Resta lì, e mi guarda.
Come quella volta.
Quest'Estate, quando l'ho comprata.
Ero a Venezia, per lavoro, e stavo girando per le strette stradine, tra una vecchia abitazione e l'altra.
Mi ero perso.
Non sapevo dove dirigermi.
Eppure qualcosa, l'istinto, credo, mi faceva andare avanti.
Imboccai una strada più stretta delle altre, apparentemente coperta da case abbandonate e diroccate.
Non sapevo perché, ma continuavo a camminare.
E camminare.
E mentre camminavo mi sentivo sempre di più le case cadermi addosso.
E dopo un'eternità, arrivai ad un vicolo cieco.
Vi era una piccola bottega, e decisi di entrarvi, per curiosità, e perché non avevo ancora comprato un souvenir.
Era la bottega di un artigiano, fabbricante di quelle tipiche maschere veneziane che fanno accapponare la pelle
Ai bambini.
E mi sentivo osservato.
Forse perché il vecchio signore, con una benda su un occhio, mi stava guardando.
Ma sentivo più coppie di occhi.
Eppure, quella sensazione mi incitava a comprare una di quelle maschere misteriose, ma affascinanti.
Mi avvicinai ad una maschera del gatto, il messaggero della Peste, se non ricordo male.
Era messa da parte, qualche scheggia le attraversava il viso.
Quel viso, così magnetico.
Era di cartapesta, un'ottima lavorazione manuale, e decorata con vernice d'oro e d'argento.
Metà rossa e metà bianca.
Allora la raccolsi, la spolverai e la portai al bancone, per pagare.
Il vecchio bofonchiò qualcosa di incomprensibile, prima di chiedermi venti euro per la maschera.
Mi sembrava quasi volesse liberarsene, perché le altre maschere, ugualmente ben lavorate, arrivavano a costare quattro volte tanto.
"Buon per me" pensai.
E da allora, fino ad oggi, la maschera mi osserva sempre, da sopra il comodino,
Con i suoi magnetici occhi azzurri...
