CAPITOLO 1

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Stiles sobbalzò quando Scott gli si sedette vicino sgraziatamente, provocando un tonfo sordo.

-Buongiorno!- Esordì quest'ultimo, ricevendo in risposta un mugugnio.

-Sveeeeglia!- mettendosi le mani a coppa davanti alla bocca, urlò nelle orecchie di Stiles.

-Sono sveglio! Sono sveglio!- urlò, facendo voltare tutti i ragazzi sul bus, un mezzo giallo che sobbalzava pericolosamente ad ogni piccola buca sulla strada. Si strinse nelle spalle e scivolò sul sedile, la faccia insonnolita e l'imbarazzo crescente che gli colorava le guance.

Non era molto felice quel giorno. L'insegnante, il giorno precedente, aveva annunciato l'arrivo di un nuovo ragazzo all'interno della scuola. Non che gli dispiacesse particolarmente, ma aveva paura di essere rimpiazzato. Conosceva tutti gli studenti della scuola, concentrati in poche classi e ormai definibili anche come amici, e ognuno si faceva grasse risate tutte le volte che apriva la bocca. Per qualche motivo che lui stesso non riusciva a spiegarsi, temeva che questo nuovo alunno fosse più simpatico di lui. Non più bello, a suo parere tutti potevano essere più belli di lui. Sospirò e si voltò scuotendo appena la testa come per liberarsi dei suoi pensieri quando si rese conto che Scott stava ancora parlando con lui.

-Mi stai ascoltando?!-

-Sì, sì.-

-E cosa ho detto?- disse l'amico incrociando le braccia.

-Che...- non ne aveva la minima idea, qualsiasi cosa avesse blaterato Scott, Stiles non l'aveva ascoltata, immerso nei suoi giri mentali.

-Sei troppo silenzioso oggi. Stai bene?- lo osservò con le sopracciglia aggrottate e toccò la sua fronte, una volta constatato che la temperatura era normale scrollò le spalle -Non vedo l'ora di conoscere quello nuovo, magari è simpatico! O magari è un brutto secchione antipatico che non fa copiare i compiti.- E rise, ma il viso di Stiles era rivolto al finestrino, perso chissà dove. Scott lo scrollò per un braccio e questo si ritrasse, facendo sbuffare l'amico.

-Uffa, Stiles! Ma mi ascolti? Che hai?-

Prima che il ragazzo potesse rispondere, il rumore stridulo dei freni interruppe la loro conversazione e l'autista gridò con la sua bassa voce, roca a causa del fumo, di scendere. Si misero tutti quanti gli zaini in spalla, scendendo in fila indiana, ma senza smettere di scherzare fra loro.

La scuola media non era un granchè: la facciata principale in mattoni rossi si stagliava contro un cielo che, quella mattina, era cupo, coperto dalle nuvole. L'edificio era molto vecchio, girava anche una voce che fosse un manicomio molto tempo prima del loro arrivo e che il fantasma del direttore vagasse ancora nei sotterranei. Ma non c'era stato nessun manicomio e nessun direttore, inoltre i sotterranei non esistevano. L'unica cosa che poteva risultare spaventosa era lo sgabuzzino buio e polveroso del bidello. Uno studente aveva giurato di averci visto un gatto che sbranava un topo, ma mai un miagolio si era levato da lì.

I ragazzi si diressero all'interno della scuola, l'intonaco bianco del corridoio era macchiato di strane sostanze, nessuno era mai stato in grado di capire la loro provenienza, o di toglierle. Non che Bill, il bidello, avesse mai cercato di farlo.

Per qualche strano caso del destino, gli armadietti di Stiles e Scott erano vicini. Stiles aveva sempre sospettato che ci fosse lo zampino del padre, da quando sua madre era morta aveva fatto di tutto per metterlo a suo agio e, soprattutto, di farlo rimanere vicino a Scott, suo unico migliore amico e compagno di infanzia. Avevano condiviso ogni cosa, ogni tanto anche lo spazzolino se, una volta a casa dell'altro, si rendevano conto di averlo dimenticato.

Scott aveva aperto l'armadietto, ma Stiles aveva la fronte schiacciata sull'anta chiusa, lo sguardo puntato sul pavimento e le spalle basse.

-E se è più simpatico di me?- disse finalmente.

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