Ci guardammo ancora una volta, sapevamo di volerci, c'era qualcosa nei nostri occhi; qualcosa di semplicemente indefinibile, un'attrazione troppo forte da scacciare. Portai la mia birra alle labbra, ingoiando il liquido che ormai aveva perso sapore, e restai con gli occhi fissi sui suoi. Si passò una mano sul volto sfinito dalla tensione, era ovvio anche a guardarci da fuori che ci volevamo intensamente. Stare avvinghiati l'uno all'altro fino a rimanere senza fiato, fino a cadere sfiniti sul materasso di chissà qualche camera.
Erano mesi che la cosa andava avanti senza avere risvolti di alcun genere.
La prima mossa non l'avrei mai fatta io, ma quel ragazzo, quel Thomas, non mi diede altra scelta.
Mi alzai dal tavolo dov'ero seduto con Minho e Aris, il mio migliore amico e il mio ex- sembra strano ma non era affatto un inconveniente- e mi avvicinai al bancone, dove il moro stava seduto a guardarmi con una pinta di birra davanti da più o meno un quarto d'ora.
«Ehy» pessimo inizio, pensai. Avevo praticamente rotto l'atmosfera di tangibile eccitazione tra di noi. Thomas però sembrò rimediare.
«Newt» sussurrò appena, schiudendo le labbra il tanto che bastava. Io deglutì, quasi in preda al panico. Risposi con un semplice sguardo.
«Newt, c'è qualcosa nei tuoi pantaloni che vorrebbe uscire» questa volta assunse quasi un tono scherzoso, ma riuscì a mantenersi roco e basso, terribilmente provocante anche con una frase del genere.
Abbassai lo sguardo, notando una quasi impercettibile sporgenza all'altezza del cavallo dei miei jeans "Cazzo", pensai sia come imprecazione che nel vero senso della parola.
Thomas rise, portando alla bocca il boccale. Ingoiando potei vedere le sue vene tendersi leggermente e il suo pomo d'Adamo muoversi, "Mi ucciderà", pensai allargandomi il colletto della camicia con l'indice. Iniziava a fare caldo, e non era certamente l'ambiente ad essersi riscaldato di colpo.
Thomas mi si avvicinò, scalando di un posto per raggiungermi e per potermi parlare all'orecchio «Che ne dici di venire a casa mia?» parlò e subito dopo soffiò appena sul mio collo, facendomi attraversare da mille brividi.
«Finisci la tua birra, un po' di alcool non guasta mai» lo guardai con la coda dell'occhio, notando nascere un sorriso malizioso sulle sue labbra «Non potrei essere più d'accordo. Cercherò di sbrigarmi, deve far male» gettò uno sguardo fugace verso il mio bassoventre, facendomi arrossire notevolmente. Pregai che non l'avesse notato e stetti zitto, rimanendo a guardare il suo volto e il suo corpo. Aveva delle linee perfette, il viso era dolce ma quando voleva poteva assumere delle espressioni che avrebbero smosso le acque anche ad una lesbica. La spalle ben definite anche da sotto il maglione e il posteriore sodo e tondo, quasi fosse scolpito.
Deglutii. Non potevo più guardarlo, sarei esploso.
Finalmente finì quella dannata pinta, prese il giacchetto di pelle marrone con sopra una pelliccia bianca e mi guardò «Spero che tu riesca a camminare fino alla mia macchina» sorrise beffardo, che stronzo.
Mi alzai a fatica, cercando di mascherare l'imbarazzo e la poca possibilità di movimento fisico con il mio parka militare. Ringraziai mentalmente che il locale fosse semivuoto e con un messaggio avvertii Minho che non sarei tornato al tavolo con loro. Lui dopo poco rispose con un semplice occhiolino, sapeva già tutto praticamente.
Scossi la testa e ricacciai il telefono in tasca, accorgendomi che eravamo usciti nel parcheggio. Thomas senza fiatare, ma solo lanciandomi delle brevi occhiate, mi condusse alla propria macchina, e proprio quando stavo per posare la mano sulla maniglia della portiera mi rigirò, intrappolandomi. Le sue mani vagarono fino a raggiungere i miei fianchi, dove si posarono, e le sue labbra trovarono posto sulle mie, coinvolgendomi in qualcosa di decisamente poco casto e umido. La sua lingua si fece prepotente contro la mia, avida e veloce nei movimenti, decisa a toccare ogni centimetro delle mie labbra o della mia lingua. Le mie mani andarono dritte nei suoi capelli, stringendoli e tirandoli, e le sue dita si andarono a posare sul cavallo dei pantaloni. Sussultai, aprendo gli occhi per la sorpresa e staccandomi dalle sue labbra per poter liberare un gemito trattenuto a lungo.
«Ti piace, non è vero Newt?» le dita di Thomas premettero di più il tessuto, portando il mio corpo ad appiattirsi maggiormente sul vetro della macchina, accennai un si con la testa «Quello che volevo sentire» soffiò il moro spingendo ancora e ancora, facendomi liberare suoni che non avrei giurato di poter emettere. Quando fu soddisfatto del suo lavoro si guardò intorno e poi, inaspettatamente, sbottonò i miei pantaloni ed infilò la mano tra il jeans e i boxer «T-Thomas?» ingoiai a vuoto, accorciando il respiro «E se io facessi ... così?» mosse le dita lungo la mia erezione, facendomi gemere in modo osceno «Se per così poco fai così tanto, sono proprio curioso di sapere cosa farai quando questi non ci saranno» prese l'elastico dei boxer tra indice e pollice e lo fece schioccare contro la mia pelle. Lo continuai a guardare senza dire nulla, non sarei potuto resistere ancora per molto, mi stava letteralmente facendo impazzire.
Rise e ritrasse la mano, mi stampò un bacio sulle labbra e fece il giro della macchina, aprendo la portiera dell'autista e sparendo al suo interno.
"Bastardo".
Entrai a mia volta, guardandolo di traverso per avermi lasciato con una quasi-erezione in un parcheggio desolato. «So che mi odi, ma preferisco approfondire la questione su qualcosa di più morbido» mi passò una mano sulla coscia e partì, schiacciando il piede sull'acceleratore.
Durante il tragitto mi lasciai sfuggire solo qualche micro sbuffo, sfinito dal mio amico sotto i pantaloni. Thomas rise compiaciuto, ma quando vidi un bozzo sempre più evidente risi io. Lui mi guardò male, io per risposta e per vendetta, battei con la mano sulla sua cerniera, facendogli mordere il labbro e lasciando spazio nei suoi occhi ad uno sguardo infuocato: me l'avrebbe fatta pagare cara.
Arrivammo a casa sua, uno dei tanti appartamenti di New York, mi guardò divertito mentre cercavo di camminare il più discretamente possibile, io lo fulminai, chiedendogli con lo sguardo perché lui non avesse problemi a deambulare, lui alzò le spalle in risposta e mi allungò la mano, un po' titubante la strinsi e salimmo in ascensore.
Appena le porte si chiusero Thomas mi sbatté al muro, respirando sul mio volto imbarazzato.
«Non avresti dovuto lo sai?» le sue mani scattarono sul mio bassoventre, iniziando a sfiorare il tessuto con sempre più prepotenza, facendomi ansimare ed accorciandomi il fiato. Quando l'ascensore si bloccò Thomas schiacciò prontamente il 24esimo piano, io lo guardai interrogativo «La tua punizione non è ancora finita» si leccò le labbra e tornò con l'attenzione al mio membro costretto nei pantaloni. Iniziò a sbottonare ed abbassare la cerniera, e quando fu soddisfatto fece scivolare la mano più internamente nei pantaloni, muovendola su e giù lungo la stoffa blu scuro dei miei boxer.
«Non trattenere nulla» mi sussurrò mentre i movimenti si facevano sempre più sicuri e decisi, provocandomi maggiormente. Cominciai a mordermi il labbro inferiore, mentre gli occhi di Thomas rimasero fissi sulla mia sempre più grande erezione. Quando sentii di stare per raggiungere il limite di sopportazione, pensando che se me la fossi sbrigata da solo sarebbe andata meglio, il moro si fermò con un sorriso compiaciuto sulle labbra «Non intendo farti passare la notte più emozionante della tua vita in un ascensore. Questo era solo un assaggio di ciò che posso fare» parlò vicino al mio orecchio per poi leccarlo, quel ragazzo me l'avrebbe pagata prima o poi.
Premette nuovamente il piano che aveva selezionato in precedenza e dopo pochi minuti di silenzio ci ritrovammo davanti alla stanza 146.
Thomas inserì la chiave nella toppa con una lentezza disumana. Se mai sarei sopravvissuto a quella notte, avrei avuto la mia rivincita.
Quando finalmente fummo dentro mi tolsi il giaccone più velocemente possibile e mi avventai sulla bocca di Thomas. Lui sembrò sorpreso e ci mise un po' a rispondere al bacio. Camminando ed andando a sbattere raggiungemmo il letto che tanto avevamo bramato. Thomas prese subito posizione sopra di me, spingendo il mio corpo tra le coperte. Iniziò a baciarmi lentamente il collo, qualcosa di paradisiaco che mi stava facendo uscire di testa, poi le sue mani fredde iniziarono a scorrere lungo i miei fianchi fino al pantalone.
«Potresti....?» chiesi timidamente indicandogli i pantaloni, lui scosse il capo divertito «Fallo tu, voglio vederti mentre ti spogli da questi dannati vestiti» strinsi gli occhi ed avvicinai le mani ai lati del pantalone per poterlo spingere giù, gli occhi di Thomas continuavano ad osservarmi languidamente.
Imbarazzato abbassai la cerniera e subito dopo i pantaloni, fin sotto il sedere.
Il battito si fece ancora più irregolare ed il sorriso malizioso di Thomas sempre più evidente, come anche la sua erezione.
«Sei bellissimo Newt» sussurrò appena, avvicinando il suo viso al mio per potermi baciare. Quel gesto fu inaspettato quanto gradito. Il contatto non fu voglioso come i precedenti, ma dolce e pieno di sentimento, un gesto che poteva significare solo una cosa:"Io ci sono e questo non è solo sesso".
Sorrisi nel bacio e Thomas si staccò per potermi guardare «Quello cos'era?» accennò un sorriso sbilenco a sua volta, sistemandosi sopra di me e spostando il peso sui gomiti. Non sembrava nemmeno più il ragazzo perverso e spinto che era stato fino a quel momento «Sono felice, tutto qui» mormorai con il terrore di aver fatto un errore a rispondergli, il mio corpo si tese leggermente e lui in risposta- capendo al volo i miei pensieri- mi baciò con passione, affondando la mani tra i miei capelli e mettendosi a cavalcioni sul mio corpo.
I nostri bacini continuarono a scontrarsi, i movimenti sempre più sconnessi e a tratti timorosi, dolci ed inesperti.
Thomas mi guardò con gli occhi lucidi, con un movimento particolarmente sciolto si sfilò la maglia, lasciando scoperto il proprio corpo scolpito nella pietra. Era perfetto, semplicemente perfetto. I pettorali erano ben definiti e gli addominali erano appena accennati ma ben visibili, le braccia possenti; con le vene a renderle più eccitanti per il sottoscritto. Sembrava un dio greco.
«N-Newt?» Thomas mi parlò piano, quasi stessi dormendo e non volesse realmente svegliarmi. «Si?» risposi spostando gli occhi dal suo corpo al suo viso «Sei rimasto a fissarmi senza muoverti, quella non si toglierà da sola» indicò la mia camicia, io annuì e mi misi a sedere sul letto, mantenendolo sopra di me «Scusa, è solo che... sei perfetto» le parole fuggirono dalla mia bocca cariche di imbarazzo, lui mi sorrise mentre portava le mani al colletto della camicia «Beh grazie... ma ora se permetti vorrei guardare la tua di perfezione» mi provocò parlando vicino al mio viso, un brivido mi percorse tutto il corpo mentre Thomas iniziò a sbarazzarsi dei miei indumenti.
Quando fui a torso nudo mi vergognai. Lui era bellissimo, aveva un corpo da favola e un cervello altrettanto brillante, poi c'ero io: media intelligenza e un corpo troppo magro per la mia età. Però, nonostante questo, Thomas sembrò non dargli importanza. «Wow» mi passò le dita sulla pelle candida sopra allo sterno «Mi viene voglia di mordere ogni centimetro della tua pelle» rimase con la bocca semi aperta e in viso un'espressione di contemplazione.
«Fallo» gli dissi sicuro. Thomas chinò il proprio viso ed iniziò a lasciare una scia di baci umidi sul mio torace mentre la mani si stringevano attorno ai miei boxer.
«Adesso ci divertiremo davvero, Newt» inizialmente tastò solo esternamente le mie parti intime, ma quando prese sicurezza mi tirò giù le mutande e avvolse prepotentemente la mano sul mio membro gonfio. Sussultai stringendo i denti e le mani attorno alle coperte, mi guardò iniziando a muovere su e giù la mano lentamente, fin troppo lentamente.
«Thomas... ti prego» boccheggiai guardandolo con occhi supplicanti, lui in risposta rise appena e cominciò a passare le dita sul mio glande, continuando a farmi ansimare. Strinse la mia intimità ed iniziò a pompare, facendomi andare a fuoco i polmoni; provocandomi una morsa allo stomaco così forte che forse non sarei stato capace di mangiare per i giorni a seguire. Presi aria inarcando la schiena, chiusi gli occhi lasciandomi inebriare da quella sensazione di piacere assoluto, ma dovetti riaprirli quando sentii la sua bocca sulla mia pancia «Tranquillo» sussurrò lasciandomi un bacio proprio sotto l'ombelico. Scese con il viso fino a raggiungere il mio membro, con le mani alla base del mio inguine portò le sue labbra sulla punta della mia intimità ed iniziò a lasciarvi piccoli baci per poi approfondire il contatto leccandola nella sua lunghezza e portandola all'interno della sua bocca.
Nessuno poteva immaginare cosa stessi provando in quel momento, ero steso tra le lenzuola con la testa di chi ormai amavo tra le gambe, schiusi gli occhi e guardai Thomas, sorrisi e portai le mie mani nei suoi capelli, lui sorpreso alzò il viso e mi guardò interrogativo. Lentamente avvicinai le mie labbra alle sue e lo baciai, qualcosa di urgente a cui Thomas rispose in fretta. Spostai le mie mani sulla sua schiena e quando sciogliemmo il contatto mi guardò a lungo negli occhi, fece scendere le mani verso i pantaloni e se li tolse, poi prese le mie e le portò all'elastico dei boxer. Non ci furono scambi di parole, solo di sguardi. Glieli sfilai in fretta, rivelando la sua erezione, sorrisi malizioso e gliela sfiorai con la punta delle dita, lui scattò con il bacino all'indietro; risi divertito ed in risposta cominciò a mordermi il collo, facendo aumentare nuovamente il mio respiro.
A mia volta strinsi una mano attorno alla sua intimità e iniziai a muoverla, sempre più velocemente. Thomas a quei movimenti si arrestò, con la testa posata dolcemente sul mio petto e il respiro che cominciava a farsi corto chiamò più volte il mio nome, tra i gemiti e i graffi che mi stava lasciando sulla schiena, e quando pensò di stare per arrivare al limite mi bloccò, neanche li ci furono scambi di parole, capii perfettamente cosa voleva fare.
Mi sistemai sul materasso e lo vidi prendere posizione tra le mie gambe, con le mani raggiunse la mia apertura, ma prima di penetrarmi lubrificò le dita mettendosele in bocca. L'attesa si stava facendo sfiancante, lo incitai a cominciare con un mugolio e lui finalmente iniziò a muoversi dentro di me, con movimenti lenti e dolci per limitare il mio dolore. Non era la prima volta per nessuno dei due, ma eravamo entrambi alle prime armi.
Thomas aumentò il ritmo, facendomi sussultare più volte con corpo e voce. Quando fui pronto mi chiese il consenso con lo sguardo ed io glielo diedi, feci per girarmi di schiena, quando mi bloccò sul materasso «Voglio guardarti» disse piano, io sorrisi a mezza bocca imbarazzato ed attesi di essere investito da un'ondata di piacere. Thomas avvicinò il proprio membro alla mia apertura, e con un movimento del bacino entrò lentamente in me. Soffocai un gemito di dolore e quando fu completamente dentro distesi il viso, che fino a quel momento era stato corrugato in un'espressione di sforzo.
Thomas iniziò a muoversi ed inizialmente sentii solo dolore e fastidio, ma quando aumentò il ritmo, spingendo sempre di più con il bacino, una vampata di eccitazione mi percorse facendomi venire la pelle d'oca. Ripresi ad ansimare sempre più forte e il nome di Thomas sgusciò via dalle mie labbra sempre più frequentemente, lui a sua volta sussurrò il mio, spezzato dai gemiti continui che stava emettendo.
Quando sentii di stare per raggiungere seriamente il limite lo avvicinai a me, allacciando le braccia dietro al suo collo, lui invece iniziò ad accarezzarmi i fianchi, mantenendo però il contatto visivo con i miei occhi. Alzai di poco la testa ma Thomas la riportò istantaneamente sul cuscino per potermi baciare con foga. In quel momento un forte calore si propagò sulla mia pancia ed allo stesso tempo sentii un liquido schizzare sulla pelle, poco dopo Thomas venne dentro di me, provocandomi una strana sensazione all'addome. Il moro uscì lentamente e fece ancora una volta qualcosa di inaspettato. Guardò la mia pancia nei punti dove il mio sperma si era depositato, indietreggiò con il corpo e ne leccò via un po', facendomi rabbrividire per il contatto. Sorrise e poi si stese affiancò a me, coprendo i nostri corpi con le coperte. Strinse le sue braccia attorno alla mia schiena e mi lasciò un bacio sulle labbra prima di chiudere gli occhi e sussurrare un "Ti amo" impastato dal sonno e dal risultato dell'amplesso.
«Ti amo anche io» sussurrai carezzandogli i capelli, per poi abbandonarmi alla stanchezza e scivolare nel sonno.La mattina dopo mi svegliai e la prima immagine che i miei occhi videro fu il viso di Thomas dolcemente disteso sul cuscino del suo letto, sorrisi passando una mano sulla sua guancia.
Quella notte era stata un errore?
No.
Quei "ti amo" erano stati degli errori?
No. Perché nonostante i momenti mancati che fino ad allora c'erano stati tra di noi, quelle due parole che ci eravamo scambiati li avevano riempiti tutti, facendoci capire che era quello ciò che cercavamo disperatamente.
Il nostro rapporto era semplicemente questo: amore.Spazio autrice: grazie a tutti quelli che hanno letto questa os! E' la mia prima rossa quindi siate clementi! Se avete gradito o avete qualcosa da ridire recensite pure! Grazie per esservi cagati anche lo spazio autrice, bye bye!
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One Night ||Newtmas
RomanceNewtmas rating rosso. Newt e Thomas si continuano a guardare in un locale semivuoto senza però osare parlare o fare qualcosa. I loro sguardi diventeranno qualcosa di più complesso e ben presto si ritroveranno in un morbido e comodo letto.