Mystery-Capitolo 1

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Mystery.

Guardo il marciapiede, persa nei miei pensieri.

Le persone accanto a me però le vedo, molti fumano mentre parlano, alcune ragazzine stridono con la loro risata da storcere i timpani.

E io sono qui, sola.

Ma in un certo senso mi piace stare sola, adoro tenere le cose per me e non dover aprire bocca ogni due secondi per rispondere a domande stupide e inutili; ma tutto questo fa anche male, sapere che comunque sia non c'è poi nessuno che vuole sentirti rispondere.

***

Sento dei passi e poi un corpo spingermi verso destra, -Scusa, sono degli idioti- così si scusa il ragazzo riferendosi ai suoi amici che lo avevano spinto poco prima -Niente- gli rispondo mentre mi preparo per salire sulla corriera che era arrivata nel mentre.

Ho trovato un posto vicino al finestrino, e mi sono messa gli auricolari guardando fuori, subito dopo però, mentre la canzone stava iniziando, ho sentito un soffio d'aria alle mie spalle, quasi come se qualcuno si fosse seduto accanto a me, era di nuovo lui.

Mi giro di nuovo verso il finestrino, constatando di non avere voglia di parlare con nessuno, ne tanto meno con lui.

Mi è partita nel lettore musicale una canzone lenta e tranquilla che mi ha  presa completamente, quando ad un certo punto lui mi scuote  la spalla sinistra, per attirare la mia attenzione.

Mi giro  verso di lui, togliendomi un auricolare ma facendogli capire di non avere nessuna voglia di parlare con lui che a quanto pare però non dà segno di aver capito il mio segnale.

-Si?- gli chiedo scocciata.

-Non ti avevo mai vista in questa scuola- mi dice guardando di fronte a se.

-Ok, ma scusa tu chi sei? Perché nemmeno io ti ho mai visto.- alzo lentamente un sopracciglio.

-Mi chiamo Joe, sono in terza, e si, scusa ancora per prima, davvero loro mi hanno spinto e sono finito addosso a te ma..- lascia la frase a metà -Fa niente, tranquillo, comunque io sono Catherine- gli rispondo subito dopo, lui allora mi stringe la mano e poi comincia  a prepararsi per scendere dall'autobus -Bhe allora ci vediamo domani- mi dice, quasi come se fosse una richiesta, -Va bene- gli risponfo per poi vederlo scendere i tre scalini dell'autobus e uscire da esso.

Sono arrivata a casa alle due meno un quarto, ma non ho trovato nessuno, e questa cosa è strana perché mia madre di solito  bada fino a mezzogiorno ad un anziano che abita non molto lontano da qui, e torna poi a casa per fare in modo di riuscire a pranzare con me, per poi tornare a lavorare dalle quattro fino alle otto della sera.

Non mi preoccupo troppo per questa cosa, probabilmente sarà andata a trovare mio padre a lavoro durante l'ora di pranzo, visto che è da quasi una settimana che non lo vediamo perché torna a casa tardi e quando arriva siamo tutte e due a letto; mi preparo così velocemente un panino, mentre continuo a cambiare canale cercando di trovare qualcosa di decente da guardare che non sia un conflitto tra coppie o qualcosa del genere.

Alla fine opto per un film d'amore, dove lui è affetto da disturbi della personalità e lei è un'infermiera che lo segue da qualche mese, mi sono interessata molto alla trama anche se la mia concentrazione non è delle migliori, soprattutto dopo scuola.

Verso le quattro del pomeriggio mi dirigo verso la zaino per poi prendere tra le mani i libri che mi servono per studiare ritornando successivamente al divano in sala che è davvero troppo comodo per lasciarlo da solo; nel frattempo Tobìa, il mio cane, si è trasferito accanto a me sul divano, e alle volte mi lecca la mano quasi a incoraggiarmi a fargli le coccole.

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