Prologo

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Ricordo tutto di quella notte, ogni singolo dettaglio, ogni minuto, ogni secondo, tutto.
Era una bellissima giornata, mi ero svegliata, avevo fatto colazione con mamma, tutto quello che per me era routine, era...
Ero uscita con lui, Matthew, il mio ragazzo, il mio primo amore, così lo avevo sempre definito. Eravamo usciti con i nostri amici, tutte coppiette, io e lui, Camille e Zack, infine Bethany e Zed tutto era filato liscio. Eravamo andati a fare shopping e io avevo comprato un vestito per capodanno, perché lo festeggiavo con loro. Dovevamo andare ad un festa organizzata dal cugino di Camille. Quando avevo provato quel vestito Matthew si era avvicinato, mi aveva abbracciato e sussurrato -Sei fantastica- e io come al solito anche dopo un anno che eravamo una coppia ero arrossita. Poi io, Camille e Bethany eravamo andate dal parrucchiere e dopo a casa di Bethany per prepararci, eravamo rimaste li tutto il pomeriggio e la sera fino le 21:00 perché era arrivata la limousine noleggiata da Zed per andare alla festa, ma noi a quella festa non arrivammo mai. Un camion aveva spazzato la limousine dentro un fosso. Ricordo lo spavento, le lacrime, le grida, le facce dei miei amici, le sirene, la polizia le ambulanze tutto il trambusto, tutto. Quanto vorrei non ricordare. Quando mi avevano portata all'ospedale era tutto confuso, era come se io guardassi ogni cosa che accadeva ma io non accettassi di ascoltare, comunque sia quando tutto si calmò cominciai a ricollegare tutti gli avvenimenti, e allora è stato il momento in cui mi sono spaventata di più, come stavano i miei amici, ma soprattutto come stava Matthew? Entravano e uscivano medici dalla mia stanza e chiedevo come stavano i miei amici ma loro mi rispondevano che dovevo stare tranquilla e riposare, non riuscivo a stare tranquilla, come potevano chiedermi di stare tranquilla?!..ad un certo punto però mi addormentai e quando mi svegliai mia madre era li con le lacrime agli occhi. Appena notò che ero sveglia si catapultò su di me e mi abbracciò come non mai mi disse di avergli fatto prendere uno spavento e che aveva pensato per un singolo attimo di avermi persa. Continuammo a parlare, mi chiese come stavo, se ricordavo qualcosa e domande del genere, poi mi feci coraggio e gli chiesi come stavano i miei amici, si rabbuiò, mi disse che stavano tutti abbastanza bene, che avevano qualche ammaccatura come le mie ma che si sarebbero ripresi, però in lei c'era qualcosa di strano, come se non mi avesse detto tutto. Gli chiesi di Matthew e sbiancò letteralmente, dal suo rosa arrivò ad un bianco cadaverico, e li capii, speravo di aver capito male, lo speravo con tutta me stessa, ma non era stato abbastanza, perché mi disse che aveva combattuto fino all'ultimo momento, ma non ce l'aveva fatta.
In quel singolo attimo, in quei secondi ho sentito il mondo crollarmi addosso, da li il tempo cominciò a passare sempre più lento, sentivo che quel vuoto che provavo dentro mi avrebbe risuchiatta che non ne sarai uscita viva, e tutti i torti non avevo.
Non andai ai suoi funerali non ne avevo le forze, non volevo nessuno attorno a me e il mio desiderio si espresse, più i giorni, i mesi passavano dalla sua morte più tutti si allontanavano l'unica rimasta era mia madre. Era l'unica che tolleravo, ma oltre alla gente ad allontanarsi da me sentivo che anche la mia 'luce' si allontanava fino a farmi smettere di vivere realmente e cercare solo di sopravvivere e ne ero felice, ero felice nella mia infelicità, mi bastava.
Ad un certo punto però anche mia madre si è stancata di me. Ha deciso che non potevo buttare la mia vita nel secchio, perché sono giovane ed ho una vita davanti e incontrerò tanti bei ragazzi mi ripeteva (e mi ripete) ogni giorno, sembrava che parlava con una bimba però la lasciavo fare perché in fondo la capivo, vedere la sua unica figlia deprimersi ogni giorno di più per la morte del ragazzo non era la cosa che si aspettava, così ha deciso di iscrivermi ad una nuova scuola, e quindi ora eccomi qui a fare i bagagli per partire e sperare che dopo sette mesi dalla sua morte riesco a tornare a quella che prima chiamavo normalità.

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