[...] ma Alessio non ci faceva troppo caso, aveva davanti soltanto il viso di Gennaro, e le sue labbra, che in quel momento pensava di preferire decisamente ai suoi occhi azzurri.
Erano passati ormai tre giorni dalla doppia eliminazione, e tutti i concorrenti del loft erano particolarmente concentrati sui propri pezzi, e la maggior parte era anche parecchio spaventata per l'italiano, ma purtroppo doveva arrivare anche questo male, ripeteva Gennaro.
Gli Urban Strangers erano in una delle stanze del loft a provare e provare e riprovare ancora il loro brano. Alessio aveva le palpebre pesanti, erano le due e trenta di notte ed erano quasi sei ore che stavano arrangiando e cantando, ormai la libertà gli stava facendo venire la nausea.
"Sbaglio a pronunciare in questo punto- indicava qui e là Gennaro -e tu devi accelerare quando canti quella parte della libertà, okay?"
"Sì Gennà, ma adesso basta eh, continuiamo domani".
"Ma no, deve venire perfetta".
Alessio sbuffò e sospirò a fondo riconoscendo la determinazione mista a tanta ansia dell'amico. "Ancora un'ora e basta Alé, te lo giuro, ma siamo indietro e non viene ancora bene..."
Alessio alzò gli occhi e scosse la testa: quando è troppo è troppo. Il moro non pensava soltanto alle prove infinite, ma anche alla vicinanza dell'altro: con la stanchezza e la concitazione della canzone le sue difese erano pericolosamente abbassate, e sarebbe bastato pochissimo per far succedere cose che non dovevano succedere. Cosa mi prende? continuava a ripetersi il moro da ore.
Da quel famoso giovedì, infatti, ogni cosa che si dicevano o facevano sembrava loro fraintendibile, imbarazzante, strana, o troppo, troppo cosa? ma nessuno dei due lo sapeva, o non voleva pensarci. Si guardavano troppo, si pensavano troppo, volevano stare insieme troppo, ogni parola o sfioramento era troppo, troppo.
Alessio stava per voltarsi e andarsene a letto, ma l'altro lo guardò tanto intensamente da fargli cambiare idea. So che quegli occhi mi distruggeranno, si diceva Alex, non ce la posso fare.
"Per favore... -Gennaro lo stava quasi supplicando, con gli occhi che, urlando, chiedevano supporto e comprensione -per favore". Il biondo abbassò il capo, deluso da se stesso per essersi mostrato fragile per l'ennesima volta. Idiota, stai zitto. So provare anche da solo. Idiota. Perché non viene qui? Ora se ne va. Ma non mi importa, riesco a provare la mia parte anche da solo. Perché non viene qui?!
Alessio capì e senza fretta eseguì i muti ordini del compagno di band, ma si stava spazientendo perché a quell'ora gli veniva difficile sopportare le insicurezze e il perfezionismo dell'altro, che erano sempre non giustificati, visto che il brano riusciva bene, e perfetto non lo sarebbe mai stato.
Dopo venti minuti di canti sottovoce, Gennaro corse in cucina a preparare due caffé molto lunghi, perché dovevano continuare per la prossima mezz'ora, anche se, se fosse stato per lui, avrebbero provato tutta la notte. Mentre aspettava il caffé si sedette su una sedia, la stanchezza gli piombò addosso di colpo e si addormentò così.
Un Alessio innervosito dalla lentezza disumana dell'altro, intanto, si era deciso a raggiungerlo in cucina e menomale che l'aveva fatto, si diceva. Aveva davanti una scena tanto dolce e tenera, che sospirò, scosse la testa e sorrise. Gennaro stava seduto su una sedia con la testa ciondolante, il ciuffo biondo che gli copriva quasi il naso, la bocca socchiusa da cui usciva un respiro sottile che produceva il suono più bello del mondo, secondo Alessio. Ora muoio qui. -pensava il moro- Cosa faccio però? Lo sollevo e lo porto in camera? Tanto sarà di sicuro leggerissimo.. Ma no, potrei svegliarlo.
Un passo avanti, altro passo, un altro ancora, ed era a pochi centimetri dall'amico, che si tormentava sul da farsi, su cosa sarebbe stato meno strano fare, e sul perché qualcosa dovesse risultare strano, e sul motivo per cui si sentiva così bene a stare accanto a lui, sul perché desiderasse fortissimo stringerlo a sé e dormire accanto a lui, per non perdersi nemmeno un respiro, un battito. Intanto il suo cuore per quei pensieri a briglia sciolta e per la situazione così privata e intima, stava per abbandonare la sua gabbia toracica e andare a congiungersi con l'altro, di cuore, che batteva in modo regolare e faceva sentire Alessio in pace con il mondo. Il moro appoggiò piano la mano sinistra sul collo dell'amico e sfiorò quella parte di spina dorsale che si percepiva sotto la pelle calda dell'altro, proseguì così delicatamente fino alla sua nuca, per poi ritornare sul collo disegnando con l'indice dei piccoli cerchi, delicatamente, come se Gennaro potesse frantumarsi sotto al minimo tocco. Gli si azzerò la mente sentendo un sospiro più forte uscire dalle labbra del biondo, non pensò più alla stranezza della situazione, a nient'altro, di nuovo esistevano solo loro due. Con il cuore a tremila Alessio abbassò il viso avvicinandolo a Gennaro, e senza riflettere lasciò l'accenno di un bacio sul suo collo. Poi un altro un po' più definito, e poi ancora un altro sulla sua nuca. Non riusciva più a capire cosa fosse reale e cosa no, tutto era confuso: se mi fa quest'effetto solo sfiorarlo... è tutto assurdo. E su questi pensieri posò una quarta volta le labbra sul collo dell'amico, e si stava rendendo conto di aver trovato un'altra parte del corpo di Gennaro preferita.
Questa volta il capo del biondo non rimase immobile, ma si alzò leggermente. Ad Alessio prese un colpo e si allontanò di scatto dal collo dell'altro, arrossendo violentemente e mordendosi il labbro inferiore, senza riuscire però a distogliere gli occhi da quelli di Gennaro, che intanto si erano aperti leggermente e lo stavano fissando sorpresi. Il torpore stava abbandonando il biondo, che stava cercando di capire perché il suo compagno di band si stesse torturando il labbro -cosa che di solito era sua competenza- e avesse un'espressione colpevole, mista a qualcos'altro di non definibile. La risposta gli arrivò subito, perché gli tornò in mente la sensazione di poco prima, e si portò istintivamente una mano dietro al collo: Ma allora non me lo stavo sognando, oddio. Oddio. ODDIO.
Mentre la mente di Gennaro elaborava, quella di Alex stava per andare in fumo per tutti i pensieri che gli si stavano mescolando in testa, tra cui: non credo di essere in me, no. Però alla fine non ho fatto niente di che. O sì? ... Per favore pavimento del loft apriti, ORA.
Intanto Genn si stava incitando ad agire, a dire qualcosa, qualunque cosa, davvero, tutto va bene, basta che dici qualcosa, anche a caso, ma dillo! Al biondo stava venendo l'ansia per una cosa così piccola che si maledì mentalmente per la sua incapacità in ogni situazione e si costrinse a muoversi. Si alzò dalla sedia e con un passo si ritrovò a pochi centimetri dall'altro. Troppo vicino, troppo vicino, troppovicino, stavano pensando entrambi, il cuore di Gennaro che stava per scoppiare, e quello di Alessio che probabilmente era già esploso. Gennaro, determinato ed emozionato, ma anche un po' timoroso, prese con la sua mano destra la sinistra dell'altro, e la strinse leggermente, per poi fare la stessa cosa con l'altra mano; erano entrambe calde, quelle di Gennaro di più, perché la situazione lo stava facendo sudare per mille motivi diversi.
Gennaro si mordicchiava le labbra e Alessio le fissava, entrambi tentennavano.
Il biondo stava implodendo: al diavolo! E si sbilanciò verso l'altro. I nasi si scontrarono in un modo abbastanza patetico, le loro mani si lasciarono, e Alessio scoppiò a ridere: "È l'effetto Urban". Gennaro lo guardò male e poi rise di loro, di tutto quell'imbarazzo che non aveva senso, perché tra loro era sempre tutto naturale. Se è destino che succeda qualcosa, succederà, stava pensando il biondo. Ma poi si ricordò che lui non credeva in queste cose e quindi si sporse nuovamente verso l'amico e gli soffiò sulle labbra, per poi tentare di allontanarsi, ma Alessio non glielo lasciò fare e, con un movimento quasi impercettibile, fece aderire le sue labbra a quelle di Gennaro, il quale chiuse istintivamente gli occhi e non staccò la sua bocca dall'altra, ma proseguì il bacio, più lentamente, assumendo ogni secondo diverse sfumature di rosso. Sentiva di non essere mai stato così in pace, di non aver mai fatto una cosa più giusta, che lo facesse stare così bene.
Le labbra si staccarono appena, i respiri corti, i cuori quasi in sincrono; Gennaro sorrise, si sfiorò per un attimo la bocca con l'indice e il medio, tornò a tormentarsi il labbro inferiore e abbassò in fretta lo sguardo, imbarazzato dalle sue emozioni.
"Tutto bene Gennà?" gli chiese un Alex felice e un po' confuso, ma in un modo bello.
"Come potrebbe non esserlo?" gli sussurrò Gennaro all'orecchio.
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Gennex
FanfictionA X factor 9, nel loft, dopo il live a doppia eliminazione, sono tutti sconvolti. Gennaro e Alessio si capiscono senza parlare, come sempre. La storia è abbastanza fluff. ❤ Tanto amore ❤