tanto.io però ero prevenuta.
quando iniziò a farsi buio, e i suoi occhi stanchi si chiusero mi arrivò quell'occasione.
cercai in tutti i modi di non far rumore e, con le mani legate, riuscii a prendere quel piccolo coltellino che aveva al suo fianco.
mi liberai delle corde alle mani prima di passare ai piedi.
Era bello riavere l'autorità sui propri muscoli, anche se erano ancora indolenziti.
vittoriosa, presi la bottiglina d'acqua che aveva accuratamente riposto alla fine del materasso.
ripresi il taglierino che avevo appoggiato a terra poco prima, e sgattaiolai fuori da quella lurida stanza senza anima.quell'assaggio di libertà non era mai stato così piacevole.
scesi le scale il più velocemente possibile e, con poche difficoltà, raggiunsi la porta di ingresso ormai al settimo cielo di avercela fatta.
Successe.
finalmente la libertà che avevo perso la riacquistai in pochi secondi.
chiusi accuratamente la porta dietro di me e corsi.
corsi fino a non avere più fiato con ancora in mano il taglierino e la bottiglina.
niente era più dolce di una grande vittoria.percorrendo un sentiero, raggiunsi un bosco, dove mi addentrai senza alcuna difficoltà.
le gambe mi facevan male, come il resto delle ferite e dei miei lividi, ma continuavo a camminare.dopo tempo indefinito e senza più forze, mi ritrovai davanti un piccolo laghetto.
mi distesi su un masso là vicino e, cercando la posizione più comoda, mi riaddormentai finalmente in pace con me stessa.
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Demons||N.H
FanfictionC'è chi il pericolo lo vive, e chi lo crea. Lei, una giovane prigioniera in balia della sua furia Lui, un ragazzo tormentato dagli occhi profondi quanto il mare. || Niall/Melissa.