5. Bugie

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Massimo



Quando la sveglia suona per la terza volta realizzo che deve essere già piuttosto tardi, ma ad alzarmi dal letto non ci penso neanche lontanamente. Sono rientrato appena tre ore fa, accidenti, perché questa tortura?

Mi giro dall'altra parte, per l'ennesima volta.

Poi qualcuno spalanca la porta della mia stanza lasciando entrare luce.

Luce. Cavolo! Ma perché in questa casa nessuno mi lascia mai in pace?

Voglio solo dormire.

Ed essere lasciato in pace.

La risata di Nic mi riporta sulla terra. E mi rammenta del giorno prima. Questo basta a farmi spalancare gli occhi e farmi sentire stranamente nervoso.

«Sei ancora a letto? Hai idea di che ore sono?» mi chiede, accendendo la luce.

Grugnisco infastidito, «Che vuoi Nic? Perché non mi lasci dormire?»

«Perché ho bisogno di una cosa che mi sa che hai tu» risponde. «Posso?» chiede, dirigendosi verso il mio armadio.

Ma come fa ad essere già così attivo di prima mattina? «Puoi, ma non mi fare casino» blatero, decidendo intanto di tirarmi su.

Nic ride di nuovo. «Più casino di così è impossibile.»

Sbuffo, cercando di reprimere un sorrisetto. Osservo mio fratello cercare nel mio armadio finché finalmente non trova quello che sta cercando. «Eccola, lo sapevo che ce l'avevi tu» dice, tirando fuori una camicia un po' sgualcita da quel buco nero che coraggiosamente chiamo armadio.

«Vai vestito così elegante a scuola oggi?» lo prendo in giro.

«Visto com'è conciata direi di no... Ma la porterò dai nonni questo fine settimana. Tu che cosa hai deciso di fare, vieni?»

Vorrei evitare l'argomento. Ho preso tempo sperando di cambiare idea, ma la verità è che non ne ho affatto voglia. In fondo loro non vogliono vedere me, non sono il loro vero nipote. E di conseguenza io non voglio vedere loro. Non sono i miei veri nonni. Come si dice, occhio per occhio...

Mi alzo dal letto a malincuore. Comincio a sentire il bisogno di bere un caffè forte.

«Lo sai Nic, non mi va. Non è mai piacevole per me andare a trovarli. È risaputo che non sono nelle loro grazie, no?»

«Fallo per me, non mandarmi da solo, mi annoierei a morte.»

Rido, ma non rispondo. Infilo distrattamente una maglietta e dei jeans. «Perché la mattina è sempre così tragica? Spiegamelo» faccio dell'ironia, guardandomi allo specchio del cassettone. Ho un aspetto terribile.

«A che ora sei rientrato stanotte?»

«Alle quattro, più o meno.»

«La mattina è sempre tragica, a maggior ragione quando dormi a malapena tre ore Max» ride, «eri con una ragazza?»

Annuisco distrattamente. Non mi va di parlare nemmeno di questo. Non è stato niente di importante, dopotutto.

«Parliamo d'altro, ti va?» gli chiedo mentre raccolgo in giro i libri che suppongo dovrebbero servirmi per quella mattina.

«Come vuoi, ma promettimi che ci penserai.»

Lo guardo senza capire. «Pensare a che cosa?»

«Se verrai dai nonni, mamma e papà sarebbero contenti, e anche io.»

Sospiro e mi rassegno. «D'accordo. Ci penserò. Ma non ti prometto niente, visto che probabilmente dovrò anche allenarmi in quei giorni...»

Ecco. Ci siamo. Adesso dovrà per forza affrontare l'argomento palestra, penso cercando di fingere indifferenza. Ma lui non lo fa. Rimane in silenzio ad aspettare che finisca di prepararmi.

«Tu invece che hai fatto ieri? Sei uscito con la tua ragazza?» gli chiedo.

E Nic scuote la testa. «No, non ho visto Aurora ieri. Ha detto che era impegnata con Rita e che avrebbero passato tutto il pomeriggio in biblioteca a lavorare sulla tesina.»

Lo guardo incredulo. Possibile?

«Davvero?» mi lascio sfuggire.

Nic ricambia il mio sguardo senza capire il senso della mia domanda. «Davvero» conferma. «Perché questa domanda?»

Mi stringo nelle spalle. «Niente, era così, tanto per chiedere.»

Quindi non lo sa. Non sta fingendo. Non sa che Aurora ha passato gran parte del pomeriggio in palestra. Nella mia palestra.

Quindi la principessina ha mentito al suo principe. Spudoratamente. Perché l'ha fatto? Non voleva che lui sapesse che sarebbe finita dritta tra le fauci del lupo? A quanto pare la sua coscienza non è così cristallina come vorrebbe far credere.

Cerco di nascondere un sorriso divertito.

Finisco di prendere le mie cose e faccio cenno a Nic di andare. «Andiamo a prenderci un caffè» gli dico.

Non so perché ma sapere che Aurora ha mentito a Nic sapendo perfettamente che avrebbe passato un pomeriggio, per quanto anomalo, con me mi fa sentire inspiegabilmente euforico.





Il mio sbaglio - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora