"Mamma, mamma! Guarda! Il teatrino!" una vocina strillava. Un bimbetto che non poteva essere più alto di settanta centimetri, paffuto con due grandi iridi nocciola al posto degli occhi, aveva adocchiato un piccolo palcoscenico con qualche marionetta, e adesso stava dando di matto.
"Chris, quante volte ti ho detto di non allontanarti da me quando siamo fuori casa?" chiese la donna al figlio, esasperata.
"Ma mamma!" si lamentò quello "Io volevo solo vedere lo spettacolo coi burattini! Daaaai!" implorava, riuscendo a farsi sentire in tutta la piazza.
La madre sospirò per poi annuire. Il figlio non perse tempo e, saltellando, le prese la mano e la trascinò fino al piccolo teatro. Si unirono alla folla.
Il piccolo non riusciva a vedere, saltava più in alto possibile, ma niente. Sfruttando la sua piccola statura si fece spazio tra quella marea di gambe, arrivando in prima fila, insieme a tutti gi altri bambini.
Ammirava le piccole tende rosse tirate da parte, lo sfondo disegnato e colorato, e le marionette tanto buffe. Era come estasiato, come se non avesse visto niente di più bello in vita sua.
Si sedette sull'erba del parco con un tonfo e ascoltò attentamente ogni battuta di quella buffa voce camuffata, sempre diversa per ogni personaggio.
Anche quando lo spettacolo terminò, lui restò lí. Seduto a gambe incrociate, sull'erba umida.
Sua madre aveva incontrato una conoscente ed era intenta in un'articolata e gesticolata conversazione su come i figli dessero da fare.
Chris guardava quelle persone smontare il piccolo palcoscenico. Le guardava prendere ogni pezzo, staccarlo, ripiegarlo ed infilarlo in un piccolo furgoncino.
Perchè non sorridono? Si chiedeva il piccolo Non dovrebbero essere felici di poter assistere ogni volta ad un nuovo spettacolo?
Tra la marea di gente che gesticolava, trasportava ed impartiva ordini, Chris notò un ragazzo dai capelli rosso carota sistemare tutte le marionette in una valigia rossa.
Gli si avvicinò.
"Ehi, tu." lo chiamò. Quello sollevò la testa e lo guardò confuso.
Il bambino notò le iridi azzurre come il ghiaccio, sembravano di un colore innaturale.
"Ti serve qualcosa? Ti sei perso?" chiese.
"No, no." fece quello. Il più grande lo guardò divertito dalla sua buffa espressione.
"E allora cosa vuoi?" chiese.
"Perchè stai mettendo via le marionette? Ve ne andate?" chiese rattristandosi.
"Certo. Non restiamo mai due volte nello stesso posto. Ci spostiamo per far divertire anche altri bambini." gli rispose sorridendo.
"M-ma non potete a-andarvene" ribattè, balbettando a causa del freddo "voi dovete restare qui, io voglio rivedere lo spettacolo. Sei buffo quando cambi voce." affermò sicuro, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Il maggiore scoppiò in una fragorosa risata.
"Perchè ridi? Guarda che dico sul serio. Se voi ve ne andate, io vengo con voi." disse, con l'espressione più seria che riuscisse a fare.
Il più grande, che non aveva ancora smesso di ridere, lo guardò divertito.
"Qual'è il tuo nome?" gli chiese."Prima il tuo! La mamma non vuole che faccio amicizia con gli sconosciuti."
"Mi chiamo Demyon, ed ho venti anni."
"Io mi chiamo Christopher, e ho sei anni."
"Allora, Christopher, facciamo così: tu torni dalla tua mamma ed in cambio" tirò fuori dalla valigia due marionette-calzino e gliele porse "io ti regalo questi."

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It's Cold Outside { OS }
ParanormalDove, per un demone, non esistono regole che vietano di trarre in inganno un comune mortale: portarlo all'esaltazione, dargli tutto, concedergli ogni possibile piccolezza, donargli un sogno; per poi, piano piano, iniziare a scavare una buca ai suoi...