UNA VITA MAI NATA

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La vita non muore, sono le parole di una nota scrittrice.

E da qui che comincio a parlarvi di questa storia.

Siamo nel marzo 2006, c'è una ragazza che purtroppo per aver subito un cesareo sbagliato, si ritrova ad affrontare un autentico calvario. Si accorge da un po' che zoppica dalla gamba sinistra, non ci dà peso perché può permettersi la degenza a letto con una famiglia da accudire, un marito e due figli, il primogenito di sette anni e il secondo di tre. Va avanti senza lamentarsi, finché comincia un dolore all'inguine. Allarmata comincia a procedere per le prime visite di routine. Ovviamente inizia da una ginecologa che le smentisce un nesso tra i due. Le consiglia una visita ortopedica. Va quindi dal medico che le fa fare delle radiografie. Si accorge di una macchia all'anca sinistra. Il dottore, preoccupato la sottopone a TAC e successivamente a risonanza magnetica. Concludendo il tutto con il responso di un osteoma, ossia un tumore all'anca, benigno ma sempre di tumore si trattava. Al che, la giovane mamma, presa dal timore, si preoccupava di tranquillizzare la sua famiglia. Continuando con altri controlli clinici, dall'urologo per un sospetto di infiammazione al colon, dal chirurgo per sospetto di ernia, così da ritornare dal ginecologo. Erano passati già diversi mesi dall'inizio di questa enigmatica storia, senza aver capito ancora quale fosse il problema. La ragazza esasperata dai dolori, soprattutto della gamba che si era bloccata al punto da non poter più camminare in maniera normale , andò da un altro ginecologo che le disse esattamente di non temere: le avevano sbagliato il cesareo del secondo bambino. Le avevano inferto il taglio interno, più sotto di dove avrebbero dovuto tagliare, procurando così un infezione. Le prescrisse degli anticoagulanti e degli antibiotici, per tre cicli, per assorbire il grumolo di sangue, in alternativa le avrebbero dovuto fare di nuovo il cesareo per espellere la ferita vecchia. Ma siccome la giovane donna ne aveva già due di tagli, uno distaccato all'altro era alquanto problematico. Quindi optarono per la cura farmacologica. Passarono due mesi e la ragazza al controllo, scoprì di essere incinta. Una gravidanza anomala la chiamava il dottore. E si, c'era la camera gestazionale ma il feto ancora non si era formato. Allibita tornò a casa senza sapere cosa fare, avrebbero aspettato due settimane per il nuovo appuntamento.

Furono le settimane più lunghe, i giorni passavano e i dolori si facevano sentire. Il seno era gonfio e le faceva male per via anche a dei noduli che aveva, il dolore all'anca aumentava sempre di più, la spalla le faceva male per tre anestesie lombari subite. Insomma era distrutta dai dolori, non ce l'avrebbe mai fatta, si diceva tra se. Convincendo anche successivamente il suo medico, che le consigliò un aborto. Il bambino sarebbe potuto essere handicappato per via dei farmaci presi. Si sentiva più sollevata ma tanto triste, per non aver affrontato la situazione in diverso modo, si sentiva una codarda, sostenendo che però era la soluzione più idonea.

O almeno sperava, non aveva fatto ancora i conti con la sua coscienza. Infatti si accorse ben presto di aver sbagliato, avrebbe potuto mandare avanti quella gravidanza anche se sofferta. Chiedeva perdono a Dio e lo implorava di non farla mai più ricadere in una situazione simile. Il suo bambino, maschio o femmina che fosse, non c'era più. Chi le dava il diritto di decidere la sua sorte. Si sentiva sola, pur con il sostegno morale di suo marito e del resto dei suoi familiari, si sentiva in colpa e a volte rivolgendosi a Gesù gli chiedeva perché mai l'avesse messa di fronte ad una scelta così drastica, sia a livello fisico ma soprattutto psicologico. Infatti più delle volte si arrabbiava con lui. Aveva perso la testa, non era più lucida, guardava e riguardava, la prima ecografia fatta al suo fagottino, era talmente piccolo che non si vedeva nemmeno. Finché un giorno entrando in chiesa, inginocchiandosi di fronte alla Madonnina, un qualcosa di magico accadde, una luce che le fece pensare a quanto stava male: la sua inquietudine la trasmetteva ai suoi due figli, a suo marito. Soffrendo anche loro per quella situazione. Quindi si rasserenò arrivando ad una conclusione, facendosi però delle domande a cui lei stessa rispondeva. Come avrebbe fatto con un bambino disabile, a dare tutto il suo tempo e soprattutto l'amore che una mamma può dare ai suoi angioletti? Allora, fu in quell'istante che capì, che le cose non accadono per caso, c'è sempre una giustificazione a tutto. Allora uscì dalla chiesa meno angosciata di come era entrata, guardando al futuro senza rimpianti, ritornando a casa gridando ad alta voce "Sono tornata". Ritrovando il sorriso di chi le stava accanto.

Il cuore non può impedire ad una persona di amare, ma può custodire i propri sentimenti, i propri ricordi con amore e dedizione, rispettandoli e difendendoli senza nessun timore.

Il messaggio che vuole lanciare la nostra amica è quello di vivere senza rimorsi, conservando nel cuore dell'anima i nostri brandelli di vita vissuta, ricordando però, che la vita non muore. E tu piccolino sarai sempre nel cuore della tua mamma. Addio!

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⏰ Last updated: Jan 21, 2016 ⏰

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