02. You're A Monster - Klaus

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«Hey, amore», una voce ti richiamò.

Hai alzato gli occhi al cielo, senza preoccuparti di voltarti. Tu odiavi Klaus, davvero, davvero molto. Tra tua zia Jenna e Carol Lockwood, per non parlare dei dodici ibridi altri innumerevoli, hai visto visto che lui, infatti, era un mostro.

«Posso aiutarti?», hai chiesto, le dita che tamburellavano sulla scrivania. Sei andata in una stanza vuota per stare da sola, o comunque, lontano da tua sorella e i drammi del ragazzo vampiro di Elena, non per essere pedinata da un Originale.

«No, *tuo nome*, ho solo pensato di trascorrere un po' di ottimo tempo con te», sorrise.

Gli hai rivolto uno sguardo di sbieco. Ovviamente, era attraente con i suoi occhi luminosi, il sorriso malizioso e il suo accento assassino. Ma lui lo è stato anche, giusto? Anzi, lo è. Sempre stato, sempre lo sarà.

«Ed ecco perché ora lascerò la stanza», hai tagliato corto, alzandoti per uscire.

«Vuoi spiegarmi, piccola umana, il motivo per il quale mi odi così tanto?», chiese, bloccando il tuo passaggio.

«E me lo chiedi anche?», lui alzò un sopracciglio in risposta. «Hai ucciso mia zia. Vuoi dissanguare mia sorella e uccidere mio fratello. Hai ferito il ragazzo di Elena e i miei amici così tante volte che ormai è diventato impossibile contarle tutte e tu mi stai chiedendo perché ti odio».   

Ci fu silenzio, i suoi occhi che si strinsero i due fessure. Hai potuto sentire il tuo cuore in modo irregolare dentro il tuo petto. Fece un passo in avanti, la mano appoggiata sulla scrivania accanto a te.

«Questo dovrebbe farmi odiare da te, *tuo nome*. Ma il vero motivo qual è?»

Sorrise, ma i suoi occhi rimasero terribilmente seri. Hai spazzolato via i capelli dal tuo viso, rimanendo lì in piedi, la tua borsa che penzolava contro la tua schiena. Fece un altro passo verso di te e per un attimo hai avuto l'istinto di correre via, lontano dall'ibrido, ma i tuoi piedi rimasero incollati al pavimento. «È perché ti rendo nervosa, *tuo nome*?», il suo sorriso compiaciuto si stese, sostituito da uno sguardo paziente.

Deglutendo, hai iniziato a lottare contro l'impulso di morderti le labbra. «Senti, Klaus, ho cose migliori da fare che avere questa conversazione su un bambino di mille anni con problemi di abbandono, okay?»

Hai fatto un passo attorno a lui, verso il muro. Velocemente si materializzò davanti a te, effettivamente fermandoti con una mano che ti bloccava la strada, l'altra a pochi centimetri dal tuo viso. «Ti rendo nervosa se faccio questo?», respirò, sfiorando il tuo viso con la punta delle dita.

«Che dire di questo?», si avvicinò, il suo respiro che ti solleticava la faccia. Volevi muoverti, per gridare e insultargli contro, ma non potevi. La tua mano strinse con forza la tracolla della borsa e anche se desideravi distogliere lo sguardo, lo hai fissato.   

«E di questo, *tuo nome*?», la sua bocca si librava leggermente contro il tuo collo, la sua mano appoggiata sulla parte posteriore di esso. Poteva vedere il tuo collo muoversi ad ogni respiro, ogni battito del tuo cuore.

E poi si allontanò, sorridendo ai tuoi respiri affannati e agli occhi selvaggi. Le tue labbra erano socchiuse e lui non poteva negare di desiderare di abbassarsi e toccarle con le proprie.

«Penso che tu sia un mostro»,  hai sussurrato, i tuoi occhi che non lasciavano i suoi, non senza vedere un lampo attraversarli. «E inoltre,» hai deglutito di nuovo, guardando in basso e voltando la tua testa leggermente. «Non credo tu possa essere salvato».

I suoi occhi incontrarono i tuoi, la sorpresa che impregna i suoi lineamenti. «È vero, amore?», la sua voce ansante chiese.

Tu hai inspirato lentamente, arrivando a toccare la sua guancia. I suoi occhi non hanno più lasciato la tua mano, neanche mentre parlavi. «Ciò che può amare, può essere salvato».

Senza esitazione, le sue labbra furono sulle tue, la borsa dimenticata non appena le sue mani si mossero sui tuoi capelli, le tua mani aggrappate attorno al suo collo.




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