CAPITOLO 1

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19 Novembre 2000


Inverno.


Ero seduta in un bar, guardavo la neve scendere davanti ad un tea caldo, fuori c'erano due bambini che giocavano insieme a Laura cercando di creare un pupazzo di neve, sentivo su di me una sensazione strana come se qualcuno mi stesse guardando, così mi giro alla mia destra e vedo un signore da lontano che mi osserva con un sorriso nervoso, riconoscevo quel volto, forse l'avevo visto in televisione, non ricordavo che...
<<Rosemary>>.
Ecco la rompi palle di mia cugina Britney. Interruppe quel ricordo, per fortuna.
<<Rosemary, dove sono i tuoi stivali neri?>>.
<< A cosa ti servono?>>.
Fece una smorfia . <<Stasera devo andare ad una festa e sicuramente ci sarà Carmelo e... ma cosa ti importa? Allora dove sono?>>
Ignorai il suo atteggiamento. << Sotto il letto>>.
Si girò e andò verso il letto, si abbassò e le uscì fuori, stava per dirigersi alla porta ma poi si fermò al centro della stanza, si girò verso di me come se volesse dirmi qualcosa, ma poi smosse la testa e se ne andò.
Mi alzai, mi assicurai che non ci fosse nessuno e scesi le scale fino ad arrivare in cucina per vedere cosa ci fosse da mangiare, ma aprendo il frigorifero trovai solo una barretta di cioccolato alle nocciole e una lattina di Coca Cola, feci una smorfia ma alla fine presi la barretta e la tolsi dalla carta, stavo per darle un morso ma delle voci che provenivano da fuori colsero la mia attenzione.
Andai verso la finestra del soggiorno e vidi lo stesso ragazzo di circa vent'anni giocare con i bambini del quartiere, per dieci minuti restai lì a guardarli fino a finire quella barretta di cioccolato.
Indietreggiai, non era la prima volta che vedevo quel ragazzo giocare con dei bambini, ma era la prima volta che distolse lo sguardo da loro e si voltò verso la finestra fissandomi e mi accennò un saluto con la mano.
Chiusi le tende e mi appoggiai al muro, che imbarazzo, mi era venuto un senso di colpa e un bruciore forte allo stomaco.
Salì di corsa le scale e mi chiusi nella mia camera da letto e aprì il computer, dimenticandomi di cosa dovessi fare, mi sedetti e fissai lo schermo per circa mezz'ora, senza pensare nulla, ma quella spesieratezza fu interrotta da una musica familiare, mi voltai verso il mio telefono, che era poggiato sul comodino, e vidi lo schermo acceso con un numero. Risposi.
<<Si?>>
Dall'altra parte sentii una voce grossa ma seducente, una voce che avevo già sentito.
<<Ehi Rose>>.
<< Ciao>>.
<<Mi hai riconosciuto vero?>>
<<No, puoi dirmi chi sei?>>
Sentii un sospiro di delusione dall'altra parte.
<<Rosemary Breaton!>>
Rabbrividii. <<Si...?>>
<<Non riesci a riconoscere la voce di tuo cugino Wiliam, mi hai deluso!>>
Per un momento ho pensato che si trattasse di qualcuno che volesse farmi saltare la testa in aria. <<Will, che sorpresa, come mai hai chiamato?>> Sapevo il motivo della sua chiamata, era lo stesso dell'altra volta e dell'altra volta ancora.
<<Non potevo sentire la voce della mia cuginetta preferita?>>
Sospirai. <<Quanto ti serve...?>>
<<Cosa? Pensi che abbia di nuovo un debito? >> Non risposi, sapevo che stesse per continuare. <<Beh, a dirti la verità...>> Sospirò. <<...sai che non sono bravo a giocare, e sai pure che non ho un lav...>>
Lo interruppi. <<Perché non chiami tuo fratello? Non crederti che con quello che guadagno posso anche coprire i tuoi debiti!>>
<<Non mi faccio aiutare da quel rognoso di... >> Si fermo, e sospirò. <<Dai Rose, per favore, dopo questo non ti romperò le palle con i miei problemi...>>
<<A chi li devi?>>
<<W-Wrong...George Wrong>>.
Indietreggiai fino a sbattere al muro, rimasi stupita. <<Ge- George? Cazzo Will...>>
<<Lo so, vediamoci al RockRED, il bar vicino alla tua scuola e ti racconto tutto>>.
Riagganciai. Mi cambiai, avevo una T-shirt blu, giacca bianca, jeans strappati e adidas; presi il giubbotto e mi avviai per il bar, presa dal pensiero per Will, ignorai i saluti della gente e dei bambini che mi tagliavano la strada.
Arrivata al RockRED, aprì la porta e mi sedetti in un tavolo vicino la finestra.
<<Vuole prendere qualcosa?>>
Mi girai e vidi una ragazza che mi sorrideva tenendo in mano una penna e un blocco.
<<Un caffè, grazie>>.
<<Arriva subito>>. Mi sorrise e si avviò verso il bancone.
<<Rose?>> Mi sentii una mano poggiata sulla mia spalla, mi irrigidii e mi voltai con un sorriso nervoso verso la voce, mi tranquillizzai vedendo Will.
<<Ehi, siediti!>> Si inchinò per darmi un bacio in guancia e fece il giro per andarsi a sedere.
<<Ho preso un caffè, vuoi qualcosa?>>
Si tolse la sciarpa che aveva al collo e si appoggiò allo schienale del divano. <<No, grazie>>.
Vi era un momento di silenzio, un silenzio che si stava facendo pesante nell'aria, volevo abbracciare Will ma se l'avrei fatto sarei scoppiata a piangere davanti a tutti, ma feci finta di niente.
<<Ecco a lei>>. Quel silenzio venne interrotto dalla ragazza che portò il caffè che avevo chiesto pochi minuti prima.
<<Grazie>>. Sorrise e se ne andò. Alzai lo sguardo verso Will e vidi che il suo sguardo seguiva i passi di qualcuno, ma per non passare per quella curiosa, feci finta di nulla.
<<Rose, come stai?>>
Presi un sorso di caffè. <<Bene...>>
<<Come va con Britney? Come si comporta con te? >>
Mi colse di sorpresa, non mi aspettavo questa domanda ma per non far intuire nulla mentii.
<<Si, lei sta bene... da quando ci hai lasciate siamo più tranquille, ma la tua mancanza si sente!>> Risi.
<<Allora Rose...>> Sospirò e si porse in avanti, posizionandosi a pochi centimetri da me, sentii l'odore di sigarette su di lui. <<...Come ti avevo già detto al telefono, ho un debito con... George>>.
Ogni volta che nominava quel nome m'irrigidivo, avevo avuto già a che fare con quell'uomo e non volevo che si intromettesse, dopo quello che era successo quattro anni fa, di nuovo con la mia famiglia. <<Si. Sai anche meglio di me cosa ha fatto a Laura>>. Avevo un bruciore alla gola ogni volta che nominavo quel nome.
<<Mi spiace Rosemary, ma sai le mie condizioni e speravo che giocando avrei potuto guadagnare qualcosa, ma al tavolo si sedette lui e non mi sono potuto tirare indietro...>>
Lo interruppi, non volevo sentire cosa accadde davvero. <<Basta. Quanto gli devi, così la finiamo con questa storia!>>
Scosse la testa, sospirò e si mise a sedere poggiandosi allo schienale. <<"Ventidue">> Sussurrò.
<<Ventiduemila?>>.
<<No... Ventidue milioni>>.
Sgranai gli occhi. <<C-cosa? Io non ho questa somma... posso darti un quarto di questa cifra>>.
Gli arrivò una chiamata. <<Si?>> Sentii che rispose la voce di un uomo, ma non sentii cosa stesse dicendo.
<<Arrivo subito rimani lì>>. Riagganciò.
<<Scusami Rose, devo andare>>. Si alzò, si mise la sciarpa, mi diede un bacio sulla fronte e andò via lasciandomi lì.
Lasciai il caffè sul tavolo ancora pieno, andai al bancone a pagare e uscii. Pensai a ciò che mi disse Will e a come poterlo aiutare mentre mi dirigevo verso casa, a metà tragitto mi scontrai con qualcuno che mi fece cadere a terra. <<Ma insomma, vedi dove cammini o no?>>
Mi porse la mano come aiuto.<<Scusami, stavo guardando altrove. Ti sei fatta male?>>
Gli diedi la mano per farmi aiutare e alzai lo sguardo verso colui che mi fece cadere, ma guardandolo mi bloccai. Occhi grandi e azzurri mi fissavano, capelli neri scombinati, lineamenti del viso perfetti e un gran sorriso.
<<No, ringrazio il mio sedere che ha ammorbidito la caduta>>. Oddio che risposta ho dato? Spero che non pensi che sia una stupida.
Rise, quella sua risata mi fece rabbrividire. << Jonathan>>.
<<Rosemary>>. Spostai lo sguardo da lui a una bambina con un cane.
<<Senti, per farmi perdonare dell'accaduto, posso offrirti un caffè?>>
<<No>>. Risi. <<Stai tranquillo, ti perdono ugualmente ,ma devo andare>>. Non lasciai neanche che rispondesse, girai intorno a lui e ripresi a camminare per andare a casa. Arrivata a casa mi buttai sul divano, consapevole che fossi sola, e mi addormentai.
Dopo qualche ora sentii bussare alla porta, così mi alzai e andai ad aprire, rimasi impalata trovandomi Jonathan alla soglia di casa mia.

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