CAPITOLO 2

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Furono i cinque giorni più lunghi che Stiles avesse mai vissuto nella sua intera vita. Appena si svegliava gli pareva che i giorni scorressero troppo lentamente, ma quando si infilava sotto le lenzuola, sembrava andare tutto eccessivamente veloce. Era emozionato all'idea che sabato arrivasse in fretta, ma poi la sua mente entrava nei dettagli più piccoli di quello che sarebbe stato l'appuntamento e l'ansia lo assaliva, facendolo restare immobile dov'era per minuti interi. Non era mai stato ad un vero e proprio appuntamento e, di conseguenza, le sue conoscenze in questo campo erano piuttosto limitate. C'erano diverse domande, anche infime, che gli ruotavano in testa frastornandolo, domande che non lo abbandonavano neanche per un istante. Come mi dovrei vestire? Non si era mai preoccupato di una cosa del genere, ma considerando che doveva uscire con Derek, gli sembrava la domanda più complicata e ardua alla quale rispondere. Cosa dovrei fare? Pensava. E quando sono lì cosa gli dico?

Si sentiva in piena crisi da teenager, ma allo stesso tempo si domandava se anche tutti gli altri ragazzi si facessero così tanti problemi. Dopotutto per loro era più facile. Bastava un profumo molto mascolino, un paio di bei jeans e una maglia firmata per far colpo, ma Stiles era fermamente convinto che per lui non fosse la stessa cosa.

Era ormai giovedì e, dopo che il martedì Derek aveva fermato Stiles per chiacchierare dopo scuola, avevano finito per prendere l'abitudine di incontrarsi all'uscita e rimanere per qualche tempo a parlare, semplicemente questo. Erano sotto gli occhi di tutti, perciò non potevano neanche immaginare di fare altro.

Anche quel giorno si erano ripromessi di vedersi e infatti, appena suonò la campanella, Stiles si alzò frettolosamente dal banco. Prima che potesse mettere piede fuori dalla classe e fuggire come un razzo, Scott gli chiese ad alta voce:

-Ancora?-

-Ancora!-

Non sospettava nulla, in realtà. Gli pareva soltanto strano che Stiles avesse fatto amicizia con colui che era stato il fulcro dei suoi problemi per un giorno intero, facendogli addirittura avere dei complessi sull'essere rimpiazzato.

Stiles sfrecciò lungo il corridoio con ancora i libri tra le braccia ed uscì, l'aria fresca gli sferzò il viso facendogli socchiudere gli occhi. Lo vide subito, a qualche metro di distanza da sé, seduto su un vecchio tavolo di pietra davanti alla scuola. Sorrise involontariamente.

Per quanto si sforzasse di essere fulmineo, Derek arrivava sempre prima di lui. E adesso era seduto normalmente, le gambe incrociate e le mani appoggiate su di esse che ricadevano mollemente verso il basso, donandogli soltanto un'aria tranquilla e rilassata. Stiles, invece, nonostante l'imbarazzo nel parlare con lui fosse quasi sparito del tutto, si sentiva ancora un po' in soggezione. In ogni caso la sua logorroicità aveva preso il sopravvento sull'ansia, ma tutte le

volte che i loro sguardi si incontravano sentiva una scarica che gli correva su per la nuca, mandandogli il cervello k.o.

-Salve!- Esordì Stiles appoggiando i libri e sedendosi accanto a lui, le gambe a penzoloni dal bordo del tavolo.

-Salve a lei.- Fece un mezzo sorriso guardando il profilo di Stiles, così liscio e particolare. Aveva una gran voglia di sporgersi e baciarlo sulla guancia, ma c'era ancora troppa gente che stava uscendo dall'entrata principale, perciò rimase fermo al suo posto. Continuò comunque ad osservarlo, notando come il naso leggermente all'insù gli conferiva un'aria elegante. Stiles si accorse di essere osservato e si girò ridacchiando appena.

-Cosa?-

-Sei bello, tutto qui. Ti stavo solo guardando.- Quel mezzo sorriso non era sparito, ma sul viso del più piccolo erano comparse due chiazze rosse all'altezza degli zigomi, il suo sguardo che indugiava ovunque tranne che su Derek. Non era ancora abituato ai complimenti, ma l'altro pareva divertirsi a vederlo arrossire.

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