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Il campanello fastidioso della mia casa suonò. E per la prima volta -in una settimana- varcai la porta che mi alienava dal resto della casa. Tanta era la voglia che avevo di vederla e tanta era la voglia che avevo di sentire l'aria estiva, che tanto tempo fa avevo amato, sulla mia faccia. I piaceri che mi ero privata. Quando aprì l'uscio di casa e la vidi li con i suoi capelli rossi e i suoi occhi verdi mezzi spenti ma che comunque riuscivano a comunicarmi il suo senso di protezione e amore che aveva nei miei confronti, come una sorella più grande. Istintivamente le saltai addosso.
"Mi sei mancata."
Mi sussurrò all'orecchio. Un sussurro pieno di amore e sincerità. E io mi strinsi ancora di più su di lei come a formare un nodo. "Anche tu".
Lei entrò in casa. E notai mia madre stesa sul divano della stanza accanto. Si era addormentata. Aveva un viso stanco, e tutto a causa mia. Andai verso di lei mi inginocchiai a fatica -le mie forze si erano dimezzate da quando non mangiavo più regolarmente- e le diedi un bacio sulla guancia. Lei si svegliò di soprassalto e i suoi occhi da spaventati che erano diventarono gioiosi. Mi abbracciò. Poi posò il suo sguardo su Amanda.
"Grazie."
Amanda le sorrise di rimando.
"Andate a fare un giro?"
Ci chiese con il sorriso stampato in faccia. "Una cosa alla volta."
Le dissi io. In quel giorno avevo già fatto passi da gigante.
"Magari domani."
Lei annui. Prese il telecomando di sky che era sul tavolino e accese la scatola gigante che abbiamo in salotto. Dopo esserci scambiate un altro po di sorrisi io e manda salimmo le scale. Lei entrò in camera mia e la prima cosa che fece fu aprire la finestra. Poi rifece in fretta il letto. Svuotò i due enormi portaceneri. Mise da lavare indumenti vari sul pavimento. Poi andò in bagno e riordinò un po tutto. Tutto questo in cinque minuti. Poi mi guardò -ero ancora sull'uscio-
"ora possiamo sederci sul letto."
Le trapunte erano del mio colore preferito, il nero. Un po tutto nella mia camera era nero. Apparte le pareti che erano bianche, ma tappezzate di poster, che raffiguravano un po tutte le mie band preferite. Amavo molto il rock, mi salvava ogni giorno. Presi il pacchetto traslucido di Marlboro ne presi una e me la misi fra le labbra e poi girai il pacchetto verso di lei. E con un sorriso ripetè il mio stesso gesto. Presi il mio tanto amato accendino nero che non cambiavo da un anno -lo ricaricato con la pompetta- e la fiamma accese il tabacco prima della mia poi delle sua sigaretta.
"Ci sono così tante cose che ti devo raccontare..." Mi disse.
"Ho saputo che proprio vicino a casa tua si deve trasferire un ragazzo con la sua famiglia. Lo so perchè Jordan lo conosce. Per i miei gusti ha degli amici troppo strani."
Disse prima di fare una rumorosa risata. Avevo presente chi era Jordan, un tipo simpatico, anche i suoi amici erano ok. Ero più che altro preoccupata per la new entry. E se fosse stato antipatico? L'avrei comunque dovuto vedere tutti i giorni. Che palle.
"Ho presente Jordan. Come mai quando dici il suo nome i tuoi occhi da verde scuro diventano chiarissimi? "
le chiesi io sapendo già il motivo. "Beh....vedi....vabbe hai già capito.."
Mi disse lei.
"Ma almeno uscite?"
Le domandai curiosa.
"Sì....siamo usciti un paio di volte nell'ultima settimana."
Le feci un sorriso.
"Sai come si chiama il mio nuovo vicino?" Almeno sarei potuta andare su qualche social e vedere che aspettarmi.
"So che di nome fa Oliver...il cognome Jordan me l'aveva detto, ma non me lo ricordo...aspetta che glielo chiedo."
La guardai mentre prendeva il suo i-phone e mandava io messaggio al contatto di Jordan, salvato con un cuore che gli faceva compagnia. Bleah. Io trovavo schifosi i fottuti cuori. "Chelsea!" Mi ritrovai a fissare il vuoto per l'ennesima volta.
"Eh si....ci sono".
Non era vero. Non c'ero. Non completamente, dovevo abituarmi ancora ad una presenza accanto a me, che fosse la mia migliore amica o un estraneo.
"Di cognome fa sykes."
"Bene andiamo un po a vedere chi è sto sykes." Dissi io.
Presi il portatile vicino al cuscino. Andai su Facebook.
O-L-I-V-E-R-S-Y-K-E-S
cliccai sul primo risultato. E mi saltò alla vista un ragazzo magro. Dagli occhi miele. Dai mille tatuaggi.
"Beh? Com'è? Fa un po vedere..." Mi rubò il portatile e se lo mise sulle ginocchia.
Fece la mia stessa identica faccia. Si vedeva che era amico di Jordan...da alcuni post si vedeva la musica che ascoltava. Bah...almeno sapevo com'era fatto.
"Che ne pensi?"
Le chiesi.
"Sembra strano, proprio come lo sono Jordan&co." Mi rispose.
"Ma non sappiamo ancora come si approccia con le persone...perciò non abbiamo pregiudizi e non saltiamo a conclusioni affrettate."
Le dissi e lei annui.
Passate le ore a raccontarmi che succedeva fuori dalle mura di casa mia -cosa che non mi interessava per niente- si fecero le otto di sera e lei dovette tornarsene a casa. Rimasi da sola, da sola con le mie paure ed angosce. Così tante da poter portare insieme. Mi infilai le cuffiette, erano loro le mie salvatrici. Loro e la musica. Ormai le cuffie erano diventate il prolungamento delle mie vene. Partirono gli Evanescense con 'bring me to life'. Quella canzone mi fece pensare a questi due mesi. All'inizio non uscivo e basta. Giravo per la casa come un anima in pena. Ma mi vergognavi di uscire per quello che era successo quest'inverno che mi aveva fatto notare il mio peso. Allora visualizzai in testa tutte quelle volte in bagno a vomitare il mio dolore e il mio peso. I miei non sospettavo nulla. Finché le mie guance non hanno incominciato a scavarsi, portandosi dietro anche la pancia che era diventata pericolosamente piatta con le costole che volevano farsi vedere e il buco in mezzo alle gambe in cui poteva passarci un braccio. Arrivata a 56 da 70 che ero, da una settimana a questa parte ero stata rinchiusa in questo buco. In questi due mesi ero svenuta tantissime volte. A causa della mia carenza di zuccheri e energie. E passavo le mie notti in bianco. Quelle poche volte che riuscivo ad avere qualche ora di sonno mi svegliavo sempre alle cinque tutta sudata resume da un terribile incubo. Ormai ero abituata a tutto questo. Ma non ero ancora felice del mio peso. Non mi accorsi che ero arrivata a 'BOOM!' dei System of a down. Mi tolti le cuffiette attanagliano da un improvviso dolore alla bocca dello stomaco. Capendo che si trattava di ansia, presi una sigaretta e al secondo tiro tutto scomparì. Guardai fuori dalla finestra c'era ancora luce perché le giornate erano ancora lunghe. E davanti alla casa c'era un furgone -del trasloco- e la casa aveva le luci accese. La cosa non riguardava il mio interesse, digitali un veloce messaggio a manda per informarla che era arrivato e poi mi stesi sul letto consapevole che non avrei chiuso occhio per niente. Con la sigaretta in mano e un misterioso Oliver nella Casa di fronte.

Ehyla nel primo capitolo non mi sono presentata. Sono alice ma alcuni amici mi chiamano shinigami. Spero che la mia prima storia piena di errori vi piaccia lol.
Mi piacerebbe tantissimo se voi commentaste cosa ne pensate, se volete anche consigli.
Ci si vede unicorns.
SHINIGAMI.

xx.chelsea smile.xxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora