Parte 2

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(ATTENZIONE: CONTENUTI FORTI)

Harry non ritardò. Louis invece sì.

Non di molto, tipo cinque minuti, ma abbastanza da far considerare ad Harry di prendere il cellulare e mandargli un messaggio, e aveva già una mano in tasca quando Louis lo raggiunse di spalle, dandogli un colpetto.

"Scusa, scusa, Cristo, le code erano terribili," disse, senza fiato e con il volto arrossato, come se avesse corso tutto il tempo per essere in orario. La cosa fece sorridere Harry, il che era un po' da sciocchi, perché non era che Louis l'avesse abbandonato nel centro commerciale. Lo sapeva.

"Va bene, davvero. Hai preso tutto?"

Louis annuì, alzando un po' le grandi buste; ce ne erano cinque, ognuna delle quali piena di pacchetti.

"Devo ancora comprare alcune cose per le gemelle, ma dovrebbe andare bene per ora." Disse Louis ed Harry annuì, perché non sapeva cosa dire. Riusciva a malapena a trovare un regalo per Gemma ogni anno, non poteva immaginare avere sei fratelli a cui pensare.

"Ok, ho ancora un posto in cui devo andare, se per te va bene." disse Harry, "E poi, uhm. Possiamo andare a pranzo?"

"Magnifico," rispose Louis, sorridendo. "Ora andiamo, queste buste stanno diventando pesanti."

Tornarono al parcheggio, le borse di Louis nel bagagliaio e si rimisero in strada. Harry guidò per circa dieci minuti, poco lontano dal centro commerciale fino ad un negozio con un'insegna traballante. Era un posto che vendeva regali unici, saponette fatte a mano e gioielli, tantissimi pezzi sarte e mobili dipinti a mano, e Harry non era sicuro che quello fosse ciò che Louis voleva fare quando aveva acconsentito allo shopping. Ma sarebbe andata bene.

"Regali Unici da Ulla," lesse Louis calmo, sorridendo tra sè. Guardò Harry. "Amo l'allitterazione tra le parole."

Harry rise, scosse la testa e scese dall'auto. Era lì per trovare qualcosa per sua mamma e Robin, anche se Robin chiedeva sempre la torta Black Forest al cioccolato. Ogni anno.

La campanella sopra la porta tintinnò mentre Harry entrava, Louis proprio dietro di lui, che lanciava occhiate al posto. I suoi occhi si soffermarono sullo schermo alla loro destra, una specie di lavagnetta di formaggio su cui si poteva scrivere con i gessi.

"Non so se potrei volere del gesso vicino al mio formaggio." Disse Louis crucciandosi, e Harry fece le spallucce.

"Qualcuno nel mondo potrebbe volerli," disse Harry con diplomazia. Era sicuro che quel qualcuno non fosse sua mamma.

"Beh, vergogna su di loro per mangiare del formaggio gessoso."

Il resto del tempo in quella sezione del negozio passò così. Centinaia di gingilli, che sembravano non avere altro scopo che essere carini e utili nello stesso modo in cui sembravano solo cianfrusaglie, li circondavano e Louis li prendeva tutti in mano per "testarli", dargli uno sguardo più da vicino o esserne sconvolto. Harry l'avrebbe trovato fastidioso se non l'avesse fatto ridere con ogni commento. Non era davvero un problema perché più Harry rideva, più rumoroso diventava Louis con le battute, più audace, e presto ebbero la commessa che li osservava da dietro il bancone.

Si spostarono tra i gioielli, cosa che incoraggiò Louis a prendere in mano un paio di orecchini e a chiedere ad Harry come gli stessero, con un voce stridula e sbattendo le palpebre in modo ammaliante.

"Caro, dimmi se il viola è il mio colore," chiese Louis, scuotendo il grande orecchino a goccia vicino al suo orecchio, facendo brillare il diamante finto.

It's Not Just The Season To Be Lonely || Italian TranslationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora