Prologo

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Mi svegliai di soprassalto quella notte: un rumore strano, forte, stridulo, era entrato nella mia testa. Sembrava un urlo, una minaccia, il mio cuore prese a battere forte. Mi alzai dal letto e corsi nella stanza della mamma, avevo compiuto 6 anni quella notte, quando con grande orrore vidi del sangue sul letto, e mia mamma in lacrime affacciata alla finestra. Non me lo ero immaginato, quelle grida c'erano state davvero, e mio padre... lui non c'era più.
Quella notte segnò la fine della mia felicità, e l'inizio della mia avventura.

12 anni più tardi...

-Sveglia mamma!!!!! Non vedi che splendida giornata????
È davvero una giornata fantastica. Amavo la nostra nuova casa, ci vivevo da quando avevo 6 anni, dopo la scomparsa di mio padre mamma non voleva saperne di continuare a vivere in città, e la libertà che l'aria fresca di campagna mi dà a ogni respiro non mi fa sentire affatto la mancanza della città. Ricordo vagamente quella notte, lo spavento.. ormai non mi fa più nessun effetto, ma non posso dire lo stesso della mamma. Da quella notte non mi rivolge la parola, temo che la colpa della scomparsa di papà sia mia, ma non ho il coraggio di chiederle perché ce l'abbia tanto con me da non poter parlarmi.
-Rosy, lasciami in pace.
È l'unica risposta che mi arriva, più o meno ogni mattina che vado a svegliarla, a volte non mi arriva alcuna risposta.
Il mio entusiasmo mi abbandona subito dopo la risposta, ma tra una settimana è il mio diciottesimo compleanno, e voglio cercare di convincere la mamma a farmi uscire dalla fattoria. Non voglio arrendermi. Sono ormai dodici anni che io e lei, sole, viviamo lì. Non mi è permesso uscire, andare oltre il grande recinto che circonda tutta la campagna con al centro la nostra piccola casetta. Solo lei può uscire per la spesa, e per il lavoro. Non mi è mai passato per la mente di disobbedire, ma se non mi dà il permesso, questa volta lo farò.
Quando ci penso, mi sembra di essere nella favola di Raperonzolo.
Vado in cucina, prendo una tazza e la riempio di latte. Faccio lo stesso con un'altra è ci metto accanto dei biscotti. Poggio il tutto su un vassoio e lo porto nella stanza dove dorme ancora mamma. È domenica, per fortuna non devo buttarla giù dal letto per costringerla ad andare a lavoro. Esco, mi richiudo la porta alle spalle e guardo un po' di TV.
Dopo circa un'ora sento un rumore proveniente dalla Camera da letto. Corro, apro la porta e trovo il vassoio capovolto a terra e la tazza di latte on frantumi insieme ai biscotti. Con le lacrime agli occhi chiedo cosa è successo, ma ovviamente nessuna risposta. Mi guarda, gli occhi iniettati di sangue, il respiro veloce e irregolare. Decido di uscire e lasciare che si calmi.
La voglia di fuggire da lì aumenta ogni secondo di più, ma cosa c'è là fuori di tanto pericoloso??
Decido di non pensarci ed esco a fare una passeggiata nella campagna. Mi sento così sola lì, la mia unica compagnia è un cagnolino di nome Eco che un giorno è entrato nel recinto, smarrito, e non è più uscito, proprio come me.

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