Part one.

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Era un normale pomeriggio primaverile, ed io ero chiusa in camera mia.

Avevo appena deciso che avrei visto un porno lesbo sul mio laptop, e stavo digitando l'indirizzo del sito sulla barra di ricerca, quando la porta della mia stanza si spalancò lasciando entrare l'uragano Camila.

D'istinto abbassai lo schermo del computer, chiudendolo, e alzai lo sguardo su di lei. E fu lì che mi mancò il respiro.

Camila indossava i pantaloni grigi di una tuta, mentre la pelle della parte superiore del suo corpo era coperta soltanto da un reggiseno di pizzo che le valorizzava il seno. Non era truccata, ma non ne aveva bisogno per essere stupenda, e i capelli erano tenuti su da un chignon disordinato.

Era letteralmente così bella da mozzare il fiato.

"Ehi, ci sei?" rise Camila schioccando le dita davanti ai miei occhi. Mi riscossi, sobbalzando.

"Cosa?" sbottai.

"Lo sapevo, non mi stavi ascoltando!" mi accusò lei, portando le mani ai fianchi.

"D-dimmi" balbettai, a disagio. Se avesse capito che il modo in cui la guardavo non era il modo in cui ti guardarebbe una semplice amica, non so cosa avrei fatto. Probabilmente mi sarei rinchiusa nella mia stanza a chiave per sempre.

"Mi aiuteresti a scegliere cosa mettere stasera?" mi chiese, inclinando leggermente la testa verso destra e sbattendo le sue lunga ciglia.

"Certo" risposi subito, sorridendole. Ma appena realizzai le sue parole il mio sorriso si congelò. "Aspetta, stasera? C-con chi esci?"

"Dylan potrebbe avermi invitato a cena" rispose, con un occhiolino.

"Dylan? Intendi il ragazzo che lavora al bar dietro l'angolo?"

"Sì!" gioì, saltellando dall'euforia. Dal suo grande sorriso, potevo dire che aspettava quel momento da quando lo aveva incontrato.

Una fitta dolorosa di gelosia mi portò a stringere le lenzuola in pugno, ma cercai di nasconderlo e mi alzai.

"Bene, allora andiamo a trovare qualcosa che lasci Dylan a bocca aperta" affermai.

"Grazie Lauren! Sei la migliore" mi acclamò, stringendomi in un abbraccio. Chiusi gli occhi e respirai il suo profumo, godendomi quel breve momento.

Poi si allontanò e mi afferrò il polso, trascinandomi nella sua stanza.

-

Amavo la sua stanza. Le pareti erano di un lilla chiaro, appena accennato, e il letto a due piazze la faceva sembrare più piccola ed accogliente della mia.

Ci posizionammo davanti all'armadio aperto, e mi guardò in attesa. C'erano alcune cose in cui Camila dipendeva completamente da me. Scegliere il vestito giusto per un appuntamento era tra queste.

"Mh, fammi vedere" mormorai, immergendo la testa nell'armadio. Come se non conoscessi a memoria tutti i suoi vestiti.

"Che ne dici di questo?" proposi, tirando fuori un vestito verde a motivo floreale che le arrivava alle ginocchia. Davvero orribile.

Fece una smorfia. "Il vestito che mi ha regalato mia nonna per il compleanno? Spero tu stia scherzando."

Sospirai. Il piano 'Fai vestire in modo orrendo Camila in modo che Dylan scappi via' era appena fallito. Anche perché Camila sarebbe stata stupenda anche indossando la tappezzeria del divano.

"Mi piace di più... questo!" esclamò, posando il vestito verde per prenderne uno rosso fiammante, piuttosto corto e con un'ampia scollatura. La schiena, poi, era del tutto scoperta.

"Cam, se fossi in te, non indosserei quel vestito al primo appuntamento" le faccio notare, cercando di essere delicata.

"Perché?" cinguetta innocentemente.

"È molto... troppo... azzardato. Per un primo appuntamento ci vuole qualcosa che lo faccia restare a bocca aperta senza farlo pericolosamente eccitare" dissi. Cercai con lo sguardo tra i vestiti, finché i miei occhi si posarono su quello.

Ricordavo benissimo quando Camila lo aveva indossato. Era il capodanno di quattro anni prima, quando ci eravamo incontrate per la prima volta. Io avevo posato il mio sguardo su di lei e quel vestito le stava così bene e il suo corpo si muoveva così fluentemente al ritmo della musica...

Me ne ero subito innamorata.

E quel vestito aveva solo reso la cosa più semplice. Era nero, con la gonna a pieghe morbide e un fiocchetto argentato appena sotto il seno. Le maniche erano corte e cadenti, lasciavano le spalle scoperte.

"Questo" affermai, tirandolo fuori. E mi piangeva il cuore sapendo che Dylan avrebbe visto lo stesso splendore che avevo visto io, ma Camila sembrava tener molto a quell'appuntamento.

Lei allargò gli occhi, mentre un sorriso raggiante si impossessava del suo volto. E per quella vista, avrei rinunciato a tutto.

-

C'erano molti vantaggi nel condividere il mio appartamento con Camila. Avevo l'opportunità di vederla seminuda, di intrufolarmi nel suo letto la notte con una scusa qualsiasi, e di godermi la vista del suo volto assonnato la mattina.

Ma vi erano anche alcuni lati negativi. Tipo, sapevo sempre quando e con chi usciva, e questo non faceva che aumentare la mia gelosia.

Quando quella sera finì di prepararsi e se ne andò, io rimasi da sola con i miei pensieri. Mi sedetti nel divano davanti alla TV, ma la mia mente non prestava attenzione.

Riuscivo a pensare solo a Camila, alla sua fottuta eterosessualità, e a come si stesse divertendo in quel momento con Dylan senza di me.

Fu con questi pensieri che mi addormentai. Fui svegliata molte ore più tardi da una leggera e melodica risata.

"Lauren? Su, andiamo a letto" sussurrò Camila. Socchiusi gli occhi e vidi che cercava di alzarmi di peso dal divano, senza riuscirci.

"A letto?" domandai, con voce impastata dal sonno, senza elaborare bene ciò che stava succendendo.

"Sì" annuì, e mi fece alzare. Cominciò a condurmi nella mia stanza trascinandomi quasi di peso.

"Posso dormire con te?" chiesi. Il sonno aveva inibito tutti i miei freni e tutta la mia timidezza.

"Okay, Lauren" sbuffò con un sorrisetto, cambiando strada e guidandomi verso la sua stanza, l'unica con un letto abbastanza grande. "Dovresti cercarti un ragazzo, sai?"

"Ma io ho te" mormorai, facendola ridacchiare.

Entrammo nella sua stanza. "Non è la stessa cosa" disse, mettendosi a letto per poi discostarsi.

"No!" Le afferrai la mano. "Non mi lasciare" mi lagnai.

"Devo mettermi il pigiama" mi fece notare, indicandosi il vestitino che indossava. Quello che le avevo consigliato io.

E questo mi ricordò del suo appuntamento.

"Com'è andata con Dylan?" chiesi, anche se il sonno cominciava a rimpossessarsi di me.

"Bene, domani dobbiamo vederci di nuovo" mi rispose, mentre cominciava a far scivolare via il suo vestito, senza pudore, proprio davanti a me.

"Cam?" feci.

"Mh?" mormorò lei.

"Io ti..." amo, avrei voluto dire, ma caddi addormentata e la frase si perse nel vuoto.

She loves her; Camren [os]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora