Chapter 2 - Psycho Killer.

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Chapter 2. 



Erano gli occhi più profondi ed espressivi che io avessi mai visto.
Grandi, eleganti, marcati da una sottile linea scura, ormai sbiadita, la quale disegnava meticolosamente il loro contorno e lo rendeva meno realistico del naturale.
Questi mi scrutavano, sembrava volessero fare l'amore con i miei senza utilizzare il corpo ed era una sensazione di estremo piacere che non riuscivo a controllare.
Mi sentii protetta, ammirata dall'uomo che amavo, adulata e considerata da un punto di vista fisico che reagiva su di me, accendendo tutti i miei sensi.
Avvertii i suoi respiri caldi sul mio collo, lì dove la pelle diveniva delicata e facilmente esposta a quel corso di brividi che si impossessava del mio corpo, fino a scuoterlo pesantemente.
Non pensavo a niente, soltanto a come farlo mio e a come uscire da quel sogno; un lungo ed infinito luogo immaginario in cui la realtà non riusciva a trovare scampo, neanche uno scorcio di spiraglio che le permettesse di prendere il sopravvento.
Ero ferma, statica davanti al suo corpo e aspettavo che si facesse avanti e riprendesse il suo gioco su di me, sapendo che non avrei opposto resistenza.
Il suo modo di fare mi eccitava e non riuscivo a nasconderlo a lui che era capace di provocarmi un tale desiderio psicofisico.
"Ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra donna in tutta la mia vita." – Disse, afferrò le mie gambe in una leggera stretta e le allargò quel tanto che bastasse per permettermi di cingergli la vita.
Chiusi gli occhi alle sue parole, mi travolsero come un treno in corsa e riuscire a placare la mia passione che si abbatteva su di lui era soltanto un esperimento privo di una soluzione finale.
Il suo capo si chinò per baciarmi sulle labbra ormai asciutte e assaporai la dolcezza della sua lingua mentre si faceva strada nella mia bocca.
Il pianoforte emise un opaco scricchiolio al suo movimento, egli spinse contro la superficie laccata e mi fece percepire il caldo turgore che possedeva al di sotto dei pantaloni, ottenendo un mormorio dalla mia parte.
Indossava ancora i pantaloni, mentre, al contrario, la sua camicia era stata accantonata da me in un angolo della stanza, vicino ai miei vestiti.
"C'è qualcosa in te che mi fa perdere la testa. Sarà che sei bellissima, saranno i tuoi occhi verdi, saranno le tue labbra, il tuo sguardo..." – Riprese, tenendomi ferma con un braccio, mentre l'altro era impegnato a slacciare la cintura in pelle che gli stringeva il bacino quasi dolorosamente.
Mi inarcai con la schiena per tentare invano di incontrare la sua erezione, ma quando notò la mia insistenza si protese altrove, spostandosi via da me.
Gettai il capo all'indietro per disperazione e sentii, intanto, la fibbia in acciaio accasciarsi al pavimento ed emettere un rumore metallico che ruppe il silenzio.
"Stai zitto e prendimi." – Dissi, stringendolo per i fianchi e obbligandolo disperatamente ad avvicinarsi al mio corpo.
Sorrise compiaciuto, poi si sporse con il busto verso di me e mi accarezzò il viso con le sue dita snelle ed affusolate, facendo attenzione a lambire ogni parte di pelle, senza trascurarne alcuna.
Sfiorava ogni mio lineamento come se fosse in adorazione, non poneva fretta in nessun gesto, ma adoperava la gentilezza che lo rendeva un uomo diverso dagli altri e mi mutava nel centro del suo universo.
Le nostre labbra si incontrarono nuovamente per scambiarsi un languido bacio, breve, ma così intenso da riuscire a smuovere i battiti del mio cuore.
Mi guardò per un'ultima volta, uno sguardo torbido, miscelato con l'eccitazione del momento ed entrò dentro di me con una fluida e rigida spinta in profondità.
Una dolce percezione di appagamento mi rubò un sospiro, rivolsi lo sguardo verso l'alto, mentre gli occhi venivano offuscati dall'oblio del piacere più intenso.
La mia gola era facilmente accessibile ad egli che si procurò la lascivia dei suoi baci da infliggere su di essa, accostando la lingua alle sue carezze.
Gemetti e la sua mano si protese immediatamente sulla mia bocca per zittirmi, mentre l'altra era impegnata a tenermi stretta per i fianchi in una perfetta aderenza al suo bacino.
"Dobbiamo fare piano, i bambini stanno dormendo..." – Sussurrò al mio orecchio, soffermandosi a morderne la parte inferiore.
Allargai maggiormente le gambe, egli mi afferrò per le caviglie e le divaricò in modo che avesse maggior spazio a disposizione, mentre le mie braccia stringevano il legno del pianoforte per poter trovare un appiglio.
Cercavo uno sfogo, qualcosa che mi impedisse di urlare, ma il suo ritmo aumentava costantemente ed io non potevo fare altro che stringergli le mani e resistere al suo incantesimo.


Cocaine. (Heroine's sequel)Where stories live. Discover now