Tre anni sono già passati. Tre anni di studio intenso finiti. Avevo solo undici anni, quando partii per gli Stati Uniti, e ora che ne ho quattordici sono pronta per tornare nel mio paese d'origine: il Giappone. Il mio nome è Amaya, Amaya Froste, considerando però che detesto il mio nome, mi faccio chiamare Amy o Maya. Dopo tanto tempo, potrò tornare a casa, in Hokkaido, da mio fratello gemello, Shawn. Sono davvero impaziente di rientrare nel mio paese, un po' per il semplice motivo che mi manca mio fratello e poi nel college dove ho trascorso gli ultimi tre anni lo sport era vietato alle ragazze e quindi non ho potuto dedicarmi fino in fondo alla mia sfrenata passione per il calcio.
《E così ci siamo》dico rivolta alle mie amiche che mi guardano mentre imbarco alcune valigie.《Oh Maya! Quanto ci mancherai》dice Jssica asciugandosi gli occhi 《Jess ha ragione, Maya...non partire》mi prega Ashley 《coraggio ragazze! Ci sarà un modo per incontrarci! Abbiamo i social network, il cellulare e potremmo anche vederci durante le vacanze》provo a rincuorarle 《d'accordo...ci contiamo!》dicono sorridendo accennando un sorriso. Ci abbracciamo calorosamente e dopo qualche secondo salgo sull'aereo e saluto le mie migliori amiche con un cenno della mano.
Appena seduta guardo fuori dal finestrino e comincio ad immaginare la vita che mi aspetta in Hokkaido. Un brivido mi percorre la schiena e mi rendo conto di essere davvero cambiata negli ultimi anni: non parlo solo del fatto che quando vivevo in Giappone portavo occhiali e apparecchio ma ero impacciata, negativa, apatica in alcuni sensi e anche un po' depressa, perché ero la classica sfigata che passa ore e ore sui libri, rifiutata da tutti meno che da Shawn...adesso invece sono davvero diversa: sono piuttosto estroversa e sorridente se togliamo anche il fatto che ho sistemato i denti e me la cavo con le lenti a contatto. Mi riprendo dai miei pensieri e dopo un sospiro nostalgico ascolto il rombo dell'aereo e lo vedo decollare.《Mi mancherai America》sussurro mentre tiro fuori da una borsa piuttosto capiente un libro. Un'ora dopo mi addormento con il libro stretto tra le braccia.
Una volta arrivata, la hostess provvede a svegliarmi. Do uno sguardo al paesaggio esterno e sorrido nel vedere la mia terra originaria. Quando scendo dall'aereo mi sento a casa. Noto subito le differenze tra i due paesi in cui ho vissuto. Prendo il primo taxi che passa che mi porta in poco tempo all'Alpine dove, da quando i miei genitori ed Aiden, il mio altro gemello sono morti, ho passato gli anni. Appena scendo mi precipitò dentro, nessuno sa che sono tornata, nemmeno mio fratello. Vado al campo dove credo che sia e lo riconosco tra tutti. Chiamo a gran voce il suo nome e agito la mano in segno di saluto. Quando Shawn si gira sgrana gli occhi e sfodera un sorriso a trentadue denti. Gli vado incontro correndo e lo abbraccio con quanta più forza possibile.《Maya...sorellina quanto mi sei mancata!》esclama stringendomi. Noto che la divisa che indossa non è quella dell' Alpine ma di un'altra squadra. Dei ragazzi con la stessa maglia di mio fratello.《Ragazzi...lei è mia sorella Amaya, ha studiato per tre anni in America, Amaya loro sono la squadra vincitrice del Football Frontier, la Raimon》mi presenta Shawn 《piacere, sono Amaya ma chiamatemi pure Amy o Maya》dico sorridendo. Mi si piazza davanti un ragazzo all'apparenza solare 《io sono Mark Evans il capitano della squadra...di un po' sai giocare a pallone?》mi chiede 《si...me la cavo》rispondo ricambiando il sorriso di Mark.
Decidono di mettermi alla prova, decidendo di farmi giocare una partita che determinerà il futuro della terra, ne ho sentito parlare. La mia prima partita devo giocarla contro una squadra di alieni la Gemini Storm. Una volta stabilità la prova da superare un alone di nebbia viola si diffonde intorno a noi e undici ragazzi compaiono davanti a noi, sembrano determinati e coraggiosi. La nebbia si dissolve del tutto e vedo un ragazzo dai capelli color pistacchio fissati in alto e degli stupendi occhi neri. Dice di chiqmarsi Jordan, Jordan Greenway. Il mio cuore accelera per un secondo e le mie guance si imporporano. Non riesco a smettere di fissare quel ragazzo, così carino, con quello sguardo intenso. Scuoto la testa riprendendomi dall'abbaglio. L'arbitro fischia l'inizio.《Che la partita cominci...ti darò del filo da torcere Jordan...vedrai di che pasta é fatta Maya Froste》sussurro lanciandomi in attacco.