Quarto capitolo

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Harry ci rimase un po' male dal comportamento di Louis.
Va bene che tutto quello che aveva letto si poteva far riferimento alla somiglianza con Dylan ma non voleva abituarsi all'idea di essere sempre preso di mira per i seguenti giorni che sarebbe rimasto lì.
Si lanciò nel letto e guardò il soffitto per qualche minuto: le immagini e gli articoli che aveva letto lo tormentavano, decise così di prendere il suo iPad e ascoltare la musica.
La musica: qualcosa di meraviglioso.
Ogni qual volta che aveva bisogno di aiuto si affidava a lei, pensava che potesse essere in grado di starti vicino e essere migliore di qualche persona che a primo impatto possa sembrarti amichevole e la volta successiva ti molli facendoti cadere; in pochi secondi infatti, cullandosi con la dolce melodia, chiuse gli occhi.

Si svegliò di colpo ritrovandosi in un posto che non assomigliava per niente al suo caldo e soffice letto,si guardò intorno notando gli alti alberi rovinati e foglie vecchie sparse dappertutto, si alzò e incuriosito vide una piccola stradina che ad ogni passo avanti che faceva trovava nebbia mettendolo in difficoltà nel vedere dove lo stesse conducendo. Sentii dei rumori ma non volle spaventarsi, o meglio non doveva. Lui era coraggioso e forte. Spostò qualche ramo ed improvvisamente si ritrovò davanti qualcosa che lo sconvolse.
"Harry,Harryyy", qualcuno lo stava chiamando e adesso sì che la paura prese il sopravvento e tornò subito indietro, correndo via da quello che aveva visto.
Gli tremavano le gambe: non capiva perché era in quel postaccio e non aveva intenzione di fermarsi a ragionare ma mentre scappava inciampò su qualcosa e cadde.
Dei passi si avvicinavano sempre più a lui. Fu sul punto di piangere quando chiuse gli occhi.

"Harry svegliati,subito"
Il riccio si svegliò di soprassalto e girò lo sguardo ritrovandosi sua madre con le mani sui fianchi e uno sguardo infuriato.
Lasciò un sospiro, era tutto un sogno fortunatamente.
"Scendi sotto, è pronto da mangiare" gli disse per poi scendere in cucina.
Sorrise.
Era sano e salvo.
Andò in bagno a lavarsi la faccia, ma prima di andare a cenare controlló il telefono sperando che Zayn lo avesse richiamato rimanendo deluso notando che non vi fosse nessuna chiamata persa.
Pensò allora che avrebbe parlato con lui, la mattina seguente, almeno sapeva che non poteva esserci nessun Louis Tomlinson a rispondere al posto suo.

"Allora, com'è andata a scuola oggi?" iniziò Anne rivolta verso il figlio, prendendo a sorseggiare dell'acqua dal bicchiere in vetro colorato, interrompendo il silenzio creatosi da quando si erano riuniti tutti e tre attorno alla tavola in cucina per cenare.
Il ragazzo nella felpa blu che vestiva leggermente larga nascondendo gran parte delle curve del suo corpo, alzò appena le spalle infilzando un pezzo di carne per poi portarlo alla bocca e masticare svogliatamente.
"Tutto bene.." mormorò soltanto mentendo, deglutendo il boccone ed incrociando l'istante più tardi lo sguardo di sua sorella.

Perché anche se aveva incominciato da poco, a scuola non andava niente 'tutto bene'.
Un classico per chi era costretto trasferirsi da una città all'altra, e ad integrarsi nella nuova zona dovendo lasciarsi tutto alle spalle. Un classico un po' diverso per lui, però.
Stava ancora cercando di ambientarsi, di mettersi in pari con il programma di studio, di abituarsi ai corsi stancanti e ai compagni per i quali era ancora 'quello nuovo o il novellino'.
Per non parlare delle numerose occhiatacce, anche da parte degli abitanti del luogo; ed erano specialmente quest'ultime che lo rendevano non solo confuso ma anche preoccupato. Era stata solo fortuna se era riuscito a farsi come amici Zayn, Liam e Niall, non essendo lui stesso un tipo molto aperto a socializzare col mondo.
E cosa avrebbe dovuto dire dei loro discorsi, e degli articoli letti riguardanti la scomparsa del suo simile nella foresta a poco meno di cinque minuti da casa?

Gemma, da brava sorella qual era troppo legata al fratello, capì al volo la silenziosa richiesta di Harry che non aveva davvero voglia di intraprendere l'argomento 'scuola' in quel preciso momento.
"Oggi il professor Brown ha proposto un progetto di biologia da fare assieme ad un'altra classe. Così ci siamo tutti trasferiti in un'aula piuttosto grande e ho fatto amicizia con Sophia Coleman. Anche se è di un anno più grande, è molto dolce e simpatica... Ci siamo divertite durante le due ore" spiegò entusiasta, aggiungendo prima che Anne partisse con la solita ramanzina " Ovviamente siamo state attente alla lezione." facendo abbozzare un sorriso al ragazzo e tranquillizzando la donna.
In un attimo di distrazione di quest'ultima, Harry ne approfittò per "Grazie" mimare con le labbra nella direzione della sua salvatrice, e la conversazione finì con un occhiolino ed un sorriso da parte della biondina assai contagioso.

Una volta finito di mangiare, Harry si congedò con la scusa di essere stanco e voler subito andare a dormire data l'impegnativa giornata scolastica trascorsa, perciò senza aggiungere altro dopo la buonanotte, si ritirò nella sua piccola stanza al piano di sopra dove, ormai chiusosi la porta alle spalle, strofinò con le dita le palpebre chiuse rilasciando anche un mezzo sbuffo.
Puntellò un ginocchio sulle lenzuola del letto, stavolta dai colori neutri, allungando un braccio di modo da afferrare pigramente il pigiama ben ripiegato sotto i due cuscini.
Si spogliò dei propri indumenti in poco tempo, infilando con una strana fretta i pantaloni azzurri a quadretti e la semplice maglietta nera a mezze maniche con una stampa scolorita di una vecchia band americana.
In quel lasso di tempo, gli capitò di passare accanto la finestra della stanza -questa, dava sia sulla strada a quell'ora deserta ed illuminata dalla fioca luce di qualche lampione sul marciapiede sia mostrava una piccola porzione di bosco -facendo frusciare appena con il proprio movimento, le leggere tende ricamate.
Scostatosi un riccio ribelle dalla fronte, spense l'applique sul comodino e s'infilo sotto le lenzuola che portò fino a coprire le spalle, beandosi della morbidezza del materasso e del cuscino, sdraiato su un fianco a fissare un punto indefinito nel buio nella sera calata da poche ore.
Tentò di liberare la mente da tutto ciò che lo stava tormentando ultimamente, facendola viaggiare con l'immaginazione in verdi paesaggi sconfinati, sabbie dorate e acque luccicanti baciate dai raggi solari sulla superficie trasparente, oasi paradisiache in mezzo a territori aridi e afosi.
D'improvviso, senza spiegazione, si fece strada nella sua testa un nome: Sophia Coleman, la nuova amica di Gemma da quanto aveva sentito dalla sorella stessa quella sera.
Non ricordava dove l'aveva sentito o letto, eppure...suonava così familiare.
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Angolo autrici

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 29, 2016 ⏰

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