Capitolo 1

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Il cambiamento fa sempre paura

Alexandra
Eccomi qui, per la seconda volta in un mese a disfare i bagagli e a sistemare la mia nuova camera. Mi sento stanca ancora prima di aver iniziato a sistemare tutto, ultimamente la mia vita è diventata un uragano di emozioni e io non ho nessuno con cui sfogarmi così tengo tutto dentro e questa cosa mi distrugge.
Guardo la mia nuova stanza: "la stanza più grande di tutta la casa" ha detto mio padre, ma io non gli credo, l'ha detto solo per farmi scappare un sorriso.
È da quando è morta la mamma che la nostra vita è cambiata, papà ha lasciato il suo ruolo da ereditiere, ha abbandonato tutte le proprietà e tutti gli investimenti fatti, per dedicarsi alla cura di un terreno e dei suoi animali, siamo passati dalle stelle alle stalle, letteralmente, ma a me non dispiace, io tutto quel lusso non lo sopportavo proprio. Vivere in una fattoria, in piena campagna, respirare un po' di aria pulita fa bene non solo ai polmoni ma anche al benessere emotivo di una persona e io ne avevo proprio bisogno.
È passato un mese dalla morte della mamma e io mi sento neutrale, non ho pianto quando è morta, non ho pianto al suo funerale e non ho pianto quando tornando a casa sentivo la sua assenza e il vuoto che ha lasciato.
Quando papà l'ha vista sul divano, pensava fosse svenuta e invece chiamando l'ambulanza abbiamo scoperto che faceva uso di droghe e che è morta per overdose. La faccia di papà quando gliel'hanno comunicato è stata come quella di un uomo stupito e incosciente di ciò che facesse la propria moglie in casa e fuori casa. Ma io l'ho sempre saputo, la vedevo quando tornava a casa tardi, quando diceva "vado in palestra" e invece andava chissà dove a drogarsi. Credo abbia iniziato da quando è nata Anastasia, perché non sopportava l'idea di fare per la terza volta di seguito la mamma, e quando ha iniziato a mollare e a non seguirla più me ne sono occupata io, non volevo che Anastasia soffrisse e in più avevo sempre desiderato una sorellina tutta per me. Così l'ho cresciuta io, e continuo a farlo tutt'ora perché nemmeno papà ne è in grado, lui è troppo preso dal lavoro e sta ancora assimilando il fatto che mamma sia andata via per sempre. Non riesce nemmeno a fare le cose basilari come cucinare per noi, preoccuparsi se studiamo o no, pulire casa e così via..invece di farlo lui ha deciso di prendere una domestica straniera, una brasiliana di nome Marìa mi pare, e da domani inizierà ad occuparsi della casa e anche di noi, come se avessimo bisogno di una baby sitter poi, ormai io ho 17 anni e Anastasia ne ha 11 e siamo fin troppo autonome per la nostra età.
A volte ho dei ricordi piccolissimi, piccoli flashback del passato, in cui ci sono io da piccola con un ragazzino più grande di me, e ci rincorriamo per tutto il giardino finché io non cado a terra e mi sporco tutta di fango, poi il ragazzino mi viene incontro preoccupato e aiuta ad alzarmi per poi darmi un bacio sulla nuca. Rivivo questo ricordo quasi ogni sera prima di addormentarmi, e nonostante non riveda quel ragazzino da più di 14 anni, continuo a volergli bene, continua a mancarmi e non capisco il motivo della sua assenza, del suo fregarsene di me, di noi, della sua famiglia.
Mi alzo e mi avvicino allo scatolone delle foto, rompo lo scotch che lo sigilla e in superficie vi trovo già le foto incorniciate, le foto che ogni sera fisso, quelle foto che tanto mi fanno pensare, quelle foto che ritraggono me bambina insieme a quel bimbo dallo sguardo vivace, dagli occhi scuri e cupi e dai capelli color miele. Ogni volta mi domando come sia ora, se abbia ancora quegli occhi che mi mettevano timore, mi chiedo se abbia le spalle ampie o se sia in carne; mi chiedo come sia la sua voce, io me la immagino calda e accogliente, come gli abbracci che mi dava.
Vorrei sapere, vorrei conoscerlo, vorrei rivederlo. Troppe domande e poche risposte affollano la mia mente da quando siamo andati via dalla Bielorussia, troppi punti interrogativi balenano la mia mente ma nessuno è in grado di mettere un punto e basta senza interrogare. Esamino la foto incorniciata, la raccolgo tra le mani e ne accarezzo la cornice fatta da me con le conchiglie, ormai sciupata. Mi riprometto di aggiustarla non appena avrò sistemato tutti i bagagli e i mobili. Sto per riporre la foto nello scatolone, quando d'improvviso Anastasia apre la porta di scatto e dalla sorpresa la foto mi cade a terra. Fisso prima la foto e poi Anastasia, sbuffo e rivolgo lo sguardo a mia sorella.
-Ana te l'ho detto mille volte che non devi entrare così di botto in stanza, mi hai fatto prendere un colpo!
Le dico in tono pacato.

-Scusa Alex, ma volevo dirti che papà vuole che tu cerchi una scuola in zona per entrambe, lui come al solito ha troppo a cui pensare.
Ed esce dalla stanza.
Fisso per alcuni secondi la porta e poi mi ricordo della foto a terra, la raccolgo e guardo il nome scritto sul retro con una calligrafia irregolare: Mark.
Poso la fotografia nello scatolone e mi avvicino alla finestra, ammirando il nuovo paesaggio che mi accoglierà ogni giorno d'ora in poi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 09, 2016 ⏰

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Complicated, quando l'amore va oltre ogni tipo di legameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora