Mystery-Capitolo 3

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-Scusami, sto scendendo, arrivo subito- mi dice di fretta mio padre prima di chiudere la chiamata.

-Sta arrivando- dico a Joe, non so se essere felice perché finalmente mio padre mi ha risposto e sta bene o preoccupata per quello che sta succedendo a mia madre.

Lo vedo uscire dagli ascensori dopo circa cinque minuti, si rivolge verso di me guardandomi con un'espressione confusa, così gli spiego il problema che abbiamo avuto indicandogli poi l'infermiera con la quale abbiamo parlato, lui allora si avvia verso di lei e, dopo che lei ha annuito un paio di volte guardando nella nostra direzione, torna verso di noi, mi abbraccia forte -Vuoi venire su?- mi chiede, ma poi guarda anche Joe e gli dice –Può venire su soltanto lei, scusami Joe, puoi rimanere e riaccompagnarla se vuoi, riusciresti?- lo guarda con un briciolo di speranza negli occhi –Ehm si, si posso aspettare- mio padre gli sorride riconoscente per poi appoggiarmi una mano sulla schiena e accompagnarmi all'ascensore.

Una volta arrivati al quarto piano ci dirigiamo verso la stanza 49, e li la vedo.

Ha un tubo che la fa respirare attraverso una mascherina, non si muove e non ha gli occhi aperti, la sua pelle è bianca come il latte, ed è strano visto che è sempre stata molto scura; i suoi capelli sono secchi anche se hanno mantenuto comunque la loro lucidità, ha un po' di occhiaie ma le sue labbra sono sempre di un rosa chiaro e tenue.

-Cosa..- la guardo scioccata mentre aspetto spiegazioni da mio padre che mi guarda come se i sensi di colpa lo stessero divorando.

-Sembrava fosse tutto ok..- parla piano, quasi come se non volesse farla svegliare, -Ieri è venuto il medico, con le analisi e ha detto che..- perde le voce per un attimo, la guarda e ha gli occhi leggermente lucidi, nel frattempo io perdo un battito, aspetto con pazienza, non voglio mettergli fretta nonostante l'ansia mi stia logorando dentro. 

Dopo minuti che sembravano interminabili, si rivolge di nuovo verso di me, siamo entrambi appoggiati allo stipite della porta d'entrata della stanza di mia madre, lui abbassa lo sguardo e comincia a guardarsi le mani, e solo in questo momento noto come siano tremendamente sudate.

-Le hanno diagnosticato una malattia.- si ferma e con lui anche il mio cuore.

-La malattia di Huntington, è una malattia neuro degenerativa, il dottore ha detto che colpisce piano piano la coordinazione dei muscoli fino ad arrivare a problemi psichiatrici e tutte le cose che prima sapeva, pian piano scompariranno dalla sua mente..- ci sediamo sulle due sedie accanto al suo letto, mio padre pensa a qualcos'altro da dirmi, lo vedo nella sua espressione.

-L'aveva anche la tua bisnonna, noi davvero non avremmo mai pensato che..- una piccola lacrima gli riga la guancia, ma improvvisamente io non ce la faccio più , è davvero troppo, devo respirare, mi sento soffocare.

Mi alzo dalla sedia improvvisamente, lui mi chiede dove vado, ma non lo so nemmeno io, cammino a passo veloce e mi dirigo verso l'uscita d'emergenza, apro le porte velocemente e appena riesco a  respirare aria pulita il mio respiro inizia a farsi sempre più pesante e veloce, mi viene da piangere, da vomitare, da ridere, ho la gola in fiamme e secca, le persone mi passano accanto ma non si fermano, probabilmente troppo impegnate, alcune corrono dal parcheggio all'entrata del pronto soccorso con il respiro affannato e la preoccupazione in volto, e mi sento così in colpa di star reagendo in questo modo perché mi rendo conto che ci sono cose più brutte al modo, anche se comunque anche questa è una cosa bruttissima e che non augurerei mai a nessuno al mondo, mi rendo conto di non essere nel peggiore dei casi, ho ancora abbastanza tempo se mia madre si riprende, ma mi sono persa, completamente.

Quanto è brutto, cosa sto facendo?Cosa sta succedendo?Non sento più nulla. Non vedo più nulla.

Sento che sto per cadere, sto per svenire, appoggio le mani alle ginocchia e cerco di regolare il respiro ma invano, non sento quasi più il terreno sotto i miei piedi, ed essi non riescono più a reggermi, e finalmente i miei piedi pian piano cedono, insieme alle gambe e alle braccia e alla mia testa.

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