Prologo

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I miei occhi vagavano in quello che per qualsiasi persona forse non poteva significare niente, ammiravo come delle semplici masse di gas potessero spostarsi così libere e serene in quell'azzurro irraggiungibile. Le osservavo, e provavo a capire, come immedesimarmi in una di loro. Come potermi sentire leggera da muovermi solo con un soffio di vento, come poter essere così candida e pura da non prestare paura.
Dal finestrino seguivo con il dito il loro soffice contorno, immaginando di poterle toccare davvero, senza urtarle, senza in alcun modo provocargli dolore, come una carezza.

È quotidiano ormai per me perdermi osservando le più insignificanti cose, fantasticando e pensando a come potevano essere se non erano quello che sono.
Che ci sarebbe al posto delle nuvole se le nuvole non esistessero?
Che colore sarebbe il cielo se non fosse blu? 
E il mare? 
Se non ci fosse il mare, l'oceano, di cosa sarebbe circondata la Terra?
E se non ci fossimo noi?
Chi abiterebbe il pianeta?
Cosa c'è oltre il nostro mondo?
Quanto può essere immenso lo spazio? E cosa siamo noi in confronto a tutto ciò?

Questa sfilza di domande mi riempiono la testa, non so perché, ma cerco inevitabilmente di dare una risposta a qualsiasi cosa.
Forse perché è certo che una risposta a tutto non c'è.
Ci sono misteri che non vogliono essere svelati ma che io muoio dalla voglia di sapere.
So che non potrò mai saperli eppure mi rifiuto di arrendermi alla comune conoscenza.
Voglio sapere il motivo per cui sono qui. Seduta, su questo posto.
E perché dopo sarò in piedi, li.
Perché ora sono sveglia e perché dopo dormirò.
Perché ora respiro e perché, forse, dopo no.
Voglio dare una spiegazione a questa mia appartenenza a questa realtà. E lo voglio subito.

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