1. Una sottile ma profonda diversità

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Riccardo Morello era un ragazzino di diciassette anni che viveva da quasi dieci con la sua famiglia in via dei Pioppi n 33, nella casetta al secondo piano a destra. Aveva un bel viso dai lineamenti marcati, una fronte alta e spaziosa su cui cadevano disordinati dei ciuffi di capelli castani e delle labbra rosse e carnose ad incorniciare un dolcissimo sorriso. La madre amava dire in giro che era stata lei a donargli quel sorriso disarmante e che era sicuramente il suo tratto migliore. <<Peccato che non lo mostri molto spesso agli altri>> aggiungeva poi la donna, sospirando. In realtà, quello che la mamma di Riccardo non aveva mai capito, era che il tratto migliore di suo figlio erano i due grandi e profondi occhi scuri, neri come la pece, che erano in grado di guardare le cose in modo diverso, che sapevano trovare la poesia in ogni angolo del mondo, anche quello più triste. Riccardo non era un ragazzino come gli altri e spesso la sua famiglia, composta da madre, padre e fratellino minore, non era in grado di percepire la sua profonda e allo stesso tempo sottile diversità.
La sua stanza si affacciava direttamente sull'ampio cortile del condominio e dall'esterno si potevano intravedere unicamente delle semplici tende color panna appese alla finestra. La stanza del ragazzo aveva una carta da parati molto modesta, color bianco calce impreziosita da piccoli orsetti di vari colori e misure. <<Non se ne parla! Sono ricordi del passato>> esclamava sempre la madre ogni volta che il ragazzo, ormai adolescente, le chiedeva di cambiarla. <<E comunque>> continuava la donna <<ci sono talmente tante cose appese al muro che gli orsi neanche si vedono più>>. Negli ultimi anni Riccardo aveva infatti deciso di risolversi il problema da solo. Aveva passato notti intere a disegnare paesaggi e persone con le sue matite colorate, ma anche porti, strade, case, montagne e colline e li aveva disegnati su ogni pezzo di carta che si fosse trovato davanti: fogli volanti, tovagliette da pizzeria, fazzolettini tascabili e una volta anche una T-shirt. Tutti questi disegni venivano poi attaccati alla parete con una puntina, che veniva infilata sulla sommità delle orecchie di un piccolo orso. E così, con gli anni, le mura della sua stanza erano diventate la rappresentazione dell'universo; non l'universo che conosciamo noi, ma l'universo che esisteva solo nei suoi pensieri, ricco di luce e colori, di paesaggi incontaminati e fantasiosi, un universo ricco di persone strambe, uomini senza capelli, bambini giganti, animali volanti, guerrieri senza scrupoli e avventuriere tenebrose. L'universo in cui viveva il ragazzo era proprio così, assurdo e incontaminato, tanto bello quanto chiuso e impenetrabile al resto del mondo. Quasi ogni anno, Riccardo faceva una gita da solo al lago, per tentare di riprodurre con gli acquerelli lo splendore del panorama al tramonto. Per qualche motivo, purtroppo, fino ad allora, non era mai rimasto particolarmente soddisfatto dei suoi paesaggi; stilisticamente e tecnicamente parlando erano buoni, ma li vedeva spenti e privi di anima, come se mancasse loro qualcosa. A parte qualche scampagnata qua e là per trovare ispirazione, Riccardo non aveva molti ricordi della sua infanzia, del resto non aveva vissuto una vita così ricca di avvenimenti entusiasmanti che valesse la pena ricordare; non ricordava il giorno del suo decimo compleanno, quando andò in gita allo zoo con la famiglia, nonostante la madre avesse appeso la foto di quella giornata al frigorifero con una calamita trovata nella scatola dei biscotti; non ricordava il suo primo giorno di scuola, quando era l'unico bambino a non essere scoppiato in lacrime dopo essere stato lasciato in classe dai genitori; non ricordava il giorno in cui era nato suo fratello Davide, eppure il piccolo mostriciattolo con i denti a fisarmonica era proprio lì, davanti ai suoi occhi ogni giorno. Ma c'era una cosa che Riccardo ricordava perfettamente, una giornata d'estate come le altre, la giornata in cui Riccardo aveva conosciuto l'altra metà del suo mondo. 

L'altra metà del mio mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora