Capitolo 3
"Ti ho visto ieri"
Questa frase non faceva altro che ripetersi nella mia testa,come un disco che si incanta e non fa altro che ripetere la stessa parola. Ero terrorizzata, temo quello che adesso può succedere, ho violato una regola e devo patirne le conseguenze.
"Sai che non dovevi fare quello che hai fatto?" Shawn mi guardava con quel suo sguardo gelido, quello che feci fu solamente annuire.
"E allora perché l'hai fatto!?" Iniziò ad alzare la voce e io cominciai ad avere molta paura. Non riuscì a dirgli che ero affamata. Non risposi...rimasi in silenzio con il capo chino.
"RISPONDI", quel suo tono aggressivo mi fece venire le lacrime agli occhi, volevo sparire.
"A-avevo fame...tanta fame". Alzai la testa cercando invano di far sparire le lacrime, ma erano sempre li, ad umiliarmi ancora di più.
Ad un tratto si abbassò ad un palmo da mio viso e con gli occhi fissi nei miei mi disse:"Ringrazia che sono stato io a vederti perché, credimi, a quest'ora tu non saresti qui", si girò e diede un pugno al tavolo che mi fece sobbalzare, credo anche che abbia detto una parolaccia... Tornò a fissarmi e continuò il discorso.
"Ti voglio dare un consiglio, la prossima volta, prima di mangiare, assicurati che non ci sia nessuno nei paraggi,questa volta ti è andata bene". Sono sconvolta. Poteva fare di me quello che voleva e dalle condizioni del tavolo avrebbe lasciato il segno. Inolte,se dobbiamo leggere tra le righe mi ha detto di stare attenta non di non mangiare. Se continuo a pensare così finirò per soffrire di nevrosi.
24 novembre 1944 ore 12:00
In questo momento sto pulendo l'ospedale. Non faccio altro che pensare, le pazienti che vengono qui aumentano ogni giorno di più. Nei loro sguardi percepisco la sofferenza che provano. Alcune di loro mi chiedono perché il loro ciclo non vuole arrivare, io credo di sapere la risposta ma non dico niente per evitare ulteriori dispiaceri. Anche il mio ciclo doveva arrivare due settimane fa. Penso sia arrivato il momento di chiedere a Shawn, già... Shawn. Mi chiedo come faccia a stare tutto il giorno qui a fissarmi mentre "lavoro". Mi chiedo se, come me, non desidera uscire da qui...Mi sembra di stare in un carcere. Ma perché mi perdo sempre nei miei pensieri! Ok Elisheva, prendi un respiro profondo e fa quella domanda.
"Generale? posso farle una domanda?" bhè, almeno questa volta non ho balbettato.
Mi guardò per un secondo e poi, con un cenno di capo acconsentì.
"La puntura che ci hanno fatto quando siamo arrivate...era per toglierci il ciclo, non è vero?". Che domanda imbarazzante, da fare soprattutto ad un uomo, se avessi parlato delle mie mestruazioni davanti a mio padre, mi sarei beccata un'occhiataccia da parte di mia madre. Ma dovevo sapere.
"Perspicace".Come risposta ricevetti solo quello. Non capisco perché debbano toglierci quello che ci è stato donato, è una cosa bruttissima. Stavo per ritornare a fare le pulizie quando egli disse che era ora di pranzo. Finalmente.
Arrivammo in cucina ed andai a salutare 97138 iniziando così a mangiare con lei.
"Credo che oggi finirò il mio lavoro un'ora prima quindi verrò ad aiutarti" .Non dovevo fare molto, andrò da lei verso le 3.30 p.m.
"Perfetto tesoro, per cena ci sarà pane e salsiccia" Disse con un sorriso in quanto sapeva che questo è il mio pasto favorito.
"mmh il mio preferito" , dissi facendo una piccola risata facendo sorridere anche lei.
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Non crollare
Teen FictionSiamo nel 1944, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. In un treno si trova Elisheva, una ragazza di appena diciotto anni che non sa cosa il destino ha in serbo per lei. L'unica cosa che conosce è la paura. La paura di non rivedere i suoi fami...