CAPITOLO 4

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Mi svegliai trovandomi con la guancia poggiata sul petto di Jonathan e la mia mano destra sulla sua coscia, distante pochi centimetri dai suoi boxer, lui stava ancora dormendo; mi piaceva stare in quella posizione, per la prima volta avevo un interesse verso un ragazzo, per cinque minuti restai ferma, fingendo di dormire, ma il tempo stringeva ed ero già in ritardo per il lavoro, il mio turno iniziava alle 7.00, ed erano le 6.45, tempismo perfetto come primo giorno di lavoro!
Mi alzai e presi i vestiti che mi ero messa nella borsa la sera prima, mi avviai verso il bagno per farmi una doccia, stavo pensando alla confessione del passato di Jonathan che mi raccontò la notte prima, ma sentii un rumore che interruppe questo mio pensiero, ma non ci diedi importanza.
Mi vestii, mi lavai i denti e andai di nuovo in stanza per prendere la borsa e andarmene, ma trovai il letto vuoto.
Scesi per vedere se Jonathan fosse in cucina, ma non lo trovai, era tardi e non potevo perdere tempo con lui. <<Sto andando a lavoro, stacco alle 15.30, ciao>>.Dissi con un tono alto, andai verso la porta ma fui bloccata da Jonathan che mi prese per la mano e mi fece girare verso di lui. Era bellissimo anche di mattina, capelli spettinati, occhi un po' socchiusi per via del sonno, labbra carnose che mi sorridevano.
<<Tesoro non fai colazione?>> Avevo sentito bene? Mi aveva chiamata 'tesoro'.
<<No, sono in ritardo, scusami>> . Lasciai la presa per aprire la porta e andarmene, ma lui si mise davanti a me. <<Potresti toglierti per favore?>>
<<Certo, buona giornata tesoro>>. Si chinò e mi diede un bacio in fronte.
<<Ciao>>. Sorrisi. Uscii di casa e mi chiusi la porta alle spalle, il bar era vicino da casa di Jonathan, durante il tragitto pensai di andare a casa mia dopo il turno e prendermi alcune cose che mi potrebbero servire. Arrivata al bar, il capo mi diede la maglietta da indossare, così mi cambiai e mi misi subito a lavoro.
Il tempo passò velocemente, erano le 13.00 quando vidi entrare un uomo con una cicatrice in guancia, maglietta sporca e jeans strappati che si sedette dietro una coppia, mi avvicinai verso di lui.
<<Vuole qualcosa?>> . Sorrisi.
<<Vorrei un caffè, grazie>>. Mi guardò in un modo malizioso. Andai verso il bancone a dare l'ordine e mi avviai verso altri tavoli per vedere cosa desideravano, ma l'occhio mi cadeva verso quell'uomo che mi guardava con un sorriso inquietante.
<<Rose>>. Mi chiamò Carla. <<Il caffè del signore è pronto>>. Andai al bancone, lo presi e glielo portai, stavo per andare, ma mi fermò.
<<Quando finisci il tuo turno?>>. Mi sorrise, mostrandomi tutti i denti gialli finiti sicuramente dalle sigarette.
<<Cosa le importa a lei?>>. Risposi infastidita.
<<Nulla bella>>. Andai via e ebbi la sensazione che mi sfiorò.
Finito il turno raccolsi circa 30 dollari di mancia, mi cambiai e uscì dal bar.
Mi stavo dirigendo verso casa mia per prendere delle cose da portare a casa di Jonathan, ma passando da una strada dove non si trovava nessuno, qualcuno mi prese con forza e mi mise con le spalle al muro, vidi che era il signore che era entrato al bar poche ore fa, mi iniziò a baciare con molta insistenza e violenza sul collo, mi dimenavo ma non potevo urlare perché aveva la sua mano sudicia sulla mia bocca, gli diedi un calcio sulle palle, lui si allontanò così io scappai, ma mi scontrai contro qualcuno che mi fece cadere, mi alzai e mi rimisi a correre dirigendomi verso casa mia.
Arrivata, trovai Michael a giocare, come sempre, con i bambini del quartiere, lo salutai, facendo finta che non fosse successo nulla pochi minuti prima e andai verso l'entrata di casa mia.
<<Rosemary>>.
Mi girai e vidi che Michael stava venendo verso me.
<<Rosemary, ciao>>. Era preoccupato.
<<Ciao>>. Sorrisi.
<<Senti, questa notte ho sentito dei rumori che provenivano verso casa tua...>>
<<Cosa?>>. M'irrigidii.
<<Si, ho suonato ma non aprivi, oggi non sei venuta a lezione, quindi mi sono preoccupato>>.
<<Non ho passato la notte qui...>> Non mi andava di dirgli che non frequentavo più le lezioni.
Aprii la porta e rimasi bloccata, mi voltai verso Michael e lui mi prese per mano ed entrammo.
<<Cosa cazzo è successo?>>
La casa era sotto sopra, avevo paura. Mi avviai verso il salotto, lasciando Michael nel corridoio, e vidi che nelle pareti c'era scritto ''TI TROVEREMO'', rimasi spiazzata, volevo andarmene, andai verso Michael per non fargli vedere la scritta e non dargli spiegazioni.
<<Potresti farmi compagnia? Mi devo prendere delle cose nella mia stanza!>>
<<Si, certo>>. Mi strinse a se, ma io mi allontanai.
Anche nella mia stanza c'era tutto sotto sopra, presi un borsone grande dove misi la mia roba e me ne andai subito. Non volevo essere una vittima, non volevo tornare in quella casa, avrei chiesto a Jonathan di stare lì, mi sentivo al sicuro con lui.
<<Ti ringrazio, ma adesso devo andare>>.
<<Ehi>>.
<<Si?>>
<<Ti va di venire domani a cena con me?>> Mi sorrise.
<<No, scusami>>. Domani non avevo il turno al pub, ma non mi andava di uscire. <<Ci vediamo in giro>>. Gli sorrisi.
<<Bene, fa niente...>> Mi rispose con un delusione.
Mi girai, stavo per andarmene ma avevo paura di incontrare di nuovo quell'uomo.
<<Potresti darmi un passaggio?>> Gli chiesi.
<<Certo, vieni>>. Era davvero gentile, lo seguii fino ad arrivare in macchina; salimmo e gli dissi dove doveva accompagnarmi, il tragitto fu pieno di domande.
<<Perché oggi non sei venuta a lezione?>>
<<Perché ieri ho fatto tardi a lavoro e non mi sentivo di venire>>. Mentii, ma non volevo che si intromettesse nella mia vita.
<<Rose, dimmi la verità, perché la tua casa era in quello stato?>>
<<Non lo so, ma per un po' non mi vedrai né a casa mia, né a scuola! Per favore non mi va di parlare>>.
<<Certo>>. Vidi che strinse forte il volante e s'irrigidii. Arrivammo a destinazione.
<<Ecco, grazie tante...>> Gli sorrisi. <<Ciao>>. Scesi e vidi che Michael si allontanava da casa di Jonathan con la macchina, mi avviai alla porta e bussai, dopo vari secondi Jonathan mi aprì.
<<Ehi, tesoro, dammi che ti aiuto>>.
Ero felice di vederlo, ero felice di entrare di nuovo in quella casa, ero felice di restare lì.
<<Vieni siediti>>. Andai verso di lui e mi sedetti sul divano.
<<Posso chiederti una cosa?>> Distolsi lo sguardo da lui.
<<Certo tesoro, dimmi>>. Mi sorrise.
<< Beh... ecco....appena ho finito il turno sono andata a casa per prendere delle cose che mi potrebbero servire, ma...>> Mi portai i capelli dietro l'orecchio. <<..uno sconosciuto che avevo incontrato al bar, mi prese con violenza e mi baciò senza che io lo volessi, avevo paura!>>
<<Cosa? Chi cazzo era!?>> Il suo tono si fece più rigoroso.
<<Non so, al bar mi aveva chiesto quando finivo il turno, ma non gli ho risposto>>.
<<Com'era fatto?>>.
<<Aveva una cicatrice sulla guancia ed aveva un maglietta sporca e dei jeans strappati... ma non è questo che mi preoccupa>>. Sospirai <<Beh... ho trovato una scritta in salotto e la casa tutta sotto sopra, ho paura a restare lì. Posso stare qui, fin quando le cose non si saranno sistemate?>>
<<Tesoro, non dovevi neanche chiederlo>>. Si calmò. Lo abbracciai, mi venne d'istinto. <<Cosa c'era scritto?>>
<<"Ti troveremo''>>. Mi venne da piangere ma mi trattenei...
S'irrigidì. <<Ti va di parlarne?>>.
Scossi la testa. Lui mi prese il mento e con un movimento delicato mi ritrovai a pochi centimetri dalla sua bocca avevo gli occhi lucidi. <<Non lascio che ti capiti qualcosa, non ti toccheranno di nuovo, fidati di me!>> Mi passò i pollici per asciugarmi le lacrime, e restò lì a guardarmi.
<<Cazzo, Rose, sei l'unica che me lo fa diventare duro, ho quella cazzo di voglia di baciarti e portarti a letto, di fare sesso con te e non finire mai>>.
Gemetti.
Lo guardai, volevo provare per la prima volta delle labbra sulle mie, volevo provare per la prima volta che piacere si provasse facendo 'sesso', e volevo provarlo con lui. Stavo per dire qualcosa, ma mi baciò.

L'amore e i suoi segretiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora