Capitolo 1

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Apro gli occhi di scatto.

Mi guardo intorno disorientata e impaurita.

Non capisco cosa stia succedendo....

Poi mi rendo conto.

Era solo un altro incubo...

Questa cosa va avanti ormai da anni e anni ma la mia psicanalista dice che è una cosa assolutamente normale, visto che ho vissuto un evento traumatico di questa entità.

Non posso superarlo facilmente...

Ma cavolo!

Sono passati 10 anni da quel giorno!!

Penso che sia un tempo sufficiente per superare quello che è successo.

Ma invece no.

Io sono destinata a rivivere e rivivere ogni notte quell'episodio.

Costretta a soffrire di un dolore inimmaginabile ogni giorno.

Non sto chiedendo di dimenticare,è impossibile, ne sono consapevole.

Chiedo solo un po di sollievo.

Anche solamente una qualche distrazione da quel ricordo.

Ma, fino ad adesso,ancora niente e nessuno è riuscito ad "aiutarmi", a smuovermi dal mio dolore.

Solo ultimamente, ovvero negli ultimi tre anni, ho trovato qualcuno che riesca a distrarmi,almeno in parte,da quel dolore costante.

Questa persona è la mia migliore amica Ebby.

L'unica e sola nella mia vita, infatti io non ho nessun altro a parte lei.

Mi giro verso il mio comodino e guardo l'orologio.

Sono le 8:30!! È tardissimo!

"Ebby mi ammazza" penso.

Dovevamo incontrarci proprio ora al bar di fronte casa mia per parlare un po da vicino.

Lei è stata tutta l'estate a Cuba con la famiglia e quindi è da tre mesi che non ci vediamo!

Abbiamo un sacco di cose di cui parlare e io sono in ritardo.

Come al solito d'altronde.

Mi preparo ad essere sepolta viva.

Ebby è una persona molto puntuale e precisa.

Io sono il contrario.

Balzo fuori dal letto e in un istante mi precipito in bagno a farmi una doccia.

Mi asciugo meglio che posso e poi corro in camera e spalanco tutte le ante degli armadi alla ricerca di qualcosa di decente da mettere addosso.

Trovo un paio di leggins neri e me li infilo di fretta. Intanto guardo l'orologio.

Sono le 8:43!

Devo muovermi!

Sento il telefono vibrare: è lei.

Non rispondo e vado prendere una maglia dal cassettone.

Prendo la prima che trovo e me la metto: è una camicetta rosso rubino, molto semplice, non cerco niente di sofisticato in questo momento.

Il telefono continua a vibrare.

Cerco di fare il prima possibile.

Trovo infilati sotto al letto un paio di sandali rossi col tacco e li metto di corsa.

Mi fiondo di nuovo in bagno e mi lego di fretta i miei capelli color nocciola scuro.

Cerco di sistemarli il più possibile ma ne esce una coda un po alla buona.

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