Chapter 3

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Nel pomeriggio, dopo aver educatamente abbandonato i due ragazzi al bar, propongo di fare un giro della città, così, per cominciare fin da subito ad ambientarmi nella mia nuova vita.
Camminando deduco senza stupore che le strade di Amsterdam non hanno nulla a che vedere con quelle in Italia, qui si respira tutt'altra aria.
Sentire le persone parlare olandese e vedere qualsiasi scritta in questa lingua mi mette un po' in difficoltà, fortunatamente e modestamente riesco a cavarmela ugualmente con il mio perfetto inglese.
Giriamo anche un paio di negozi nel centro, acquisto qualche capo nuovo, giusto per presentarmi più decente che mai l'indomani all'università.
L'università.
Non saprei dire se sono eccitata o se sto per avere una crisi di panico.
Ho letto che per studenti esteri ci sono agevolazioni e un maggior numero di corsi per apprendere la lingua, inoltre alcuni dei quali sono in inglese. Non c'è da stupirsi, l'olandese non è che sia proprio una lingua conosciutissima.
Dovrei cavarmela.

Più tardi, verso il tramonto, torniamo a casa, e io, come una perfetta matricola, trascorro il restante tempo a riordinare libri, quaderni e appunti e a spulciare su internet vari annunci, nella speranza di trovare un lavoro, almeno per adesso part-time. Mi appunto qualche numero di un paio di ristoranti e negozi nella zona e mi riprometto di chiamarli al più presto.

Quando sento la mia conquilina rincasare, tanto per cambiare, la mia perfetta e organizzatissima organizzazione svanisce. Mi si piazza davanti sventolando un volantino, che deduco sia la pubblicità di qualche locale, e mi propone una "serata di benvenuto". In realtà più che propone direi mi impone. Provo a rifiutare, ricordandole di avere il colloquio all'università l'indomani molto presto, ma inutilmente : mi ha già chiuso tutti i libri.

In meno di mezz'ora siamo in già macchina, truccate e vestite di tutto punto per andare.
Ribadisco di non avere una gran voglia, ma Abigail non vuole sentire contestazioni.
Tralasciando i commenti di Abigail riguardanti i miei vestiti ( un semplice tubino nero), mi sento completamente fuori luogo.
Il locale, nonché il più conosciuto della città, è a dir poco immenso e  assolutamente moderno, cosa che contrasta completamente con l'Ansterdam lá fuori.
Divanetti in pelle in ogni angolo, luci accecanti dappertutto,un enorme bancone strapieno di alcolici e una borgia di gente.
Ho già detto di sentirmi disorientata?
Di tutt'altra appartenenza invece è Abigail che sembra trovarsi nel suo abitat naturale.
Per i primi dieci minuti non faccio altro che provare a seguirla, invano. L'ho già persa di vista.
La serata si promette divertente.
Cosciente del fatto che non l'avrei facilmente ritrovata lì in mezzo, le mando un messaggio in cui l'avviso di aspettarla fuori. Le lascio anche un paio di chiamate, che spero è più probabile che veda.
Senza avere più un filo di ossigeno e spostandomi a tantoni riesco ad individuare l'uscita, fuori dalla quale mi precipito. Finalmente.
Una volta fuori mi rendo conto di non avere la minima idea di dove mi trovo e spostando svogliatamente lo sguardo di qua e di là, individuo Abel. Credo di sbagliarmi, ma poi aguzzando la vista deduco che non mi sbaglio affatto. È appoggiato contro una parete impegnato a fumarsi una sigaretta con un paio di bottiglie di birra vuote ai suoi piedi.
Chissà se è solo o con lui c'è anche Andrea.
Scaccio via il pensiero e senza ripensarci una seconda volta mi avvicino.
- Abel! - urlo per sovrastare il baccano della musica che arriva fino a qui fuori.
- Cinzia, sei tu?-  mi squadra da capo a piedi - sei bellissima.- rimango un attimo sorpresa dal complimento, è ubriaco?
- Oh grazie.-
- Sei qui da sola? E la tua amica?-
- Oh ecco, giusto quanto, l'ho persa dentro.- con il dito indico l'entrata dalla quale continuano a fluire persone.
- Tu sei solo? -
- Si, Andrea non è voluto venire, ha detto di dover fare delle cose.- con il
gesto della mano con cui liquida quest'ultima risposta capisco che devo frenarmi dal fargli un ulteriore domanda.
Cerco di non far emergere la nota di dispiacere. - Oh, d'accordo.-
- Ti va di bere qualcosa?-
- Io là dentro non rientro.- affermo impassibile.
-  No prendiamo qualcosa in un bar...-
Ci penso su: controllo il telefono, di Abigal neanche l'ombra, decido di accettare l'offerta.

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