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Le luci che quel mattino svegliarono Ronan erano diverse dal solito, anzi,quella stessa giornata aveva qualcosa di diverso: era il compleanno di Ellie.

Quando il ragazzo uscì dalla camera, come al solito senza fare alcun rumore, notò che la porta della camera di sua sorella era aperta e, data l'ora, s'insospettì.

Avvicinandosi con la massima cura del silenzio, diede una rapida occhiata all'interno della stanza e vide il padre sedere accanto alla figlia. Appena questi notò la presenza del figlio, si alzò, lasciando sul letto l'incavo creato dal suo peso e gli si avvicinò.

"Lasciamola dormire ancora un po'" la voce di Marcus era ridotta ad un flebile sussurro

Il ragazzo si limitò ad annuire, ancora parzialmente stordito dalle poche ore di sonno. "Io vado a farmi un giro" annunciò poi. Il padre annuì, mantenendo lo sguardo posato sulla piccola che dormiva beatamente, ignara della loro presenza.

Quando arrivò sulla soglia della porta, però, qualcosa lo fermò, un interrogativo che necessitava di una risposta. Salì le scale e, preso il padre per il braccio, gli chiese di scendere al piano inferiore.

"Devi dirmi qualcosa?" chiese Marcus con un'espressione alquanto sorpresa

"No, però c'è qualcosa che ti devo chiedere"

"Allora chiedi" rispose, sorridendo, il padre. Quando però notò l'espressione del figlio, poco in vena di scherzi, quel sorriso svanì come una foglia portata via dal vento.

"Mamma verrà davvero?"

Gli occhi del ragazzo erano fissi in quelli del padre e Marcus vide negli iridi verdi del ragazzo qualcosa di arcano: se avesse mentito, lui se ne sarebbe accorto.

"Non lo so" dopo qualche istante di silenzio, l'uomo pronunciò queste parole con un sospiro.

I due si fissarono negli occhi finché il padre non distolse lo sguardo, non riuscendo più a reggere quello del figlio.

I due rimasero seduti in cucina, uno difronte all'altro, immersi nel silenzio più totale, finché un rumore non annunciò il risveglio di Ellie. Quando la bambina scese le scale, con passi goffi e resi incerti dal sonno che non l'aveva ancora abbandonata, i due si guardarono negli occhi e, per la prima volta da circa un'ora, Ronan sorrise.

"Auguri!" la voce dei due si fuse in un unico coro che per poco non spaventò la bambina, quando entrò nella stanza.

Il padre corse ad abbracciarla mentre il fratello guardava la scena, compiaciuto, dalla sedia.

Dopo vari festeggiamenti ognuno tornò alle sue usualità: Ellie in camera sua a divertirsi con i suoi nuovi giocattoli, Marcus andò a lavoro e Ronan si chiuse in camera sua a...beh, probabilmente nemmeno lui sapeva cosa stesse facendo.

Il ragazzo prese un blocco per appunti che vide alla sua destra ed iniziò a scrivere tutte le frasi che gli passavano per la mente, molte di cui erano tratte da alcune delle sue canzoni preferite. A frasi come "Buon compleanno, Ellie!" e "Che bella giornata", si affiancavano citazioni quali "Love you so much makes me sick" (da Aneurysm dei Nirvana), "Girl, you gotta love your men" (da Riders on the Storm, dei The Doors), o ancora "How long will I slide, separate my side?" (da Otherside, dei Red Hot Chili Peppers) e "I'm the voice inside your head you refuse to hear" (da The Pretender, dei Foo Fighters).

Sembrava essersi perso in quel mondo al limite tra la follia e la musica, che probabilmente era la sua unica passione.

Quel pomeriggio, Ronan si vestì con una rara eleganza, almeno nel suo caso, e si avviò verso casa di Clara. L'appuntamento fu identico a quello precedente, ma qualcosa nel ragazzo era diverso. Clara, preoccupata, gli chiese più volte cosa non andasse, ma senza ottenere alcun risultato. Poi, mentre sedevano sull'erba di quella magica collinetta, ancora bagnata dalla rugiada mattutina...

"Ehi, te lo chiedo un'ultima volta, non mi piace vederti così, che hai?"

Il ragazzo non rispose, pareva perso nell'infinità dell'orizzonte e, ad essere sinceri, sembrava non aver minimamente prestato attenzione al fatto che gli fosse stata posta una domanda.

Poi, quando Clara stava per veder le sue speranze di far parlare il ragazzo crollare, questi la guardó negli occhi e la bació, poi, finalmente, le raccontó ció che turbava il suo animo. Quando ebbe finito di parlare, la ragazza, con occhi pieni di compassione, lo bació nuovamente. Poi Ronan la riaccompagnó a casa.

Quando, infine, Ronan raggiunse casa sua, si fermó dinnanzi alla porta e, mentre ne studiava attentamente le rifiniture, viaggió con la fantasia; per un istante gli sembró quasi possibile che, entrando, avrebbe trovato sua madre ad accoglierlo a braccia aperte. Quindi aprí la porta in un impeto di felicitá, per non trovare altro che Ellie in lacrime e Marcus che, tornato da lavoro, cercava disperatamente di far cessare quel pianto.
Quando gli occhi di Ronan incontrarono quelli del padre, il suo sguardo, affranto e rassegnato, diceva tutto e, per essere sinceri, il ragazzo se l'aspettava: sua madre non era tornata.

Dopo aver calmato la bambina ed averla messa a letto, i due parlarono a lungo e Ronan scoprí, con un pizzico di ironia, di non esser stato l'unico ad aspettarsi l'assenza della donna. Marcus si diceva ferito, ma Ronan negli occhi del padre poteva vedere che ció che realmente infiammava la sua anima era la promessa che la moglia aveva fatto alla figlioletta qualche mese prima. Ellie aveva atteso ogni giorno, impazionete di rivedere sua madre il giorno del suo compleanno e lei non si era presentata, nemmeno una telefonata...

Quella notte, nonostante la vera vittima di quell'assenza fosse Ellie, nessuno dei due riuscí a dormire. Seduti faccia a faccia in cucina, decisero di cambiare argomento: Morfeo non li accoglieva nelle sue braccia ed i due non erano minimamente intenzionati a far orbitare i loro pensieri intorno a quel Sole di amarezza e malinconia; quindi, a breve i due cambiarono discorso svagandosi in accese conversazioni su sport, scuola e lavoro.

Quando Marcus si accorse che il figlio non aveva resistito alla chiamata del mondo onirico e si era accasciato sul tavolo, era ormai per lui ora di andare a lavoro. Per la prima volta, da quando aveva 10 anni, lo bació delicatamente sulla nuca, i corti capelli di Ronan gli pizzicarono le labbra, ma poco importava. Quindi, in assoluto silenzio, varcó l'uscio dell'abitazione e, rivolgendo un ultimo sguardo carico d'amore al figlio, si chiuse la porta alle spalle.

Le Luci Di SettembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora