"No!" Mi aggrappavo alla radice che spuntava dal terreno ripido.
"Te lo meriti. Muori puttana! Sei brutta e grassa e sei solo capace di piangerti addosso. Tuo padre si è suicidato per colpa tua. È sempre colpa tua, troia!" La mia mano sudata non tenne la presa, e incominciai a cadere.Mi svegliai sudata e guardai l'orario.
Erano le cinque del mattino, come da abitudine.
Il sole doveva ancora sorgere, e per le vie della mia piccola città non c'era ancora nessuno.
Non resistetti alla tentazione.
Presi il pacchetto di sigarette e L'accendino, corsi giù per le scale.
Mi sedetti sui gradini.
Dopo essermi accesa la sigaretta feci uno di quei sbuffi pesanti. Più che altro per la leggerezza che sentivo in quel momento.
Poi ripensai all'incubo. L'uomo senza volto aveva parlato anche di mio padre.
Senza accorgermene una lacrima scappava dal mio occhio destro. Me la scacciai come al solito. Quello che era successo a mio padre, era una cosa così brutta che mi aveva segnata. Eri praticamente arrivata alla fine della stecca di tabacco. Ero uscita in pantaloncini e maglia larga. Non soffrivo particolarmente il freddo.
Mi sentivo osservata. D'istinto guardai verso la finestra del piano superiore della casa di fronte alla mia. Il misterioso Oliver mi fissava. Anche io lo fissavo.
Era impassibile, anche dopo che me ne ero accorta. Continuavo ad aspirare ed espirare il veleno. Con gli occhi attanagliati ai suoi.
Dopo aver finito la sigaretta un po intimorito dal suo sguardo. Me ne tornai dentro, spezzando quel contatto ottico durato almeno un minuto. Tornai in camera mia dove, mi stesi sul letto.
Presi il telefono e visualizzai i vari messaggi dai vari social. Il più recente era quello di Amanda.
"Ehi oggi devi uscire assolutamente con me Jordan e gli altri. Ci vogliono presentare Oliver. E poi ti porto a mangiare al pub. Perchè ragazza, devi ricominciare a mangiare. Sei troppo magra. E almeno 5 chili lo devi riprendere. Vengo a casa tua domani mattina (che sarebbe oggi) verso le 10. 30. A domani dolcezza." In pratica fra cinque ore e mezza sarebbe venuta a casa mia e io avevo una grande fobia dei cinque chili che mi voleva far prendere. Anche perchè io ne volevo perdere ancora. E un'altra paura che mi aveva attanagliato il cuore era il fatto di rivedere quegli occhi miele così impassibili e severi, che mi facevano paura.
Avrei provato a convincerla a farmi rimanere a casa. Cosa quasi impossibile.*
Dopo aver visto Amanda attraversare il mio giardino le Andai ad aprire , e dopo un abbraccio, mi guardò dall'alto al basso.
"Non ti sei ancora vestita? Pensavi di venire in pigiama?"
"Ecco io non me la sento di venire... non mi sento ancora pronta."
Mi prese la faccia fra le mani. Mi guardò.
"So come sei fatta e se fosse per te non sarebbe mai il momento."
"ma..."
"Niente ma ragazza, ti fidi di me?"
"Sì."
"E allora seguimi."
Mi prese per mano e mi portò in camera.
"Ora ti vesti e poi io ti trucco...come facevamo ai vecchi tempi ricordi? Quando giocavamo all'estetista?"
Le feci un sorriso smonco.
"Bei tempi."Le dissi io.
Presi una maglia degli Slipknot. Dei jeans neri, e una collana stretta di raso bordeaux.
Infilai tutto molto in fretta. Presi l'unico paio di scarpe che avevo, le mie adorate vans. Le allacciai e mi sedetti di fianco alla rossa.
Le sue mani esperte incominciarono a pasticciare sulla mia faccia. Dopo qualche minuto aveva finito. Mi aveva messo un ombretto nero, la matita nera e il mascara. Un rossetto viola scuro Matt sulle labbra. E il correttore a coprire le mie occhiaie. Completai mettendo un cappellino con la visiera all'indietro. L'effetto sarebbe stato carino se non indossato da me. Presi lo zaino nero tappezzato di scritte e ci misi dentro il telefono, gli auricolari, le sigarette L'accendino e le chiavi. Lasciai un post it a mia madre e uscii di casa a manina con la mia salvatrice. Non riuscivo a camminare molto bene.
"Ci aspettano al pub qui all'angolo."
"Perfetto."
Arrivate davanti all'edificio, i ragazzi erano fuori vicino all'ingresso, che fumavano. Riuscivo a distinguere Jordan e i suoi amici Lee e i due Matt, riuscì anche a distinguere la snella figura di Oliver. Quando arrivammo di fronte a loro mi fissava no tutti.
"Come stai?" Mi chiese preoccupato Jordan.
"Bene bene."
"Ci siamo presi un cazzo di colpo!" Dissero i due Matt insieme.
"Sicura di stare bene?" Mi chiese poi Lee vedendo il mio respiro affannato..
"Sisi. Mi devo solo abituare."
L'unico che non aveva ancora parlato era Oliver che sembrava avermi riconosciuta.
"Ah! ragazze; lui è Oliver il nostro amico da poco trasferitosi qui. Abita vicino a casa tua, chelsea." Mi disse con un sorriso stampato in faccia.
"Ah, davvero? Bene." Dissi tenendo lo sguardo fisso su sykes, che mostrava un sorriso su quelle labbra adornate da un anella.
"Sì. Bene." Disse lui freddo. Con quel sorriso che faceva quasi paura.
"Okay io sto morendo di fame quindi mi sa che è meglio che entriamo." Disse kean.
Affogati in quel mare di miele ancora per qualche secondo. Poi lo superai ed entrai anch'io. Seguita poi a ruota dagli altri. Entrati ci sedemmo in un tavolo di legno un po rustico, cavolo era da un sacco di tempo che non entravo in quel posto. Mi sedetti vicino ad Amanda, e dall'altro lato avevo kean, a capo tavola c'era Lee, davanti a me si era messo sykes, vicino a lui c'era Nicholls e frontalmente a Lee c'era Jordan. Oliver continuava a guardarmi, e di sottecchi a volte lo guardavo anch'io. Ad un certo punto se ne accorse. Fece quello che assomigliava ad un ghigno, scolló gli occhi dalla mia figura e incominciò a scherzare con gli altri. ad un certo punto arrivo una ragazza bionda bellissima.
" che vi porto ragazzi?"
"A me un maxi hamburger più una coca" Disse Lee.
"Anche a me" Dissero in coro Jordan Nicholls e Amanda.
Amanda vedendomi in difficoltà ordino per me una porzione di patate fritte e dell'acqua.
Oliver che era talmente magro prese un insalata.
Presi il pacchetto e L'accendino.
"Scusate ragazzi vado a fumare." Non gli diedi tempo di rispondere che già mi ero avviata fuori dal locale e la sigaretta era già accesa. Una lacrima scese giù per la guancia e poi altre copiosamente. Le lasciavo fare. Avevo fatto una brutta figura davanti a tutti, mi vergognavi a mangiare davanti agli altri.
Le scacciai tutte quando le mie orecchie udirono la porta del locale che si apriva.
La mia amata sigaretta era già a metà.
"Tu non lo sai. Ma io so già come sei fatta, dentro." Era Oliver che parlava. Aveva uno sguardo duro e freddo proprio come il ghiaccio.
"Che cazzo credi di saperne. Sei forse uno che legge nella testa delle altre persone?"
"No, ma riesco a riconoscere i miei simili."
A quelle parole fui spiazzata.
"Non so di cosa tu stia parlando. La mia vita è perfetta." Mentì spudoratamente.
Il suo sguardo diventò violento come se nei miei occhi volesse scavare a forza per vedere se dicevo il vero.
Sbuffai l'ultima nuvola di fumo e poi lo oltrepassai, con la coda dell'occhio riuscì a vedere che fra le labbra si stava infilando una sigaretta.Eyla!
Fatemi sapere che ne pensate.
( è lo spazio più corto che abbiate mai visto ahah)
P.S. ammetto di non essere molto brava coi verbi lol.
VE SE AMA.
-SHINIGAMI
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xx.chelsea smile.xx
Fanfictionle storie mai raccontate. che tutti fanno finta di non sapere. tutti fanno finta di non vedere. queste storie vi verranno raccontate tutte da chelsea. perchè lei le vive. ogni fottuto giorno.