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Mancavano poche ore alla mezzanotte e mentre ormai tutti dormivano solo Hermione e Draco, ognuno nel suo letto, aspettavano quel preciso minuto, quel preciso momento in cui avrebbero dato inizio al loro patto. Hermione avrebbe riavuto le sue prime dieci pagine del libricino e Draco si sarebbe accontentato di vederla pregare per averle. Aveva una certa predilezione nel piegare le persone al suo volere, amava impaurirle. Ogni sguardo abbassato, ogni gesto umile nei suoi confronti lo facevano sentire più forte, ma da quando aveva incontrato la Granger aveva incontrato la prima persona che non riusciva ad intimidire e spaventare. Anzi, era stata lei a fargli abbassare lo sguardo la prima volta che incrociò veramente i suoi occhi. Perché puoi stare ore a guardare negli occhi qualcuno senza provare nulla, poi magari passano anni oppure ore, ma chissà anche minuti e riesci a guardarla davvero negli occhi una persona. Magari un paio di occhi possono diventare la causa di una stretta allo stomaco che ti fa tremare e che ti fa abbassare lo sguardo involontariamente. È quel momento in cui gli occhi decidono di non guardare più, perché dopo che riesci a vedere l'essenza di una persona il gesto del guardare diventa inutile. Perché anche se non lo vuoi accettare o va contro i tuoi principi, gli occhi compiono l'umile gesto di rivolgersi verso il basso quando incontrano qualcosa di talmente bello da non riuscire a reggerlo. La ragione sembra non fare più effetto, il cuore in procinto di scoppiare. Lui l'aveva provata questa sensazione, un anno prima, e non riusciva a capire perché i suoi occhi la cercassero sempre anche se si imponeva di non farlo. Si era sentito impotente e impaurito, senza più forze. Non gli bastava più impaurirle gli altri, gli serviva la sua di paura. Era diventato il suo tormento riuscire a trovare un modo per non sottomettersi al suo sguardo e di potersi sentire di nuovo forte facendo abbassare il suo di sguardo. E sorrideva compiaciuto quella notte nel suo letto in attesa di poterla vedere.
Era diviso dall'odio che ribolliva dentro di lui e la forte attrazione che lo faceva svegliare nel bel mezzo della notte perché la sua mente continuava a fare pensieri che s'imponeva di non fare. Non riusciva a fermarli, detestava il fatto di fare quegli strani pensieri sulla mezzosangue e si odiava quando di trovava a pensare che quelli sarebbero rimasti soltanto dei pensieri. La frustrazione lo portava a farle sempre più del male con le parole.
Ma dopotutto Hermione era forte e già troppe volte aveva lasciato che i suoi occhi si abbassassero senza nemmeno cercare di opporsi. Senza nessuna fortezza era stato facile essere stata accolta tra le braccia di Tom e aver costruito una nuova fortezza insieme a lui. Pensavano che la loro fortezza fosse impenetrabile, nessuno l'avrebbe distrutta da fuori, ma alla fine erano stati loro a distruggerla da dentro. Così Hermione si ritrovò di nuovo senza nessuna protezione, abbandonata al gelido freddo della solitudine che l'aveva fatta sentire morire, ma poi l'aveva resa forte, l'aveva resa la donna che è. Non avrebbe più abbassato lo sguardo veramente. Perché dopo i tuoi occhi restano ciechi per un bel po' di tempo se tutto ciò che di bello avevi è andato via. Non riescono più a fidarsi dell'essenza di una persona e allora preferiscono non vedere. E intanto Hermione sperava che Draco non leggesse quelle pagine, non voleva che qualcuno così distante da lei le si avvicinasse così tanto leggendo ciò che aveva passato.
Si alzò dal letto poiché mancavano tre minuti alla mezzanotte e indossò il mantello che aveva adagiato sotto il cuscino. Si chinò per prendere un libro e una pergamena con una piuma e mise in tasca il libricino.
- Lumus.-
Sussurrò facendo sì che una piccola scintilla di luce comparisse sulla punta della sua bacchetta. Cercando di non fare molto rumore e di tenere la bacchetta bassa, uscì dal dormitorio senza svegliare nessuno, tranne qualche piccola bugia alla Signora Grassa per giustificare l'ora e lamentarsi di tutto il lavoro che doveva fare un prefetto. Draco era andato nella stanza delle necessità molto prima, era passato tre volte davanti il muro pensando a cosa desiderasse trovare. Quando entrò dalla porta che era comparsa sul muro sorrise vedendo di trovarsi nella riproduzione identica dell'aula di Pozioni. Si diresse alla cattedra poggiando i dieci fogli sulla cattedra e accomodandosi sulla sedia dietro essa. Le aveva lette quelle prime dieci pagine e si era meravigliato di ciò che la mezzosangue aveva scritto. Sapeva che fossero stati insieme, ma non altro e leggere l'inizio di quella storia d'amore che aveva come protagonisti la mezzosangue e Tom lo faceva diventare nervoso. Ma ora quelle pagine gli avevano dato il totale controllo sulla Granger. Poteva ricattarla in ogni momento e forse si sarebbe ripreso la sua forza che tanto lo stava facendo impazzire. Immerso nei suoi pensieri si accorse di Hermione solo quando per attirare la sua attenzione sbattè il suo libro sull'ultimo banco. Draco alzò velocemente lo sguardo su di lei che lo guardava truce con le braccia incrociate al petto.

- Granger sei in ritardo.-

È l'unica cosa che Draco riuscì a dire prima di abbassare lo sguardo e si maledisse mentalmente per averlo fatto.

- Non sono in ritardo, sei tu che eri tanto preso da non renderti conto che ero arrivata.-

Si giustificò Hermione.

- Forse perché non mi importa niente di te?-

Rispose a tono Draco.
Hermione rise nervosamente.

- E allora perché mi dai lezioni di Pozioni se non t'importa niente di me?-

Draco abbassò di nuovo lo sguardo.

- Perché ciò che ti chiederò in cambio sarà la giusta ricompensa al dramma di doverti vedere e sentire anche di notte.-

Rispose sorridendo e provocando maggiore nervosismo in Hermione.

- E si potrebbe sapere che cosa vuoi in cambio?-

Domandò ormai arrabbiata di essersi presentata lì Hermione.

- Te lo dirò a tempo debito.-

Concluse la discussione Draco.

- Adesso accomodati, devo iniziare la prima lezione.-

Continuò indicando il banco davanti la cattedra.
Hermione però si sedette al banco su cui aveva sbattuto il libro pochi minuti prima, ovvero il banco più lontano.
Draco strinse i denti e si passò una mano tra i capelli innervosito dal gesto, ma iniziò comunque la lezione cercando di incontrare poche volte lo sguardo della Grifona fino all'una inoltrata. Hermione gettò la penna sul banco e si spostò un riccio che le era caduto sul viso.

- Basta, non ce la faccio più!-

Sospirò frustrata.
Draco chiuse il libro che aveva portato e lo prese in mano dirigendosi poi verso la Grifondoro ancora seduta al suo banco in fondo all'aula.

- Per oggi abbiamo finito.-

Le disse fermandosi davanti a lei.

- Ma ricorda che sono io a decidere quando deve finire la lezione.-

Concluse lasciando che sul suo volto si notasse un briciolo di fastidio.
Hermione si irrigidì sul posto ricomponendosi, ma senza abbassare lo sguardo. Così Draco osò e la guardò negli occhi davvero per la seconda volta, ma questa volta non avrebbe mai più voluto staccare gli occhi dai suoi.

- Le pagine sono sulla cattedra.-

Disse riuscendo a prendere il controllo di sé stesso e uscendo dalla stanza delle necessità e dirigendosi a passo svelto nei sotterranei. Il cuore non gli smetteva di battere e dovette fermarsi un attimo a riprendere fiato maledicendosi.
Era successo di nuovo ed era stata colpa sua. Hermione rimase immobile al banco ancora incantata a quegli occhi ghiaccio che le avevano sconvolto un attimo i pensieri.
Si diresse alla cattedra e prese i dieci foglietti portandoseli al petto e stringendoli a sé. Le bastò un semplice incantesimo per riattaccarle al loro posto. Uscì anche lei dalla stanza delle necessità e guardando scomparire la porta ripensò di nuovo a quegli occhi, ma lasciò lì quel pensiero e tornò nel suo dormitorio a dormire, o meglio, a cercare di dormire senza che l'incubo tornasse. Invece Draco tornato nel suo dormitorio non riuscì a dormire. Due occhi color nocciola disturbavano il suo sonno.

NANANANANA
Ciao sono tornataaaaa. Ve gusta il capitolo? Passate a leggere le altre mie storie che verranno aggiornate nei giorni prossimi. Ciao ciao xx

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