Hey troubles, go away!

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............due mesi dopo.........

-Kami-sama...oggi Yuta mi ha ucciso...- sospiro buttandomi a peso morto sul divano, praticamente senza voce. Quanto volte avrò registrato il ritornello di quella canzone? Una ventina, direi. Akira si siede accanto a me e prende a massaggiarmi le spalle.

-Non dovresti sdraiarti a pancia in giù...- mi riprende dolcemente. Mi tiro su a sedere. Ha ragione.

-Stasera preparo io la cena....tu rimani qui sul divano a rilassarti.-

-Grazie...- mugolo, la faccia affondata in un cuscino.

Mezz'oretta dopo la cena mi viene servita su un piccolo vassoio di legno, compresa di copertina sulle gambe.

-Grazie darling.- gli do un bacino sulla punta del naso fasciato.

-Non c'è di che...- ridacchia lui, prendendo anche la sua cena. Mangiamo sul divano, la televisione accesa che nessuno guarda, troppo impegnati a parlare fra un boccone e l'altro.

-Ieri ho provato a cercare su internet una casa più grande, ma non sembra esserci nulla...- mi dice Aki, vagamente sconsolato.

-Non preoccuparti, mancano ancora sette mesi, abbiamo tempo...- cerco di rincuorarlo.

-Mi piacerebbe togliere quella dannata targhetta firmata "Matsumoto" sul campanello della nuova casa...- borbotto dopo un po', più che altro tra me e me, rimestando con le bacchette il contenuto del mio piatto.

-Anche a me...- risponde Akira sovrappensiero.

-C-cosa?- chiedo, sperando di aver capito bene. Neanche il tempo di girarmi che una scatoletta nera e lucida compare fra le sue mani. Mi manca il respiro per un secondo, il cuore che perde un battito per strada. Aki si alza, per poi ri-inginocchiarsi subito davanti a me e apre la scatolina di scatto. Un'anello in oro bianco con una piccola incisione sulla parte superiore scintilla circondato da tanto velluto blu scuro.

-Takanori...vuoi sposarmi?- mi chiede, la voce, che voleva essere solenne e profonda, leggermente tremante ed insicura.

Gli salto al collo, quasi travolgendolo pur essendo la metà di lui.

-Sì...lo voglio più di ogni altra cosa...- sussurro fra le lacrime. Mi stringe più forte. Gli porgo la mano, e lui si affretta ad ornarmela con il nuovo gioiellino, che spicca luminoso seppur così simile al colore della mia pelle. Cerco di leggere la piccola scritta e ciò che vedo mi riempie il cuore di gioia. Le nostre iniziali e solo un cuore a dividerle. Le divide e le unisce allo stesso tempo, metà cuore per ciascuno, due metà che si completano a vicenda, come i pezzi di un puzzle complicato che di solito perdi e ritrovi anni dopo. Quei due pezzi perfetti, quelli che mancano per completare il disegno, quelli che si incastrano senza fatica l'uno nell'altro e non si lasciano più andare, sebbene tu cerchi in ogni modo di staccarli.

-È bellissimo, amore.- mormoro sfiorandolo con un dito.

-Tu sei bellissimo.- sorride baciandomi a lungo.

.......qualche giorno dopo.......

-Credo che dovremmo andare da una wedding planner...- sospiro con le mani fra i capelli, sommerso da fotografie, riviste, fogli stampati e campioni di stoffa.

-Ehm, non credo che potremmo...- cerca di dire Akira, visibilmente sconsolato.

-Perchè?-

-Io...non pensavo di sposarci in un santuario...sai com'è...dovremmo fare una cosa "tra di noi".-

Non ci avevo pensato, non mi era neanche passato per l'anticamera del cervello. Sono talmente abituato alla mia relazione con Akira da dimenticarmi spesso di non essere parte di una coppia "tradizionale".

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