capitolo 1

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Carlisle era stato convocato dal padre, che era il pastore più conosciuto e stimato di Londra. Lui come molti altri erano cacciatori di Streghe, licantropi e vampiri, e a tal proposito lui e la sua congrega erano considerati i migliori di tutta la Gran Bretagna, per aver ucciso molte "Creature del demonio". Purtroppo il figlio sedicenne non vedeva di buon occhio la faccenda, perché egli non amava far del male, lui era un tipo pacifico, ma per far felice il padre, si aggregava alla caccia.
Chissà perché mi avrà convocato, forse avrà trovato qualche altro essere innocente da uccidere? Pensò Carlisle in ansia.
Giunto nell'ufficio di suo padre egli si rivolse a lui, <<Figlio, ho una missione della massima importanza per te>>, gli comunicò.
<<Ditemi padre>>.
<<Mi sono giunte voci che in una piccola cittadina di Londra chiamata Godric's Hollow, vi vive una famiglia di Streghe>>. Carlisle non sapeva che pensare. Non sapeva il perché lo mandasse da solo. Forse non era certo delle voci che c'erano in giro e voleva assicurarsi che erano vere? Fatto sta, che lo avrebbe mandato in quella cittadina, che lo volesse o no.
<<Padre, preparo immediatamente le mie cose e partirò il prima possibile>>.
<<Bene... ti sarà facile trovare questa famiglia, poiché porta il nome del fondatore della città>>.
<<E quale sarebbe padre?>>, chiese curioso.
<<Grifondoro. Ti basterà chiedere in giro della famiglia Grifondoro e li troverai>>.
Detto questo Carlisle, si congedò, ma prima di andarsene il padre gli disse: <<Figlio, torna da vincitore>>. Carlisle neanche gli rispose. Considerava la situazione, una cosa orribile, lui non voleva uccidere. Quando era a caccia con gli altri, l'era più facile, perché invece di uccidere quelle povere vittime, le stordiva e basta, e lasciava l'atroce compito di togliere la vita agli altri, però questa volta era diverso, era solo.
Preparate le sue cose, Carlisle prese il cavallo più veloce che possedeva e partì per la missione. Il viaggio durò qualche giorno prima di giungere nella piccola cittadina chiamata Godric's Hollow.
La cittadina all'apparenza sembrava tranquilla e senza preoccupazioni. Come potevano esserci delle streghe in un posto così tranquillo? Si chiedeva. Andò in un piccolo pub per rifocillarsi e chiedere informazioni sulla famiglia Grifondoro. Quando entrò, trovò tutto così tranquillo e anonimo, di certo erano tutte brave persone. Come poteva rompere quell'equilibrio con un omicidio, non era di certo da lui. Per prima cosa doveva andare da quella famiglia e accertarsi che fossero delle comuni persone.
Si avvicinò al bancone e chiese al barista qualcosa di caldo da mangiare e qualcosa da bere. Quando si fu saziato, richiamò l'attenzione del barista.
<<Desidera altro?>>, gli chiese quest'ultimo.
<<No, grazie, le volevo chiedere se conosceva la famiglia Grifondoro>>. Il barista lo squadrò per un po' e poi gli chiese, <<Non so chi sei ragazzo, ma t'informo, se sei qui per far loro del male, ti conviene andar via da Godric's Hollow. Se ci tieni alla vita>>, lo minacciò.
Carlisle impallidì per la minaccia ricevuta, ma non si fece scoraggiare, <<N-no, signore>>, balbetò.
<<Bene, cosa vuoi sapere ragazzo?>>, gli chiese, questa volta aveva l'aria più gentile.
<<Dove vivono?>>.
<<Vicino al cimitero, nella grande Villa, non ti puoi sbagliare>>, gli comunicò.
<<Grazie signore>>, detto questo, pagò il conto e usci dal pub in cerca della villa Grifondoro.
Dopo un po' che camminava, giunto al cimitero vide l'enorme villa, ed era assolutamente spettacolare, meravigliosa. Giunto a destinazione batté il battente. Nessuno venne ad aprirgli, quindi ci riprovò, dopo qualche minuto qualcuno venne ad aprirgli.
Era la creatura più meravigliosa che Carlisle avesse mai visto nei suoi sedici anni di vita. Era una ragazza, ma a lui parve un angelo sceso dal cielo. Aveva i capelli che le ricadevano sinuosi fino alla vita, ed erano ramati, aveva la pelle candida come la neve. La cosa che lo colpì maggiormente, oltre alla sua bellezza, furono i suoi meravigliosi occhi, del colore del cielo. Quegli occhi esprimevano bontà. Rimase ad ammirare quella splendida figura finché ella non lo destò.
<<Ha bisogno di qualcosa per caso?>>.
<<Stavo cercando i signori Grifondoro, per caso sono in casa?>>, chiese quest'ultimo.
<<Chi li sta cercando?>>.
<<Carlisle Cullen>>, si presentò.
<<Finalmente, ti stavo aspettando, io sono Elisabeth Grifondoro>>, esclamò entusiasta.
Carlisle si chiese come questa fanciulla sapesse che stava arrivando. Che suo padre avesse ragione?
<<Entrate, i miei genitori al momento non sono in casa>>, spiegò.
Carlisle non sapeva se entrare o no, ma c'era qualcosa in quella ragazza che gli diceva che si poteva fidare di lei. Entrò in quella magnifica abitazione. Chi la vedeva dall'esterno poteva dire che era maestosa e stupenda, ma chi vi entrava si ricredeva. All'interno vi erano molte armature antiche, cerano anche degli arazzi con lo stendardo di un leone. Non riuscìva a credere ai suoi occhi, a ciò che vide. I dipinti che erano appesi alle pareti, si muovevano.
<<Sta tranquillo, è solo un incantesimo>>, lo rassicurò Elisabeth ridendo di lui.
<<Mio padre aveva ragione, voi Grifondoro siete una famiglia di streghe!>>, la accusò ritrovando il coraggio perduto.
<<Voi babbani, credete di sapere sempre tutto, ma alla fine non sapete niente>>.
Carlisle a quella parola babbani apparve confuso, perché non sapeva il suo significato, ma Elisabeth lo capì. Si avvicinò a lui, ma quest'ultimo indietreggiò temendo che la ragazza gli stesse lanciando una fattura.
<<Non temere, non ti lancerò una fattura, perché non ti accomodi?>>, gli indicò uno dei divani color rubino. Carlisle titubante andò a sedersi su uno dei divani e la ragazza andò a sedersi accanto a lui.
<<Che vuol dire, che mi stavi aspettando, per caso sapevi che sarei arrivato?>>, chiese il ragazzo con timore.
<<Mio caro Carlisle, io so sempre tutto o quasi, è il mio dono>>, gli spiegò con semplicità.
<<Il tuo dono?>>, chiese confuso.
<<Sì>>, disse ridendo, per poi aggiungere, <<alcuni maghi e streghe nascono con dei doni, ma è raro>>, gli spiegò Elisabeth. <<La mia famiglia possiede uno dei doni più rari e unici, naturalmente non sono tutti ad averlo. Io sono stata l'ultima dopo secoli, prima di me l'ultimo fu Godric, ma lui è vissuto secoli fa. Tutti credevano che fosse perduto, ma eccomi qua>>.
Carlisle la scrutò per qualche istante chiedendosi se poteva farle altre domande.
<<Sì, puoi farmi altre domande>>, con stupore di Carlisle la ragazza rispose alla sua domanda inespressa.
<<Come avete fatto?>>, chiese con stupore.
<<Legilimanzia>>, disse semplicemente.
<<Legili...cosa?>>, chiese confuso.
<<Ho ascoltato i tuoi pensieri>>, ridacchiò.
Carlisle non sapeva che dire, quella ragazza era una continua sorpresa per lui, qualcosa che non aveva mai visto e che non si era mai immaginato.
<<Voi sapete perché sono qui oggi?>>, le domandò con estrema ansia.
<<Sì, ma so che non mi farete del male, perché non è nella vostra natura, ma c'è dell'altro che non sapete>>, gli confessò.
<<Cosa?>, chiese incuriosito.
<<Che siamo destinati ad amarci>>, sospirò.
Carlisle se lo sentiva fin nel profondo della sua anima, che Elisabeth non le stava mentendo. Da quando i suoi occhi l'avevano vista, sapeva che in lei c'era qualcosa di speciale.
<<Dovrei andare, si è fatto tardi>>, si alzò dal divano e si diresse verso l'uscita.
<<Carlisle!>>, richiamò la sua attenzione.
Prima di andarsene si voltò verso di lei, <<Sì?>>.
<<Promettimi che tornerai>>, lo supplicò.
<<Ve lo prometto Elisabeth>>. Se ne andò via con l'amarezza nel cuore, sapeva che suo padre non avrebbe accettato quell'amore che stava nascendo. Sapeva che, se avesse detto al padre che lei era una strega l'avrebbe uccisa sicuramente. Doveva trovare una soluzione e al più presto, prima che sarebbe accaduto l'inevitabile.
Tornò al pub per passarvici la notte, ma pur sforzandosi non riuscì a dormire. Pensò per tutta la notte alla sua bella Elisabeth, ai suoi lunghi capelli setosi, alla sua pelle candida, al suo inebriante profumo, alla sua voce e infine ai suoi splendidi occhi.
In qualche modo doveva trovare una soluzione per poter stare con la sua adorata.
All'alba preparò le sue cose per ripartire e tornare a Londra, con al suo fianco Elisabeth. Prese il suo fidato cavallo e si diresse a Villa Grifondoro. Giunto a destinazione scese con un balzo dal cavallo e andò a battere il battente, ad aprirgli questa volta fu un uomo alto e possente con lunghi capelli castani e una folta barba.
<<Sì?>>, chiese l'uomo con una voce cavernosa.
Carlisle prese un gran respiro e si fece avanti prendendo coraggio, <<Salve signore, sono Carlisle Cullen>>.
L'uomo lo guardò da capo a piedi, <<Cosa volete?>>.
<<Sono qui per vostra figlia Elisabeth, intendo chiedervi la sua mano>>.
<<Come posso darvi la mano della mia unica figlia senza conoscervi, spiegatemelo!>>, l'uomo si stava adirando.
<<Signore, sono un umile ragazzo, figlio di un pastore e questo è tutto, ma so che posso rendere felice la vostra unica figlia, se me lo permetterete>>, non si fece scoraggiare da quell'uomo possente, era deciso a sposare Elisabeth con o senza la benedizione del padre di lei.
L'uomo si fece più avanti, <<Dici che tuo padre è un pastore, non sarà per caso quel Cullen che vive a Londra ed è convinto di cacciare vampiri, licantropi e streghe, ma che in realtà uccide dei poveri babbani?>>, chiese l'uomo a Carlisle.
Ancora quella parola, pensò.
<<Sì, signore, sono suo figlio, ma io non sono come mio padre, non è nella mia natura uccidere>>, si fece coraggio dicendogli la verità.
<<Io, capo degli Auror, discendente del grande Godric Grifondoro, non permetterò mai che mia figlia sposi il figlio di un ammazza babbani!>>,tuonò. L'uomo era furente, tirò dalla manica la sua bacchetta e la puntò contro Carlisle, <<Ti conviene andartene, prima che ti lanci una fattura...".
<<No, padre, fermatevi, vi prego>>, intervenne Elisabeth frapponendosi fra i due.
<<Non t'intromettere figlia!>>, tuonò.
<<Padre, io lo amo e desidero diventare la sua sposa>>, Elisabeth fissò con intensità il padre.
<<Se decidi di sposarlo ti diseredo>>, le disse deciso guardandola con sguardo severo.
Elisabeth sapeva da tempo, che suo padre non avrebbe accettato la loro unione e a malincuore se nera fatta una ragione. Non poteva permettere che suo padre s'intromettesse, perché il suo amore per Carlisle era già stato scritto e non poteva permettergli di cambiare il futuro, perché ci sarebbero state delle conseguenze gravi.
<<Bene, me ne andrò, se è questo, quello che desiderate>>, era affranta, ma doveva andare così. Si voltò verso Carlisle, <<Andiamocene>>.
<<Né siete sicura?>>, le chiese con apprensione.
<<Sì, prendo le mie cose e ce ne andiamo>>, entrò in casa e andò nelle sue stanze a prendere la sacca che aveva preparato.
Di ritorno porse la sacca a Carlisle e quest'ultimo la lego al suo cavallo. Si voltò verso il padre, prese la propria bacchetta e la spezzo davanti ai suoi occhi, <<Da oggi non sarò più una strega>>.
<<Bene>>, mormorò il padre.
Carlisle l'aiuto a salire sul cavallo e partirono alla volta del loro destino.
Quando giunsero a Londra, Carlisle presentò Elisabeth al padre, e sotto richiesta di lei non gli disse che era una strega. Il padre di Carlisle la accolse ben volentieri ed era ben lieto di celebrare il loro matrimonio.

<<Carlisle ho una splendida notizia da darvi>>, annunciò al marito, di ritorno dal lavoro.
<<Che notizia?>>, chiese con entusiasmo.
<<Aspetto un bambino!>>, annunciò e Carlisle la strinse tra le braccia e la fece girare per la felicità.
<<Mia adorata, mi avete reso ancor più felice>>.
<<E se vi dicessi che aspetto un maschietto?>>.
<<Ne siete sicura?>>, le chiese.
<<Non vi fidate della mia parola?>>, disse scherzosamente.
Carlisle la guardo negli occhi, le sorrise e le diede un tenero bacio sulle labbra.

Passarono i mesi e la gravidanza procedeva per il meglio. In quei sei mesi avevano comprato tutto ciò che poteva servire al bambino e scelsero perfino il nome, che aveva scelto Elisabeth. Purtroppo una notte accade l'inimmaginabile, Elisabeth si sentì male, il bambino voleva nascere, ma mancavano ancora tre mesi alla scadenza del parto e questo complicava tutto.
<<Dottore mi dica che stanno bene!>>, Carlisle era in preda al panico.
<<Ci sono delle complicazioni e sta perdendo molto sangue>>, gli disse il dottore cercando di fare il possibile per salvare il bambino e la madre.
Carlisle si avvicinò a Elisabeth e le strinse la mano, <<Sta tranquilla, andrà tutto bene>>, cercò di rassicurarla, ma la sua espressione lo tradiva.
Elisabeth lo guardò rassegnata e con le lacrime agli occhi, <<Mi dispiace>>.
<<Per cosa?>>, le chiese, ma in quell'istante capì, <<Sapete qualcosa che io non so?>>.
<<Sì>>, le scesero le lacrime rigandogli il viso esausto.
<<Cosa?>>, le chiese con un groppo in gola.
<<Solo uno dei due può sopravvivere, se decidete di salvare me il nostro bambino morirà>>, Carlisle non riusciva a credere alle parole della moglie .
<<E se salviamo il bambino?>>, le chiese, anche se già sapeva quale sarebbe stata la risposta.
<<Io morirò>>, quelle parole furono per Carlisle come ricevere una pugnalata dritta al cuore, ma era disposto a sacrificare il loro bambino per salvare la vita della sua amata?
<<Mia cara potremmo avere altri figli...>>.
<<Carlisle, ho già preso la mia decisione, ed ho deciso di sacrificarmi per nostro figlio>>, Elisabeth aveva preso questa decisione già da tempo, erano queste le conseguenze del suo dono, prevedere il suo destino. Era ben lieta di dare la propria vita per il suo bambino, <<fa in modo che sia felice, che sia buono. Fa in modo che conosca l'amore>>.
<<Perché mi fai questo Elisabeth?>>, le chiese affranto.
<<Non avercela con me Carlisle...cedo volentieri la mia vita, perché ho già vissuto una vita felice e tu mi hai già dato tutto ciò di cui avevo bisogno e ti ringrazio. Adesso tocca a lui vivere una vita felice>>.
Carlisle a malincuore esaudì l'ultima volontà della sua amata moglie. Il bambino nacque, Elisabeth ebbe solo il tempo di prenderlo in braccio e dirgli solo poche parole, <<Benvenuto alla vita mio piccolo e dolce Erick, rendimi fiera di te. Ti spettano grandi cose, lo so>>, e con un ultimo sorriso si spense per sempre.
Da quel giorno Carlisle non fu più lo stesso. La morte della sua amata Elisabeth gli provocò una ferita nel cuore che non si sarebbe più rimarginata. La cosa ancor più terribile era che il bambino era prematuro ed era debole, e probabilmente non sarebbe sopravvissuto.
Dopo la morte di sua moglie decise di riportarla dai suoi genitori a Godric's Hollow per seppellirla lì com'era giusto che fosse.

Il Discendente Di Godric GrifondoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora