Capitolo 2

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P.O.V Camille

Mi chiamo Camille ho sedici anni e sono sto per essere uccisa. Nella mia vita ho avuto solo sofferenza e dolore, nonostante io mettessi tutta me stessa per non fare arrabbiare gli uomini. Però, per mi a sfortuna sono sempre stata uno spirito ribelle, non ho mai amato le regole, e nemmeno il maschilismo. Nel mio tempo, però, non potevo fare niente se non abbassare la testa e sottomettermi alla potenza maschile, che dominava e continua a dominare il mondo, il maschilismo portato ad livelli mai visti. La mia famiglia mi donò in moglie ad un buon partito inglese, trasferitosi in Toscana  per affari, un buon marito insomma.  Se non fosse che la sua grande voglia di essere il più forte, dei essere un dominatore, lo portarono ad uccidermi. Che ne sapevo io che se avessi fatto cadere quel dannato vassoio mi avrebbe ucciso senza pietà? Per farvela breve, ed risparmiarvi una lunga e orribile descrizione della mia vita, vi racconterò soltanto di quando stavo per morire, con la complicità di mio padre e mia madre, venni trascinata, ad una cena, dove io e questo cosiddetto ''signore'' ci saremo conosciuti - non che io né avessi voglia- mi fecero divertite, infondo sembrava una brava persona... Infondo, anche il diavolo prima era un angelo. Non avevo la minima idea che la mia vita sarebbe cessata proprio in un giorno così bello.

'' Allora  Signorina Camille, la serata le è piaciuta? Spero che sia stata di suo gradimento.''

''La serata è stata di mio gradimento, grazie a lei ed a mio padre mi sono divertita molto''.

''Né sono felice''.

Mi alzo ed aiuto le domestiche a sparecchiare, sto per portare l'ultimo vassoio intatto in cucina, quando, quasi ironicamente, cado, rovesciando tutto il suo contenuto per terra. Si sente un urlo, e prima che possa girarmi, o fare qualunque al tra cosa, un coltello va a fendere il mio collo, tagliandomi la giugulare. Nei pochi minuti che mi rimangono prima di morire, maledico lui ed il suo nome, la sua famiglia e tutta la sua discendenza, che possa ardere nelle fiamme dell'inferno. Le ombre avanzano e mi sento cadere, sono morta, penso.

P.O.V. Angel

Due anni, due dannati anni che mi rendono prigioniera qui. Mi chiamo Angel e desiderò morire per poter mettere fine alla mia vita. Ogni giorno, la mia vita da sedicenne viene resa un inferno dalle persone che mi tengono prigioniera, il mio più grande errore è stato quello di aiutare quel giovane, ero stato troppo gentile, ammetto di essermi commossa, un pover uomo in mezzo alla strada, tutto ferito, al freddo, mi ha fatto pena, ed l'ho aiutato, gli ho dato un tetto, una coperta, un letto, ed un fuoco. Come sono stata ripagata? Sono stata rapita, portata in una cella - probabilmente di un castello- ed sono stata torturata, perché? Non né ho idea. Sono ormai due anni che chiedo risposte , che non ho mai avuto. La mia vita prima era da vera regina. Avevo una casa accogliente, una famiglia amorevole, una vita, tutto mi fu portato via quella notte. Le continue torture  mi hanno portato al suicidio. Non né potevo più. Così una sera di tempesta, approfittai di una guardi addormentata, per sfilargli un bellissimo coltello. Adoravo la mia vita. Adoravo la vita in particolare, Adoravo il sole, e l'acqua il vento e cose che non potrò vedere mai più.

''Che Lucifero possa trasportarti all'inferno, che tu e i tuoi discendenti possiate morire per mano mia!''

Con queste parole sigillo un patto indissolubile, e mentre un lampo  seguito a ruota da un tuono squarcia il cielo, affondo il coltello nel mio petto, lasciandomi andare  a quella sensazione , che non riconosco come morte. Il mio colpo cade nelle tenebre più scure, ed il mio cuore cessa di battere.






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