5. Incursione notturna

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Il lunedì successivo erano tutti pronti per i tre giorni e le due notti da trascorrere al campo estivo organizzato dalla chiesa. Almeno una quarantina di ragazzi, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, si erano ritrovati al mattino presto nel parcheggio davanti all'oratorio, dove un bus rosso, con la tappezzeria di un discutibile verde radioattivo, li stava aspettando. Sara era radiosa e pimpante e aveva un aspetto completamente diverso da quello del sabato prima, quando non riusciva neanche a stare in piedi sulle sue gambe. Riccardo, al contrario, aveva un aspetto terribile e non aveva alcuna voglia di sorbirsi ore e ore di chiacchiericcio e canzoni da gita: avrebbe solo voluto un letto su cui stendersi e recuperare tutte le ore di sonno arretrato delle ultime notti. Dopo aver aspettato i soliti ritardatari, la truppa finalmente si decise a partire. La squadra di calcio occupò i posti infondo al pullman, mentre Sara e Riccardo si sedettero l'uno accanto all'altro in una delle prime file. Riccardo aveva il posto accanto al finestrino e aveva tutta l'intenzione di trascorrere il viaggio tra le braccia di Morfeo; Sara, invece, non era dello stesso avviso. L'intero gruppo cominciò, come da manuale, a cantare a squarciagola le canzoni pop passate alla radio, con buona pace dell'autista, probabilmente avvezzo ai concerti stonati delle scolaresche in gita. Sara partecipò attivamente alla performance corale, motivo che spinse il ragazzo a sedersi in solitudine qualche fila più dietro, in modo da poter poggiare la testa sul finestrino e riposare gli occhi. Il viaggio durò tutto sommato poco e, fortunatamente, i canti finirono prima del previsto, per cui il giovane riuscì a schiacciare un pisolino prima di arrivare a destinazione: una baita sperduta tra le montagne. I ragazzi e le ragazze furono divisi in due grosse stanze adiacenti, con ampie finestre alle estremità, che affacciavano su un grande prato verde; sui lati della stanza dei ragazzi si aprivano due file di letti a castello, disposti gli uni accanto agli altri, mentre in fondo della camerata, c'era un tavolo di legno con delle sedie e un piccolo fornellino a gas, su cui campeggiava trionfale una Moka. Riccardo si diresse verso il letto all'estremità della stanza, prese posto nella cuccetta inferiore, posò la borsa sul comodino e si stese per qualche secondo per riordinare le idee. Dopo pochi minuti arrivò Daniele, che occupò la cuccetta sovrastante.
<<Non è un problema dormire sopra per te, vero?>> chiese Riccardo.
L'amico fece cenno di no col capo e sorrise, cominciando a stendere le sue lenzuola sul materasso. <<Dammi una mano Rick, se le metto da solo finisco tra un'ora >> disse Daniele a Riccardo, che nel frattempo aveva già sistemato le sue.
<<Un'ora? Ma figurati, non finiresti neanche domani! E io poi dovrei trovarti a dormire ai piedi del mio letto, stanotte, perché non sei riuscito a stendere le coperte? No grazie, sta bella scena me la risparmio>> rispose ironicamente l'altro.
Sistemate le proprie cose nelle stanze, i ragazzi vennero chiamati per l'adunata nel cortile principale. Il programma della gita prevedeva escursioni, partite di pallavolo, visite alle sorgenti di acqua della montagna, serate di musica davanti al fuoco e infine la famosa finale del campionato di calcio regionale, in cui erano impegnati i ragazzi della squadra dell'oratorio, per un totale di tre giorni di divertimento no-stop. La prima giornata trascorse tranquilla con un'escursione e un bagno al lago nelle vicinanze; Riccardo e Sara ebbero modo di abbronzarsi e fare lunghe nuotate, mentre i ragazzi della squadra di calcio, compreso Daniele, seguirono gli allenamenti fino all'ora di cena. La mensa era all'aperto, dove un'enorme tavolata, che si estendeva tra le due estremità del cortile principale, era stata allestita per l'occasione; delle simpatiche signore erano responsabili della cucina e, quella sera, avevano preparato dei piatti semplici e freschi, che però lasciarono un certo languorino alla maggior parte degli sportivi affamati.
I ragazzi decisero di improvvisare una sfida-karaoke nella propria stanza, a cui furono ovviamente invitate anche le ragazze. La serata fu piacevole e divertente, al punto che persino Riccardo e Daniele si lanciarono in un improbabile quartetto canoro con altri ragazzi della camerata. Chiusa la prima giornata tra stonature e risate, calò la notte sulla baita e il silenzio più assoluto cominciò a regnare nelle camere. Riccardo non riusciva a dormire a causa del bruciore alle spalle causato dall'abbronzatura e continuava a rigirarsi tra le lenzuola, in cerca di pace.
Daniele, percependo i continui movimenti della brandina sottostante, chiese con un filo di voce all'amico: <<Rick, è tutto ok? C'è qualcosa che non va?>>.
<<Nulla, non ti preoccupare>> rispose il ragazzo <<scusami se ti ho svegliato, è solo che mi bruciano un po' le spalle>>.
<<Cavolo è da quando ti conosco che ti bruci dopo appena 5 minuti al sole, ancora non hai imparato a mettere la protezione?>>.
<<Uff! A quest'ora ti devi mettere a farmi la predica? Ma davvero?>>.
<<No, scusa, hai ragione, il maestrino rompiballe di solito sei tu. Aspetta che forse ho un po' di dopo sole in valigia>> disse Daniele, che scese lentamente dal letto e, con la sola luce del cellulare, iniziò a cercare la crema nella borsa.

L'altra metà del mio mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora