Capitolo 2

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2 Settembre 2014

Percorro il vialetto che taglia a metà il giardino curato. Le cuffie trasmettono Roxanne dei Police. In mezzo al prato corto e verde delle statue in marmo bianco sembrano osservarmi, le trovo fastidiose. Con quegli occhi bianchi e vuoti, privi di pupilla. Non sono io quello nudo in mezzo ad un prato paragonabile a quello dei campi da golf.

Riporto gli occhi davanti a me, alzo il mento fiero, non mi farò vedere da quei privi di anima pieno di inquietudine. Ah, brutti pezzi di pietra.

Raggiungo la porta principale della tenuta. Che poi, porta, è veramente diminutivo definirla così. L'uscio in legno scuro e massiccio ed enorme, composto da due ante, supera di molto i classici due metri. Suono il campanello ed attendo risposta mettendo in pausa la musica.

Poco dopo una delle ante si spalanca.

Signor Dal Farra. saluto rispettoso. L'uomo che ho davanti ha i capelli grigi coinvolti in un doppio taglio, gli occhi scuri e la barba forse di uno o due giorni. Nonostante la rasatura non fresca il suo aspetto è a dir poco curato.

"Sono nel deposito." mi fissa, un lato della bocca rivolto verso il basso. Carino, davvero. Il suo disgusto trapela da ogni singolo poro, manco avessi un terzo occhio in mezzo alla fronte.

Stringo i denti, devo stare tranquillo.

Del Farra entra nella reggia e io lo seguo ispezionando con cautela ciò che mi circonda. Una sala enorme si estende di fronte ai miei occhi, ha i pavimenti di parquet grigio chiaro e le pareti bianche, al centro di essa spicca una rampa di scale che finisce con due diramazioni dalle direzioni opposte.

Alla mia destra c'è quello che ha tutta l'aria di essere un piccolo salotto. I divanetti e le poltrone sono in tessuto bianco, il telaio è invece in legno laccato nero con intarsi che mostrano decorazioni floreali.

Il signor simpatia prosegue davanti me inoltrandosi in un corridoio sulla sinistra. Mentre camminiamo mi sorprende quanto questo passaggio sia largo, ma allo stesso tempo molto corto. Il corridoio è tempestato di finestre che occupano interamente le pareti, al di fuori di esse riesco nuovamente ad incontrare gli occhi di pietra in cui mi sono imbattuto in giardino poco prima. Una volta arrivati alla fine, Dal Farra apre una piccola porta in metallo, si volta verso di me e, non riservandomi neanche un minimo gesto di cortesia, ordina: "Prendile e poi vattene."

Storco il naso. Io mi domando: che gli ho fatto? Cosa cazzo ha contro di me?

Ubbidisco, sopprimendo la bestia dentro di me che lo manderebbe a quel paese senza neanche pensarci due volte. Daltronde sono qui per affari, ed è lui quello che paga. Insomma: il cliente ha sempre ragione, no?

Nella stanzetta dai colori smorti e la luce soffusa in cui entro ci sono almeno una decina di casse. Raccolgo la prima e sento le bottiglie tintinnare. Normalmente chi mi compra il vino mi porta i vuoti a casa, ma il signor simpatia paga di più se gli si fa il servizio. Sapendo prima che avrei avuto a che fare con lui, e non solo con la deliziosa ragazza dellultima volta, Melissa, non avrei accettato la somma aggiuntiva. Laggiunta non vale il trattamento, davvero.

Mi avvio verso l'uscita: ripercorro il corridoio luminoso, e poi il salotto lussuoso in silenzio. Lo stesso vale per il giardino reale e finalmente arrivo al mio Pick – Up. Carico i vuoti direttamente nel cassone. Con la coda dellocchio osservo il signor Dal Farra che sembra che abbia intenzione di monitorare tutti i miei spostamenti fin quando non avrò levato le tende.

Ritorno indietro ripromettendomi di fare il più presto possibile con le altre casse. Seconda, terza, quarta fino alla decima.

Sto attraversando la sala, ho due casse tra le braccia, scelta fatta per velocizzare i tempi, non vedo davanti a me.

Eh, sì. Dovevo immaginarlo, lo so.

Qualcuno mi viene contro con una violenza probabilmente data da un moto di corsa, urta il mio carico, che cerco di mantenere in equilibro, ma perdo una cassa, quella impilata in alto cade portandosi dietro un rumore raggelante di vetri rotti.

Merda.

Appoggio a terra la cassa con le bottiglie integre sospirando. Sento già le lamentele del signor simpatia, sicuramente dovrò fornirgli degli altri vuoti e li vorrà gratis. Alzo gli occhi pronto a raggelare, con uno dei miei sguardi peggiori, il colpevole. Stavolta mi incazzo.

O almeno così penso prima di scoprire che quella che ho davanti è lei. La ragazza confetto.

Non ci credo. giro gli occhi esasperato. Volevo proprio incazzarmi con qualcuno, ma non con lei.

Lei stringe i pugni lungo i fianchi e mi fissa con quei suoi occhioni verdi. Pure a casa vieni a travolgermi?

È incredibile, questa ragazza cambia comportamento in un batti baleno. Che lunatica! Ti saluta sorridendo e poi ti dà dell'intruso che vuole travolgerla.

Aspetta: ha detto che è casa sua?

Io? Quella che aveva la testa altrove, qui, sei tu! ringhio. Non sto zitto, non stavolta. Cerco di tenere gli occhi lontano da ciò che farebbe scomparire la mia rabbia. Le sue gambe, oltretutto ancora scoperte.

Se non occupassi unesagerata parte di spazio con il tuo corpo ingombrante, io non dovrei fare salti mortali per evitarti! strilla incrociando le braccia al petto, alzando il mento e socchiudendo gli occhi.

E adesso che fa? L'orgogliosa? Questa ragazza mi stimola l'omicidio, ma allo stesso tempo una voglia surreale di tenerla protetta. Chi parlerebbe in un modo simile ad uno sconosciuto, soprattutto della mia portata. Un metro e novantuno non è proprio da tutti.

"Ammetti che è colpa tua. Piccola e sempre in mezzo alle palle!" sbotto. Okay, forse sono stato eccessivamente volgare.

Lei spalanca la bocca, protagonista di due bellissime labbra a cuore, e gli occhi foresta, basita tornando a fissarmi. "Ascolta energumeno." dice puntandomi un indice al petto senza toccarmi però. Ci separa uno spesso strato daria. " Io, in mezzo alle tue palle, non ci starei neanche se mi offrissero lultima borsa di Louis Vuitton! Sogna caro!"

Ribalzo, colpisce la palla e torna nel mio campo. Ma davvero lo ha detto? Serro la mascella finché quasi non ho limpressione che mi esplodano i denti e la fisso con aria di sfida. "Tanto non ti ci vorrei comunque lì in mezzo."

Bugia. Enorme.

"Fate la finita!" Oh, no. Signor simpatia. Lo guardo, mentre si interpone tra me e lei. Vorrei strozzarlo, anzi entrambi, però magari lei prima la porto fuori a cena.

"Una cassa è caduta. La signorina – scandisco bene - mi è venuta addosso." dico in mia difesa mostrandole un sorriso di falsa gentilezza e rammarico.

Dal Farra guarda la ragazza e poi la cassa. Incrocia le braccia e scuote il capo in segno di dissenso. "Questa è mia figlia. Irene. Personalmente dubito un tale segno di distrazione da parte sua."

Lei mi fa la lingua mentre suo padre le dà le spalle. Non immagina neanche cosa le avrei detto se non ci fosse stato il suo vecchio.

"Beh, così è stato." continuo a difendermi. Mi chino a recuperare le bottiglie integre, accettando la sconfitta. Non prevarrò mai. Le farò avere dei nuovi recipienti. Arrivederci.

"Attento ragazzo." minaccia Dal Farra. Io lo ignoro uscendo dalla reggia. Non comprendendo appieno la sua minaccia. Gli sto pure regalando della merce, maleducato!

Quando arrivo al Pick – Up, butto la cassa nel baule posteriore quasi rischiando di rompere pure le bottiglie sane. "Fanculo." sussurro.

Assicuro le casse con delle cinghie e poi entro in macchina sbattendo la portiera, mi tolgo la camicia velocemente, la fretta mi rende il gesto complicato. Una volta tolta la lancio sul sedile del passeggero rimanendo in t-shirt. Abbandono la testa in dietro sul poggiatesta del sedile e respiro rumorosamente. In un gesto istintivo giro leggermente il capo, tanto quanto basta per osservare unultima volta la villa dei Dal Farra. La sorpresa mi travolge quando i miei occhi incontrano quelli di Irene, è sulla soglia del portone, e mi guarda.

Magari vuole chiedere scusa. Invece la gentildonna piega il braccio destro e batte la mano sinistra sul bicipite, mandandomi a quel paese. In risposta accendo il motore, abbasso il finestrino e le mostro il dito medio. Ingrano la marcia e vado via.

Stronza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 31 ⏰

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