New York era da sempre stata una città caotica ed Ester si sentiva tutti i giorni sommersa dalla sua quotidianità, aveva voglia di conoscere la vita in tutte le sue sfaccettature. Ogni diciassettenne interpreta New York come un grande sogno, non lei. Era un venerdì mattina quando la sua vita iniziò ad assumere colore. Scese dall'autobus e osservò come ogni giorno il cortile dalla scuola, colmo di persone felici, programmate come robot per affrontare quella nuova giornata. A capo chino entrò in classe e si diresse al suo solito posto, si rifugiava nell'ultimo angolo a destra, decisa a nascondersi. La prima ora era iniziata e invece di Mrs. Robinson fece il suo ingresso in aula una donna dall'aria sconosciuta e iniziò il suo strambo discorso, al quale -stranamente- la ragazza prestò attenzione.¶¶¶¶¶¶¶¶¶
Quel lunedì mattina Ester richiuse la porta di casa e per la prima volta, dopo tanto tempo, sorrise decisa ad affrontare questa nuova esperienza nel migliore dei modi. Afferrò saldamente la sua valigia e si diresse verso il punto di incontro prestabilito. In lontananza vide l'autobus già pieno e l'ansia iniziò ad invaderla. Sarebbe dovuta entrare in un posto affollato e questo pensiero la terrorizzava ma il sorriso caldo e sincero della dottoressa l'accolse e la rassicurò.
«Buon giorno Ester, i tuoi compagni hanno appena preso posto.»
Ester annuì e lasciò la valigia nelle mani dell'autista e seguita dalla dottoressa salì. Non si sentì osservata e inopportuna e ne fu immensamente felice.
«Ragazzi c'è un posto libero per Ester?»
Chiese la dottoressa e due mani si alzarono.
Decise di recarsi dalla mano più vicina, in quel modo avrebbe evitato strada in più da percorrere e per quanto potesse essere pigra, non era quello il motivo della sua scelta. Arrivata a destinazione osservò il ragazzo dai capelli corvini intento a guardare il paesaggio fermo al di fuori del finestrino. Si sedette timidamente e poggiò la borsa rossa sulle sue gambe portandola più vicina al ventre con l'intento di coprirlo. Non si era mai sentita accettata, aveva costantemente paura di essere giudicata per il suo fisico o magari per una battuta di troppo, preferiva quindi restare in silenzio e sopportare. Era stanca di questa sua esistenza passiva, voleva potersi esprimere senza la costante paura di essere giudicata. Aprì la borsa in cerca delle sue cuffie nello stesso momento in cui l'autobus partì diretto al centro che sperava le potesse cambiare la vita.
«Cosa cerchi?»
Una voce roca la fece sobbalzare distraendola dalla sua ricerca.
«Cuffie.»
Rispose soltanto continuando a tenere lo sguardo fisso all'interno della sua borsa.
«Tieni.»
Il ragazzo sconosciuto le porse una delle due cuffie bianche tenendole saldamente tra il pollice e l'indice.
«Oh, no. Sta tranquillo.»
Ester alzò lo sguardo e guardò con occhi attenti quel ragazzo. Una folta chioma corvina, che aveva già visto quando era arrivata al suo posto, contornava un volto dai lineamenti scolpiti, aveva gli occhi grigi con leggere sfumature verdi e quando sorrise Ester fu certa di aver trovato la persona con il sorriso più incantevole di sempre.
«Non mi disturbi, però non pensare di poter scegliere tu la musica!»
Esclamò dandole un leggero colpetto sulla spalla e la ragazza si tirò indietro con un gesto automatico.
«Ehi, stai tranquilla. Non ho intenzione di mangiarti.»
La rassicurò in tono dolce e gentile.
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Otto giorni per stravolgermi la vita.
RomanceNew York era da sempre stata una città caotica ed Ester si sentiva tutti i giorni sommersa dalla sua quotidianità, aveva voglia di conoscere la vita in tutte le sue sfaccettature. Era un venerdì mattina quando la sua vita iniziò ad assumere colore...