Quando ti ho rivisto

SIMONE

"Buongiorno amore!"
"Giorno Simo..."
Quella mattina Angelica sembrava più "affettuosa" del solito. Era una "cavalla di razza" e mi piaceva proprio perchè era una donna forte.
"Lavori oggi?" Mi dice lei un po' assonnata.
"Regolarmente,purtroppo." Quel purtroppo era del tutto vero perchè io e Angelica convivevamo dall'altra parte della città e bisognava farsi ben un quarto d'ora di macchina per andare agli uffici, prendere la metro per andare in tipografia a rilegare un vecchio album e tornare al lavoro.
Comunque la cosa migliore era che adoravo fare il giornalista, e Torino era la città dello scoop assoluto, non certo come Roma ma c'era sempre una notizia nuova.
L'altra mattina mentre imboccavo un cornetto e bevevo il caffè in ufficio mi scivola sotto il quotidiano e girando un po' le pagine arrivo a leggere: "Università degli studi di Torino riaperta" mi sarebbe molto piaciuto leggere i dettagli ma la mia "adorabile" collega Paola me l'ha sfilato dalle mani e ha esclamato in modo poco formale:
- Pure questo. Non solo non ci pagano, alzano le bollette e che cosa fanno? Riaprono un'Università, sai quanti soldi ci vogliono?!- scatenò la sua ira in questo modo finchè a un certo punto si alza dalla sedia morsicchiando la sua mela e eleva il tono di voce. Però in effetti aveva ragione, ma quell'Università era stata la mia seconda casa per più di tre mesi. Rimanevo le notti a studiare senza farmi scoprire dai bidelli, poi la mattina mi alzavo e mi sedevo subito sul banco e tutti mi chiedevano: "Ma com'è che arrivi sempre in anticipo?" Era un bel suono da sentire a prescindere dalla persona che lo diceva. Non sono mai stato un gran secchione però mi piaceva studiare, mi sentivo uno di quei grandi scenziati quattrocenteschi che sembrava sapessero tutto e poi ero molto curioso.