POESIE SCELTE ***
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POESIE SCELTE
DI
SILVIO PELLICO
DA SALUZZO.
VOLUME UNICO.
PARIGI, BAUDRY, LIBRERIA EUROPEA, 3, QUAI MALAQUAIS.
1840.
BIBLIOTECA POETICA ITALIANA
CONTINUATA DA QUELLA DEL BUTTURA.
TOMO XXXVI.
CONTINUAZIONE
TOMO VI.
DALLA STAMPERIA DI CRAPELET, RUE DE VAUGIRARD, Nº 9.
SI VENDE PURE DA STASSIN E XAVIER, 9, RUE DU COQ-SAINT-HONORÉ.
AL LETTORE.
Amore sotto le più nobili forme ne' gaudi, amore e rassegnazione ne' mali sono anima al vivere di Pellico, sono l'espressione de' suoi versi; chè in essi l'anima di lui tutta è diffusa. In questo giudizio speriamo verran coloro che leggeranno le seguenti poesie, le quali abbiam scelte, toltone la _Francesca_, dalle molte pubblicate dall'autore dopo la sua liberazione dallo Spielberg.
Inclinando alquanto col secolo fummo parchi nel dare di quelle rime del nostro autore in cui egli trascorre alla contemplazione delle cose divine. Un libro ascetico o quasi ascetico sarebbe letto da pochi, forse da nessuno di coloro che ne abbisognano, e resterebbe quindi senza frutto. L'armi spirituali lampeggino sole nelle sacre bigonce, ma ne' libri di amena letteratura portino miste agli umani diletti le salutari punture.
A. RONNA.
FRANCESCA DA RIMINI
TRAGEDIA.
Noi leggevamo un giorno per diletto, Di Lancillotto come amor lo strinse, Soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura e scolorocci il viso. Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso, Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante.
PERSONAGGI.
LANCIOTTO, signor di Rimini. PAOLO, suo fratello. GUIDO, signore di Ravenna. FRANCESCA, sua figlia e moglie di Lanciotto. UN PAGGIO. GUARDIE.
_La scena è in Rimini nel palazzo signorile._
FRANCESCA DA RIMINI.
ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
_Esce_ LANCIOTTO _dalle sue stanze per andare all'incontro di_ GUIDO, _il quale giunge. Si abbracciano affettuosamente._
GUIDO.
Vedermi dunque ella chiedea? Ravenna Tosto lasciai; men della figlia caro Sariami il trono della terra.
LANCIOTTO.
Oh Guido! Come diverso tu rivedi questo Palagio mio dal dì che sposo io fui! Di Rimini le vie più non son liete Di canti e danze; più non odi alcuno Che di me dica: Non v'ha rege al mondo Felice al pari di Lanciotto. Invidia Avean di me tutti d'Italia i prenci: Or degno son di lor pietà. Francesca Soavemente commoveva a un tempo Colla bellezza i cuori, e con quel tenue Vel di malinconia che più celeste Fea il suo sembiante. L'apponeva ognuno All'abbandono delle patrie case E al pudor di santissima fanciulla, Che ad imene ed al trono ed agli applausi Ritrosa ha l'alma.--Il tempo ir diradando Parve alfin quel dolor. Meno dimessi Gli occhi Francesca al suo sposo volgea; Più non cercava ognor d'esser solinga; Pietosa cura in lei nascea d'udire Degl'infelici le querele, e spesso Me le recava; e mi diceva.... Io t'amo. Perchè sei giusto e con clemenza regni.