Christmas Dream

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"Tranquilla amore, siamo quasi arrivate" disse alla piccola accarezzandole il visetto arrossato a causa dell'aria fredda di quella mattina del 23 Dicembre.
La ragazza camminava mano nella mano con la propria figlia, sperando di arrivare il prima possibile al bar dove lavorava suo fratello Jack, nonché zio della piccola Emily, la dolce bimba che teneva per mano.
"Siamo quasi arrivate Emy, dallo zio prendiamo una bella cioccolata ok?" le domandò la mamma facendo sorridere la piccola che stava rannicchiata all'interno del capottino beige comprato dai nonni per il suo compleanno.
La ragazza sorrise stringendo la manina della piccola che ricambiò la stretta sorridendo lievemente prima di sistemarsi il cappellino rosa che le stava cadendo davanti agli occhi.

Camminavano mano nella mano per le strade innevate di Londra, lasciando dietro di loro orme sia piccole sia grandi, la ragazza osservò la figlia: capelli castano scuri come i suoi ma ricci come il padre, occhi verde chiaro come il padre ma grandi e furbi come quelli della madre.
Era una bambina tranquilla e riservata, aveva solamente tre anni ed aveva ereditato il carattere riservato della madre, ma con le persone che conosceva bene tirava fuori il lato gioioso del padre.
Quando sorrideva di gusto aveva sempre un sorriso enorme contornato da due bellissime fossette, quando la madre la guardava, non poteva far a meno di pensare al suo ragazzo.
Davanti a loro un'insegna, ormai coperta dalla neve, segnava il bar dello zio Jack: era un'insegna in legno, con delle luci attaccate sul bordo che segnavano la presenza del locale a metri di distanza.

Le due aprirono la porta facendo suonare la campanella sopra la loro testa, tutti nel locale si girarono verso di loro per poi sorridere dolcemente.
"Ciao Emily! Tutto bene?" domandò il signor White alla bimba che annuì leggermente facendo sorridere il vecchietto che tornò al suo solito tavolo, mentre Jack avanzava verso di loro.
"Principessina!" urlò lo zio facendo illuminare i grandi occhioni della bimba che lo guardarono felici; passarono pochi istanti prima che i piedi di Emily scattarono verso lo zio che la accoglieva a braccia aperte, pronto per prenderla in braccio e farla roteare in aria.
La madre sorrise felice vedendo quella scena, la rincuorava sapere che suo fratello era lì per lei in qualunque occasione fosse possibile.

"Piccola ti va la cioccolata calda dello zio?" domandò Jack alla bimba che sorrise felice avvolgendo poi le braccia al collo dell'uomo che rise sparendo poi nella cucina.
La ragazza si sedette sul bancone appoggiando il cappotto elegante nero sullo sgabello alla sua sinistra prima di sospirare.
Anche quel Natale sarebbe stata sola, lo avrebbe passato assieme a Jack ed Elizabeth -sua moglie- ed i nonni della piccola. Domani l'avrebbe portata dai nonni paterni, lei sarebbe andata al lavoro per poi andare assieme a Kate -la sua migliore amica dai tempi del college- a comprare i regali per la piccola.

"Eccoci qua mamma!" esultò Jack uscendo dalla cucina con la piccola sulle spalle ed un vassoio in mano contenente tre tazze bianche fumanti.
"Eccovi!" sorrise la ragazza prendendo il vassoio ed appoggiandolo sul bancone, Jack la fissava senza dir nulla, lei sapeva che tra poco avrebbero fatto una bella chiacchierata da fratello a sorella.
Jack aveva ormai ventinove anni, lei ne aveva appena ventiquattro, era rimasta incinta di Emily tre anni dopo l'inizio della sua storia. La sua nascita aveva reso ancora più solido il legame fra lei e il suo ragazzo, ma il lavoro di lui come sempre li portava ad una separazione lunga mesi o anni.

"Amore perché non vai a giocare un po' con Fiocco finché la cioccolata non si raffredda?" domandò lo zio allo scricciolo che annuì correndo poi dal cagnetto che stava seduto a scodinzolare aspettando che la bimba andasse a giocare con lui.
Fiocco era un bellissimo pastore maremmano, aveva il pelo bianchissimo e gli occhi color ghiaccio, Jack lo aveva trovato sette anni fa davanti casa sua durante una notte fredda d'inverno, era ancora un cucciolo ed era stato abbandonato. Non avendo alcun microchip Jack decise di tenerlo e da allora sono inseparabili anche sul lavoro.
Quando nacque Emily, Jack la presentò subito al cane che la prese sotto la sua ala protettiva insegnandole a camminare, aggrappandosi sul suo pelo bianco e liscio.

Jack si sedette alla destra della sorella porgendole poi una tazza di the aromatizzato alla vaniglia che risvegliò immediatamente i sensi addormentati della ragazza.
"Grazie fratellone"
"Non c'è di che" le sorrise prima di osservare attentamente il volto della sorella, era pallido e scarno.
Da quando Harry era partito circa diciotto mesi fa Lily aveva perso tutto il suo brio e la sua gioia di vivere, si faceva forza solo perché aveva ancora la bimba da crescere, non poteva mollare.
Lily era sempre stata una ragazza forte, ma anche timida e riservata, per il fratello fu una gioia scoprire del suo fidanzamento con Harry, era felice per lei.
O almeno lo era sempre stato finché il militare non divenne obbligatorio dai diciotto ai venticinque anni per tutti i ragazzi; Harry che aveva appena compiuto venticinque anni fu costretto ad arruolarsi nella marina militare, abbandonando la famiglia.

"Lily, lo sai che puoi sempre contare su di me" le disse appoggiandole una mano sulla spalla vedendola fare un sorriso forzato.
"Lo so Jack, tu ed Elizabeth ci siete sempre stati per me e vi ringrazio. Però non posso andare avanti così" sussurrò stringendo la tazza calda fra le mani annusando il dolce sapore di vaniglia che rilasciava il the.
"Da quanto non hai sue notizie?" domandò il biondo facendo incupire il volto della ragazza che appoggiò la tazza sul bancone abbassando poi lo sguardo sulle sue mani tremanti.
"Sono circa otto mesi" sussurrò appena mentre il fratello imprecò sottovoce stringendo poi il debole corpo della sorella in un caloroso abbraccio a cui lei non si oppose, beandosi di quel calore che da tanto le era mancato.

"So che ce la farai piccola, dai ancora un po' e poi tornerà a casa"
"Dovrebbe essere già tornato Jack. Era stato arruolato per diciotto mesi" Lily alzò lo sguardo verso il fratello che rimase senza parole: gli occhi cioccolato della sorella erano velati dalle lacrime che per troppo tempo aveva trattenuto.
La mora chiuse gli occhi inspirando a pieni polmoni prima di sentire la manina della piccola appoggiarsi sulla sua chiamandola dolcemente.
"Mamma, cioccolata" disse la bimba ricevendo poi la tazzina fra le mani che bevve tutta d'un sorso correndo poi a giocare con Fiocco che le leccò il viso sporco di cioccolato facendola ridere.
"Non posso fermarmi. Anche se lei non avrà un padre, non può permettersi di perdere anche la madre" disse la mora spostando lo sguardo.

Lily quell'anno sperava tanto di far felice la figlia a Natale come lo era sempre stata lei, sin da piccola aveva sempre scritto una lettera a Santa Claus per farsi portare i regali, e per far felici i suoi desideri.
Avrebbe tanto voluto trasmettere a sua figlia il suo amore per il Natale, ma quell'anno era diverso, sembrava essere tutto contro di lei, niente sembrava essere magico come lo era quando c'era anche Harry accanto a lei.

Christmas Dream  /h.s osDove le storie prendono vita. Scoprilo ora