Chapter 2

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Salgo gli scalini del ponte dell'aereo dando uno sguardo all'orologio, le cinque e mezza esatte di mattina.
Mi siedo al mio solito posto accanto al finestrino.
I sedili sembrano vuoti, probabilmente neanche la metà delle persone è rimasta una notte intera in aereoporto.
Do una svelta contata e possono esserci si e no una ventina di persone, il silenzio regna sovrano, ma mi dico che è per via dell'ora.
Nel tentativo di alleggerire la noia infilo gli auricolari nelle orecchie, appoggio la testa sullo scomodo schienale del sedile e mi volto verso il finestrino socchiudendo gli occhi.
Neanche un secondo a questa parte mi rendo contro che il mio tentativo è miserabilmente fallito sentendomi picchiettare due dita sulla spalla.
Ruoto la testa e vedo Andrea che mi domanda sottovoce se il posto al mio fianco è libero. Alzo le spalle per indicare che non ne ho idea e si siede.

Il viaggio è stato molto più lungo e silenzioso di quanto mi ero aspettata, intervallato solamente da vari avvisi da parte del comandante e qualche ticchettio proveniente dalle scarpe delle hostess che andavano su e giù tra i sedili.
Dopo un'ora e poco più eravamo all'aereoporto di Amsterdam trascinando i bagagli lungo il pavimento di marmo.
Come promesso, ad aspettarmi, seduta con un caffè in mano, c'è Abigail.
Ha un espressione stanca, ma che subito la sostituisce con un sorriso appena mi vede. Ci abbracciamo un pò goffamente, come persone che non si vedono da anni.
Infatti è così.
Assaporando il suo profumo e sentendo l'odore dell'autunno che si avvicina posso dire dire di sentirmi casa.
- come stai?- è la sua prima domanda.
- stanca. Andiamo a casa.-
- subito signora.- fa il gesto del capitano. Senza neanche chiederglielo mi prende una delle valigie aiutandomi, per poi dirigerci dirette verso il parcheggio.

- Cinzia!- mi volto e vedo Andrea che corre verso di noi.
- Andrea..- sorrido debolmente, non credo di avere forza sufficiente in corpo da mostrarmi entusiasta. Abigail mi guarda storto. Le invio un " poi ti spiego" telepaticamente.
- Ve ne andate?- domanda torturandosi il ciuffo ribelle, presumo che non era premeditata la domanda.
Cerco di non farci troppo caso - Beh non è nei miei programmi passare un altra nottata in un aeroporto...-
Sorride, probabile sollevato dalla mia risposta smorza-figuraccia.
- Hai ragione...io sto aspettando Abel, non è ancora arrivato..-
- Tuo cugino? -
- Esattamente. Oh eccolo, mi sta chiamando. Scusatemi un attimo.-  ci mostra il cellulare e si allontana per rispondere.

Abigail mi tira per un braccio e noto che sul suo volto balena una smorfia estasiata. - E quello sarebbe?-
- Andrea..il tipo che mi ha prestato il cellulare per chiamarti.- la butto lì, non ci trovo nulla di così entusiasmante.
- E si ricorda così bene di te da urlare il tuo nome? - la sua presa è ancora solida sul mio polso, mi viene da ridere per la sua faccia da cacciatrice di spermatozoi.
- Abigail, il-il mio polso..- indico il livido che premette di formarsi sul mio braccio - ah scusa.- e subito molla presa, sento il sangue tornare a circolare.
- ma pretendo spiegazioni al più presto!.-
Rispondo annuendo vedendo Andrea tornare verso la nostra direzione.
- Abel è quì, mi sta aspettando nel parcheggio, volete un passaggio?-
Gli occhi di Abigail luccicano ma lenstacco subito la spina.
- Oh, grazie, ma Abigail ha la macchina, andiamo da sole.-  gli sorrido provando a mostrarmi convincente così da fargli abbandonate la sua idea.
- D'accordo...allora ehm ci si vede.-
Mi schiocca un bacio sulla guancia. Rimango abbilita un attimo per poi ricambiare il saluto convinta che probabilmente non l'avrei rivisto presto.
Neanche il tempo di fargli compiere due metri che Abigail mi guarda incenerendomi. È sempre la solita.
- Ma perchè lo hai fatto? Potevamo andare con loro!-  comincia a frignare come una bambina e non badandoci troppo la tiro per un braccio.
- Magari mi presentava il cugino!- ignoro le sue lamentele e continuo a trascinarla.
- Solo il numero di telefono!- mi volto cercando di scovare ancora l'ironia nella sua voce, ma capisco che non c'è più.
- Abigail spegni gli ormoni, non abbiamo più quindici anni! Forza andiamo che devi guidare, io non conosco la strada!- sbruffa per la ventesima volta da un minuto a questa parte e si arrende.

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