Mi capita spesso di ricordare alcuni oggetti così bene da poterli vedere nitidamente, come se fossero davanti a me. La carte di mio padre ad esempio mi sono rimaste così vivide nella memoria che in alcuni momenti mi sembra di sentirne il profumo di pergamena, di vedere il blu acceso dei mari profondi e il verde scuro delle foreste inesplorate.
Consultavo sempre con riluttanza le carte nautiche che gli altri ufficiali mi mostravano: non sarebbero mai state all'altezza.
Per questo motivo sulle pareti della mia cabina non erano appese cartine di alcun tipo, tranne ovviamente la mappa della Gran Bretagna che il Signor Ascot mi aveva regalato il giorno prima della partenza.
Quello straccio di pergamena aveva una strana e complicata storia alle spalle. Mi era stata data per un motivo: a detta del Signor Ascot, era molto cara al mio papà perché disegnata appositamente da un suo grande amico. Io però non avevo mai sentito parlare di essa, né di questo amico geografo.
Era andata persa per molti anni ma poi ricomparsa come per magia qualche tempo dopo il mio ventesimo compleanno. È buffo come a volte si riesca semplicemente a trovare le cose.
E poi sono arrivati i miei tanto attesi ventun anni e con loro la perdita di una persona importante.
Dopo la morte del Signor Ascot chiesi di coprire la carta inglese fino a nuovo ordine e di mettere una sua foto sul comò. Malattia dissero, non dissero mai quale, ottenendo l'effetto di mandarmi fuori di testa dal dolore.
Così passai l'inverno più lungo della mia vita: in mezzo all'oceano atlantico e ai suoi maestosi alisei ma terribilmente sola.
Non ricordavo di aver ordinato la rimozione del telo funebre, per questo la parola Londra scritta in un elegantemente fastidioso corsivo che mi si parò davanti quando aprii gli occhi ebbe il potere di sconvolgermi e non poco.
Con lei incominciarono ad entrare nel mio campo visivo le campagne londinesi e poi le altre città piccole e grandi appoggiate su un tripudio di geografia e arte che mi ero negata per troppo tempo. A dire il vero la mappa del signor Ascot era ancora più bella di quel che ricordavo.
Quante storie dietro ogni singola lettera, ogni macchiolina verde scuro, ogni ombra blu, storie di viaggi, avventure e ricerche. E poi anche più in là, oltre ai bordi della pergamena, cosa c'è? Anche io sto solcando mari vergini mai stati spezzati dagli scafi delle navi? Anche io troverò una strana isola sconosciuta, troverò davvero persone la cui realtà si basa su un unico pezzo di terra, così minuscolo in confronto a quanto il nostro mondo potrebbe essere grande?
E ancora la mia mente si stava perdendo e stava dimenticando di trovarsi per terra, sul pavimento della sua cabina e che il Secondo stava tentando disperatamente di attirare la mia attenzione.
-Capitano!- urlava battendo alla porta. Odiavo l'appellativo "capitano", infatti avevo chiesto a tutti gli uomini di chiamarmi semplicemente Alice. Inutile dire che il Secondo non rispettava mai questo mio ordine.
Tentai di sollevarmi reggendomi sui gomiti e quando finalmente fui in piedi, tra un giramento di testa e l'altro, rassicurai l'uomo dietro la porta dicendogli che sarei salita in un secondo.
-Appena ti chiamano, scatta- ripeteva sempre il signor Ascot -Non hanno mai avuto una donna a bordo, ne tanto meno una donna in veste di capitano! Devi farti rispettare, so che ci riuscirai.
Mi succedeva spesso di sentire delle voci nella mia testa, voci morte: quella di mio padre, quella del Brucaliffo, la mia voce da piccola a volte, ed ora quella del Signor Ascot.
Non so dire perché mi tormentasse tanto. Non eravamo parenti e non era morto per colpa mia, eppure la consapevolezza che non ci sarebbe stato nessuno a dirmi brava una volta giunta a destinazione mi distruggeva ogni giorno di più.
Ricordo quando lo incontrai per la prima volta. Un tricheco pensai, non so dire perché, fu solo la prima cosa che mi venne in mente quando quel grosso signore strinse vigorosamente la mano di mio padre per poi chinarsi e salutarmi con un sorriso tutto fossette. Era ancora l'epoca in cui mi aggrappavo al bordo del giaccone viola di papà e vi nascondevo il viso quando era tutto troppo. Sapeva di menta e liquirizia, era un po' come abbracciarlo, come sentire un suo bacio sulla guancia e la sua voce dire "ci sono io con te, niente può farti del male".
Sì, forse era per questo: ogni volta che pensavo al Signor Ascot pensavo a mio padre, a quanto mi mancassero entrambi.
Ignorando la lacrime che mi stava attraversando il viso raccolsi i capelli con il primo nastro che trovai sulla scrivania e lavai in fretta la faccia.
Diedi un veloce sguardo al mio riflesso nello specchio: ero stanca. Probabilmente non dormivo più di due ore da giorni, ogni volta che chiudevo gli occhi non c'era nessuno ad aspettarmi. Niente più occhi verdi, né felici né tristi, niente più sorrisi fatti solo per me, niente. Non mi ero mai resa conto di quanto mi servisse, certo a volte era spaventoso sentire di continuo la presa di qualcuno accanto a te ma sapendo che era lui diventava rassicurante. Era come avere la costante certezza della sua presenza, sapere che era vivo da qualche parte, magari senza di me, magari solo e triste ma con ancora la nostra speranza, per sempre.
Ora non lo vedevo più, chiudevo gli occhi la notte senza essere certa della sua vita o della sua morte e alcune volte il dolore era troppo. Uscivo sul ponte e respiravo con naso e bocca, le lacrime agli occhi al pensiero che ormai non respiravamo più nemmeno la stessa aria.
Ma alcune volte, quando gli ufficiali di bordo mi comunicavano che il viaggio stava proseguendo come da programma, andavo a dormire e lo sentivo. Non ero sicura che fosse lui, non riuscivo a vederlo con gli occhi ma lui era lì, in qualche modo sentivo la sua voce.
"Sto bene, Alice. Sono vivo, sono qui, manchi, tanto, troppo, a tutti, a me. Ti amo, Alice. Però ricordati: ci sarà sempre speranza."
Ho passato così tante notti in cui avrei dovuto dormire e recuperare le forze. Poi c'è stata l'altra notte.
Se mi concentravo riuscivo ancora a sentire il fumo nei polmoni e negli occhi. E vedevo quella ragazza dall'aria così familiare, i suoi occhi supplicanti, la sua umiltà, scolpita nella mia memoria.
Sciacquai di nuovo la faccia e guardai i miei occhi riflessi. Quanti segreti avevano nascosto quegli occhi? Quando amore, guerra, distruzione, avevano visto? E ora? Era tutto finito per davvero?
Le macchie di cenere sui miei vestiti mi dissero che c'era ancora qualcosa di irrisolto.
Infilai la giacca blu sopra la camicia da notte e calzai gli stivali di pelle.
Corsi sul ponte senza esitazione e la prima cosa che vidi furono due piccole ali blu che si muovevano delicatamente in un cielo particolarmente limpido. Non volavano a caso, ma verso un'isola verde che galleggiava tranquilla non poco lontano da noi.
Per un secondo l'irrazionalità prese il controllo del mio cuore che cominciò a galloppare verso l'insensata speranza che la nostra nave fosse finalmente arrivata in Oriente. Vidi formarsi davanti ai miei occhi un grande porto pieno di strane navi dalle vele colorate, il classico dondolio del paesaggio che dopo un lungo viaggio in mare che si fa sentire anche una buona mezz'ora dopo lo sbarco e tante altre forti emozioni.
Sbattei le palpebre ancora accecata dalla luce del sole e realizzai che quella macchia di terra era troppo piccola per essere la grande Cina e che ci attendevano ancora molti giorno di viaggio.
Ma soprattutto capii che quell'isola non ci dovrebbe essere e questo poteva voler dire qualsiasi cosa.
Sorrisi con gli occhi che brillavano come non facevano da troppo tempo e afferrai il timone.
-Sto arrivando, Will. Sto arrivando.Spazio dell'autrice
Prima che prendiate la decisione unanime di lapidarmi, mettermi al rogo o impiccarmi nella piazza pubblica voglio annunciarvi che Alice through the looking glass è finalmente ripresa.
No, non ho ancora visto il nuovo film Alice attraverso lo specchio quindi questo nuovo capitolo non è minimamente collegato o ispirato. Devo ammettere però che sono curiosa di vedere come il regista ha deciso di continuare la storia della nostra eroina. Perciò questa sera andrò a vederlo e vi farò sapere il mio parere con una recensione.
Anche se ci saranno delle scene interessanti ho deciso di non modificare il seguito di questa storia che è già strutturata nella mia testa.Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Verso quale terra misteriosa starà navigando la nave di Alice? Sarà un caso che il Brucaliffo stia volando proprio verso di essa? Ma soprattutto, credete ancora nel paese delle meraviglie?
Anna_2901 xx
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Alice through the looking glass, escape to the mirror house
FanfictionUn giorno Alice si ritrovò a domandarsi che cosa ci fosse al di là dello specchio, e scrutando attentamente la sua superficie liscia si chiese ancora se valesse la pena andarci. [Primo libro: Alice in Wonderland, retourn to Underworld]