Forse non é nemmeno vita, ma possibilità di vita. Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno, la mia mamma sostiene che glielo detti, che per questo mi mise al mondo.
La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni sera, scioglieva nell'acqua una medicina, la bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro il suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via.
Lei stava portando il bicchiere alle labbra.
Subito lo allontanò e ne rovesciò il contenuto a terra. Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa nel sole, e se ciò sia stato bene o male, non so.
Quando sono felice penso sia stato bene, quando sono infelice penso sia stato male.
Però anche quando sono infelice penso che mi dispiacerebbe non essere nata, perché nulla è peggiore del nulla.
Io, te lo ripeto, non temo il dolore.
Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto d'avere due braccia e due gambe.
Io infondo, non temo neanche di morire: perché se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente.
Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure x caso, sia pure x sbaglio, sia pure x altrui distrazioni. Molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché?? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato da una guerra o, da una malattia?
E negano le speranze che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà ed il rispetto siano gli amici, che viva a lungo x tentar di cancellar le malattie e la guerra.