Il tempo passava e i piani effettuati da Erick andarono per il meglio. Vennero stabilite delle regole tra i vampiri, se esse venivano infrante, si pagava con la vita, ma ancora c'era molta strada da fare, a finché gli esseri umani si dimenticassero dell'esistenza delle creature della notte. Voleva fermare la caccia, suo padre era scomparso per questo ed erano morti troppi innocenti.
Nel frattempo doveva seguiva dei duri allenamenti per poter entrare nella guardia dei Volturi. I più forti della guardia erano Felix e Demetri, che erano dotati di una straordinaria forza fuori dal comune, perfino per un vampiro.
<<Non sarà facile batterci, ti sia ben chiaro>>, disse Felix a Erick con aria di superiorità.
<<Farò del mio meglio>>.
<<Per prima cosa ti batterai con Felix per valutare la tua forza e dopo, ti batterai con me>>, gli spiegò Demetri. Demetri a dispetto di Felix era molto più forte, anche se era più piccolo a confronto, ma era comunque grosso e spaventoso. <<Incominciate!>>.
Erick non ebbe neanche il tempo di reagire che fu immediatamente scaraventato dall'altra parte della stanza. Cercò di rialzarsi, ma Felix glielo impedì assestandogli un calcio. Era stufo di quella situazione, infondo lui era il vampiro leggendario e di certo non poteva farsi battere da quel vampiro, doveva trovare una soluzione al più presto.
<<Cosa c'è, sei già stanco?>>, lo schernì Felix mentre lo intrappolava in una morsa d'acciaio.
Doveva far qualcosa prima che lo facesse a pezzi, ma cosa? Si concentrò più che poté. In quell'istante accadde qualcosa di straordinario. Improvvisamente sentì una gran forza circondarlo per poi sentirla entrare dentro di se. Cercò di aprire le braccia per liberarsi dalla morsa di Felix, con stupore di quest'ultimo ci riuscì. Con mossa fulminea si spostò per mettersi a faccia a faccia con lui, <<Adesso tocca a me>>, gli disse con un ghigno compiaciuto. Gli assestò un pugno sull'addome facendolo volare in aria, prima che potesse atterrare al suolo, lo afferrò stritolandolo in una morsa d'acciaio, <<Ti arrendi?>>, gli chiese.
<<I miei complimenti>>, si congratulò Demetri con lui, <<adesso combatti con me>>. Demetri lo guardò con uno sguardo che avrebbe fatto impallidire chiunque, ma non lui.
Liberò Felix dalla sua morsa e si preparò per lo scontro, sapeva che non sarebbe stato facile batterlo, ma dentro di se sentiva che ce la poteva fare.
<<Io sono pronto e tu?>>, gli chiesi Demetri.
<<Mai stato più pronto di adesso>>.
Senza farselo ripetere Demetri lo attaccò. Stava per assestargli un pugno diretto al suo viso, ma prima che riuscisse a colpirlo, si scansò all'ultimo secondo. Oltre ad aver assorbito la forza di Felix gli aveva anche preso la velocità, che in quella situazione gli tornò utile.
<<Che fai, scappi?>>, Demetri cercò di provocarlo.
Di certo Erick non si lasciava influenzare dalle due provocazioni. <<Se lo volessi, ti potrei far a pezzi con una sola mano>>, gli disse alzando il pugno.
<<Basta con le chiacchiere, combattiamo!>>, urlò Erick incominciando a perdere la pazienza.
I due si scontrarono, sembravano dei titani, la loro forza era straordinaria. A ogni scontro il suolo tremava causando dei suoni che sembravano tuoni, erano eccezionali, due forze della natura. Lo scontro sembrava interminabile e nessuno dei due dava segno di cedere, avrebbero potuto combattere in eterno se solo lo avessero voluto.
<<A quanto pare la nostra forza è equa>>, disse a un tratto Demetri.
<<Non per molto>>, affermò l'altro. Come aveva fato con Felix, si concentrò provando la stessa sensazione di prima. <<Adesso sono io il più forte>>.
Senza preavviso gli assestò un potente calcio scaraventandolo contro una parete creando una voragine.
<<Bene, oh vinto io>>, disse Erick esultando. Era straordinario cosa era in grado di fare.
Qualcuno entrò nella stanza. Era Aro con al seguito, Alec e Jade. Alec e Jade era gemelli, avevano dei poteri terribili. Jade con la sola forza del pensiero ti provocava un dolore più intenso della trasformazione da umano a vampiro. Alec invece era ancora più terribile, sprigionava dalle mani una nebbia che ti toglieva tutti i sensi, se morivi non te ne accorgevi.
<<Come procede l'addestramento?>>, chiese Aro.
Demetri si inchinò: <<Mio signore, procedono bene. Il nostro allievo si è dimostrato fin da subito eccezionale>>
<<Molto bene>>, era deliziato da tutto ciò.
<<Mio caro Erick, avete assorbito le abilità di Felix e Demetri?>>.
Erick lo guardò riflettendo su ciò che era avvenuto poco prima. Mentre l'ottava si era sentito sempre più potente, aveva assorbito le loro capacità, ma non i loro poteri.
<<Avrei potuto far di meglio>>, confessò.
<<Non ti preoccupare. Vorrei fare un esperimento, se posso>>. Cos'aveva in mente? <<Perché non provi ad assorbire i poteri di Alec e Jade?>>. Dall'espressione di Jade, si intuiva che era contraria, ma non poteva disobbedire agli ordini.
Aro lo esortò ad avvicinarsi. Con titubanza si avvicinò ad Alec, gli sembrava il più mansueto. Gli prese la mano e si concentrò. Com'era accaduto prima sentì una gran forza circondarlo e poi la sentì entrare dentro di se. Aveva assorbito il potere della nube. Restava che provarlo, ma su chi? Si voltò verso Demetri. Si concentrò, incanalando il potere sulle mani, ne fuori uscì una nube che cercò di dirigere verso il suo obbiettivo, quest'ultimo cadde a terra immobile.
La risata di Aro riecheggiò per tutta la stanaza: <<Straordinario. Davvero, straordinario. Non smetti mai di stupirmi mio caro ragazzo>>.
<<Grazie Aro>>.
<<Voglio che diventi ancora più potente. Voglio vedere quali sono i tuoi limiti, se ne hai>>, il suo entusiasmo era incontenibile. Fin troppo. La sua brama di potere era fin troppo evidente. Erick lo sapeva fin bene.
<<Aro>>, sospirò, <<so cosa vuoi ottenere. Vuoi un potere ancora più immenso di quello che hai adesso. Non ti basta mai, ne vuoi sempre di più. Vuoi che io diventi la tua arma segreta, la più potente e straordinaria. Ricorda, non sarò mai come vorrai, non puoi tenermi legato a te, non per sempre almeno>>.
<<Ma mio caro>>, disse avvicinandosi a lui, <<tu sei libero. Le mie guardie mi sono fedeli e possono andarsene in qualsiasi momento. È vero, bramo il potere e tu, mio caro Erick, sei l'essere più straordinario che abbia mai incontrato. Sei unico. Voglio che diventi sempre più potente, grazie a me lo diventerai. Fidati di me>>.
Era vero, grazie a lui sarebbe potuto diventare sempre più potenti, ma sapeva che Aro aveva sempre un secondo fine. Restava che assecondarlo. Tanto non si sarebbe mai lasciato manipolare da lui.
<<Va bene Aro, ti lascerò fare>>, si inchinò.
In quei giorni che susseguirono assorbì le abilità di tutti i Volturi. Il potere era a dir poco immenso. Il difficile era riuscire a gestirli, e se ne usava troppi in una volta sola si consumava. Era come svuotato da tutte l'energie e aveva sete, tanta sete. Notò anche che il suo fisico era cambiato. Quando era umano aveva un fisico deperito, sceletrico, con la trasformazione si era inrobustito, quasi muscoloso. Aveva notato un'altra cosa, quando assorbiva le abilità la sua massa muscolare aumentava, no di molto, ma abbastanza da notare la differenza.
Nei giorni che trascorse lì, fece amicizia con tre vampire bellissime, anche se non erano veramente sorelle si consideravano tali. Si chiamavano, Tanya, Kate e Irina, la loro creatrice era Sasha, che consideravano la loro madre, anch'essa era un membro dei Volturi. Kate riusciva da iradiare una scarica elettrica in grado di stendere un vampiro, ma constatò che con lui non funzionava, non riusciva a sentire niente. Aro ed Eleazar supponevano che era dovuto alla sua mente potente. Anche le abilità di Alec e Jade non funzionavano con lui. Era immune.
Ora che poteva vivere una vita normale, anche se era un vampiro, Erick sentiva il bisogno d'incontrare sua madre, adesso che poteva.
Andò al cospetto dei Volturi: <<Aro, Marcus e Caius, vi chiedo il permesso di recarmi nel luogo in cui è sepolta mia madre>>. Era in ginocchio aspettando il verdetto.
<<Tua madre?>>, chiese Aro.
<<Si, è morta dandomi alla luce>>, sospirò, <<lei aveva il mio stesso dono e sapeva che sarebbe morta dandomi alla luce, ma lei era ben lieta di cedere la sua vita per me. Per lei ho accettato di diventare un vampiro, per non rendere vano il suo sacrificio>>.
<<È troppo pericoloso, potresti essere scoperto>>, disse Caius.
<<Per me va bene, basta che vada con una scorta. Non vorremmo rischiare che venga scoperto>,questa volta fu Marcus a parlare.
<<Concordo con te, Marcus>>, disse Aro per poi rivolgersi al ragazzo, <<Dov'è sepolta tua madre?>>.
<<Mio nonno mi ha detto che è sepolta nella tomba di famiglia dei Grifondoro, a Godric's Hollow>>, strinse i pugni.
Aro era pensieroso. Quel mago che gli aveva consegnato la pergamena con la profezia del vampiro si chiamava Godric Grifondoro, che fosse una coincidenza? No, lui non credeva a queste cose. Doveva esserci una spiegazione e l'avrebbe scoperta di persona.
<<Verrò con te>>, decretò per poi aggiungere, <<puoi scegliere tu stesso la scorta, mi fido del tuo giudizio>>.
<<Grazie, mio signore>>, dopo aver ringraziato si congedò.
Come scorta scelse Eleazar e le tre sorelle. Qualche giorno dopo partirono per Godric's Hollow.
Aro amava la Gran Bretagna per la sua letteratura, ma a parer suo, era piena di vampiri indisciplinati.
Anche se Erick non era mai stato lì, riuscì comunque a trovare la strada per Godric's Hollow. Era un piccolo villaggio accogliente dominato da un enorme villa. Sapeva che era cresciuta lì sua madre. Dentro la villa c'erano anche i sui nonni.
<<Aro>>, doveva parlare con lui.
<<Dimmi, mio caro ragazzo>>.
<<Dentro alla villa ci sono i miei nonni. Loro sono gli unici a sapere il punto dov'è sepolta mia madre e poi, desidero sapere di più su di lei>>.
<<Va bene>>. Tutti si voltarono guardandolo con aria stranita. Non era da lui fare una cosa del genere.
<<Andiamo?>>, chiese infine.
<<Sì>>.
Si diressero verso la villa e bussarono.
Ad aprirgli fu una donna. Era bellissima. Aveva dei capelli lunghissimi e biondi ed occhi grigi. Aveva un espressione dolce.
<<Vampiri, eh?>>, si rivolse a loro sapendo cos'erano. Certo, avevano gli occhi del color del sangue, ma intuire che erano dei vampiri... cosa nascondeva quella donna?
<<Suppongo che sia la padrona di casa>>, si affrettò a dire Aro.
<<Sì>>, disse per poi rivolgere lo sguardo verso Erick, <<avete bisogno di qualcosa?>>.
<<Sì>>, si intromissione nuovamente Aro. <<Siamo in cerca d'informazioni>>.
<<Informazioni>>. Continuava ad osservare Erick, era pensierosa adesso. <<Entrate>>, si fece da parte per farli entrare.
La villa da dentro era stupefacente. I Volturi erano dei gran collezionisti d'arte, ma quella villa era unica. Predominava il rosso scarlatto, c'erano arazzi raffigurati un leone, probabilmente era lo stemma di famiglia. C'erano armature e dipinti sparsi qua e là. I dipinti si muovevano, com'era possibile? La cosa più strana era che le persone ritratte li stavano osservando.
<<Prego, accommodatevi>>, la donna indicò loro uno dei divani, anch'esso rosso scarlatto. Si accomodarono solo Aro ed Erick, gli altri restarono all'impiedi, era questo il posto che spettava loro.
Erick si schiarì la voce: <<Voi siete la madre di Elisabeth?>>. Se il suo cuore avesse palpitato ancora, in questo momento avrebbe fatto i capricci, era decisamente nervoso.
<<Sì>>, disse affranta.
<<Io... io sono suo figlio>>.
La donna rimase in silenzio per qualche minuto, poi sospirò.
Lo guardò dritto negli occhi, il grigio e il rosso si incontrarono: <<Sapevo di te ancor prima che fossi stato concepito>>, un altro sospiro, <<mia figlia si confidava con me>>, spiegò, <<lei aveva un dono. Sapeva cose ancor prima che accadesserò. Aveva previsto te e l'incontro con tuo padre>>. Calò un silenzio interminabile.
Erick voleva saperne di più. <<Lei... lei sapeva anche che sarebbe morta?>>.
La donna osservava il fuoco che scoppietava nel camino di pietra, aveva lo stemma del leone inciso. <<Allora?>>, incalzò, l'attesa era snervante.
<<Sì, ho cercato di fermarla, ma non mi ha dato ascolto. Ha detto che era il suo destino ed era ben lieta di dare la vita per suo figlio>>.
Erick non sapeva che dire, era sconvolto. Sua madre sapeva di dover morire tempo prima d'incontrare suo padre, probabilmente lui era all'oscuro di tutto.
<<Ditemi, signora Grifondoro, voi sapete dirmi di Godric Grifondoro?>>, a parlare era stato Aro.
La donna lo guardò accigliata: <<Voi come fate a conoscerlo?>>.
<<Secoli fa venne a farci visita>>, spiegò.
<<Capisco... lui è il fondatore di questo villaggio. Era un mago potentissimo ai suoi tempi, lui ed altri tre. Così potenti da fondare una scuola di magia e stregoneria, Hogwarts>>. La donna si alzò. <<Venite, ve lo mostro>>.
Tutti la seguirono, li condusse in un'altra area della casa. Si fermò difronte una porta e la aprì. Era una comune camera da letto. C'era un letto a baldacchino con tende e coperte rosse scarlatte, c'era un leggio e una stufa a legna, ma la cosa che attirò l'attenzione di tutti fu il dipinto di un uomo che somigliava ad Erick, anche se aveva qualche anno in più e aveva capelli e barba lungi e ramati.
Il ritratto parlò: <<Sophie, di rado mi porti ospiti>>.
<<Scusatemi tanto, questa è una circostanza speciale>>.
<<Mm... capisco>>, era pensieroso.
<<Si ricorda di me?>>, chiese Aro avvicinandosi al ritratto.
L'uomo lo scrutò: <<Sì, siete quel vampiro italiano>>, Aro era rallegrato. <<Suppongo che siate venuto per una buona ragione>>.
<<Sì, vi ho portato il vampiro della profezia>>.
<<Mm, molto bene>>, guardò Erick, <<Avvicinati, giovane vampiro>>.
Con riluttanza si avvicinò al ritratto.
<<Dunque...>>, si lisciava la folta barba ramata, <<quanti anni avete?>>, domandò infine.
<<17, signore>>, rispose.
<<Bene... come vi chiamate?>>.
<<Erick, signore>>.
<<Bene. Molto bene. Dove siete nato?>>.
<<A Londra>>. L'uomo continuava a fargli domande.
<<Bene. Vostro padre era un babbano?>>.
<<Come, scusi?>>, Erick non sapeva che dire, non aveva mai sentito quella parola.
<<Il fatto di non sapere cosa sia un babbano, mi fa pensare che tu sia crescita fra loro. Dico bene, Sophie?>>, si rivolse alla donna che annuì.
<<Cosa vuol dire?>>, chiese perdendo la pazienza.
<<Vuol dire qualcuno senza poteri magici>>, gli rispose Sophie.
<<Tu, mio giovane Erick, oltre ad essere un vampiro sei un mago>>, gli spiegò Godric. <<be' sei l'unico ad essere entrambe le cose>>.
<<Perché l'una non può coesistere con l'altra>>, rispose prontamente Erick.
<<Esatto, ragazzo>>. Continuò a lasciarsi la barba. <<Devi sapere che il nostro potere non è come gli altri, il nostro occhio interiore è unico. Il futuro può sempre cambiare, sono le nostre scelte a fare ciò. Noi che abbiamo questo dono riusciamo a percepire ogni scelta, ma spetta al predestinato compiere la scelta opportuna per lui, solo lui può.
<<Io, sapevo di te e come saresti nato, avevo anche predetto che saresti diventato un vampiro. Potevi anche non nascere, certo... questa era la scelta di tua madre>>.
<<Quindi, mia madre ha accettato il suo destino?>>.
<<Sì, sapeva che eri destinato a grandi cose. Ovviamente, nessuno dei due sapeva con precisione che strada avresti percorso. Bene o male? Era questo ciò che ci chiedavamo>>. Gli lanciò uno sguardo aspettandosi una risposta da lui.
Erick aveva sempre ignorato il suo destino, non sapeva neanche di essere un mago. Non sapeva niente di sua madre, solo ciò che gli aveva raccontato suo nonno, che era morta per darlo alla luce e prima di spirare aveva espresso un desiderio, che suo figlio fosse buono.
<<Mia madre voleva che fossi buono, mio nonno mi ha insegnato ad esserlo, a rispettare la vita. Mi ha insegnato cos'è giusto e sbagliato, certo, era un pastore che dava la caccia alle creature della notte... nonostante lui uccidesse per sbaglio delle persone, lui agiva per una giusta causa, lottava sempre per il bene e per ciò che è giusto>>.
Godric fece un sorriso compiaciuto: <<Bene, se è questa la tua strada, va ragazzo e accetta il tuo destino nella luce. Fa attenzione però>>, lo avvisò, <<un giorno dovrai fare i conti con la tua parte oscuro. Non c'è luce senza oscurità>>.
<<Conserverò con cura le sue parole>>.
L'uomo nel ritratto si voltò verso la donna:<<Sophie, dà la lettera al ragazzo>>.
<<Sì>>. Uscì dalla stanza.
Che lettera era? Tutti aspettavano con impazienza il suo ritorno. Poco dopo tornò con una lettera in mano, nell'altra teneva qualcos'altro, purtroppo la teneva a pugno e non si scorgeva cos'avesse custodito.
Consegnò la lettera ad Erick: <<La scrisse tua madre poco prima di partire con tuo padre>>.
Non riusciva a credere di tenere in mano qualcosa che aveva scritto sua madre, una cosa per lui.
<<Cosa c'è scritto?>>, chiese con un filo di voce.
<<Non lo so, dopo averla sigillata me la consegnò. Mi disse di custodirla per te, dicendo che un giorno saresti venuto con al seguito dei vampiri>>.
<<Capisco...nient'altro?>>.
<<Sì, che non la devi aprire ora>>.
Erick la guardò con incredulità. <<Mi ha detto che dovevi aprirla quando sarebbe giunto il momento>>, si affrettò a dire.
<<Che momento?>>.
<<Non lo so>>.
La situazione si era fatta frustrante.
<<Quando se ne andò lasciò qui questo>>, aprì la mano mostrando un ciondolo. Era piccolo dalla forma ovale con dei piccoli rubini incastonati da contorno.
<<Era davvero suo?>>.
<<Sì>>, gli disse con le lacrime agli occhi consegnandoglielo.
Lo prese titubante. Se lo rigirò tra le dite con venerazione. Era così piccolo e fragile.
<<Era una regalo mio e di mio marito>>, spiegò, <<quando ricevette la lettera per Hogwarts eravamo felicissimi, così facemmo commissionare da un goblin questo ciondolo>>.
<<Goblin?>>.
<<Sì, sono delle creature magiche. Sono molto astuti ed eccezionali artigiani. Questo ciondolo durerà per sempre>>.
<<Per sempre>>, ripeté continuando a rigirarsi il ciondolo tra le dita.
<<Perché non lo apri?>>.
Era così concentrato ad ammirarlo che non si accorse che si apriva. Quando lo aprì crollò a terra in ginocchio. Voleva piangere ma i vampiri non potevano farlo. Sophie si avvicinò a lui poggiandogli la mano sulla guancia e rabbrividendo a quel contatto gelido.
<<Le somigli così tanto, scommetto che da umano avevi i suoi stessi occhi, tipici dei Grifondoro>>.
<<Mi dispiace, sono freddo>>, fu l'unica cosa che riuscì a dire. Dentro al ciondolo c'era un piccolo ritratto di sua madre che sorrideva felice.
<<Vuoi... vuoi vedere dov'è sepolta?>>, aveva un groppo in gola.
Li condusse nel cimitero fino ad una piccola chiesa. Era la tomba dei Grifondoro. Entrando scesero dei scalini di pietra, il posto era poco illuminato così Sophie prese la sua bacchetta dicendo semplicemente, <<lumos>>, dalla punta scaturì una luce. Scesero fino a raggiungere una stanza immensa. Ogni Grifondoro era posto in bare di vetro, perfettamente conservati.
<<È un incantesimo di conservazione>>, spiegò la donna.
Ad attirare l'attenzione di Erick fu una bara posta al centro della stanza. Si avvicinò con passo da vampiro. Era lei, sua madre. Nel piccolo ritratto gli era parsa bellissima, ma di persona lo era ancora di più. Era lì, dentro quella teca di vetro, protetta dal mondo esterno, così bella e fragile. Sembrava che dormisse beatamente. Neanche questa volta le lacrime vollero uscire.
<<Mamma>>. Provava tanto dolore. Non era fisico, come quello che aveva provato da umano, per lui questo era ancora peggio.
Una mano si poggiò sulla sua spalla:<<Potrai venirla a trovare ogni volta che lo desideri caro>>.
<<Grazie... nonna>>.
Rimasero in silenzio e immobili per un tempo che sembrò interminabile, nessuno osava fare qualcosa.
Dopo un po' il silenzio fu rotto da Erick. <<Torniamo a casa>>, disse indossando il ciondolo di sua madre.
<<Vi farò accompagnare da Dixi>>.
Tutti guardarono perplessi la donna.
<<Chi è Dixi?>>, chiese Kate che per tutto il tempo era rimasta in silenzio.
<<È l'elfo domestico di famigli>>, spiegò senza che qualcuno capisse. <<È una creatura magica>>. Tutti risposero con un oh. <<Torniamo alla villa signori>>, disse per poi rivolgersi al nipote, <<Vorrei darti qualcosa>>.
Tornati alla villa, Sophie prese una borsetta per poi recarsi in biblioteca. Prese alcuni libri stipandoli nella borsetta. La cosa era inconcepibile, la borsetta era troppo piccola per contenere tutti quei libri.
Li consegnò al nipote: <<Ci sono libri di storia della magia, di Hogwarts ed altro ancora. Ah! Si, anche sul Quidditch, tua madre adorava quello sport, era una cacciatrice>>. Nessuno capì niente. <<Dixi!>>, chiamò.
Con un pop apparve una piccola creatura vestita di soli stracci. Aveva delle orecchie da pipistrello, grandi occhi a palla e un naso lungo. <<Dixi è qui per servirla mia signora>>. Aveva una vocina acuta.
<<Dixi, accompagna i signori a casa loro>>.
<<Mia cara>>, si intromise Aro, <<anche se viviamo lontano siamo molto veloci>>. La donna rise di lui.
<<Di certo non siete così veloci. Dixi può smaterializarsi>>. Un'altra parola strana. <<Accompagna i signori>>, si rivolse all'elfo.
L'elfo si inchinò: <<Dixi e lieto di servire>>.
<<Non capisco?>>, chiese ad un tratto Erick.
<<Cosa non capite, nipote?>>.
<<Gli elfi domestici, sono obbligati a servirvi? E poi, perché indossa quel straccio?>>.
<<Dixi è lieto di servire>>, rispose l'elfo.
<<Tu non sei uno schiavo, nessuno lo dovrebbe essere!>>.
<<Be' Dixi viene trattato bene, no come uno schiavo, al contrario di certe famiglia>>.
Erick guardò sua nonna con disapprovazione. <<È comunque uno schiavo>>.
<<Sì>>. La donna era imbarazzata.
Erick si avvicinò all'elfo: <<Un giorno ti libererò>>.
<<Dixi è lieto di servire i suoi padroni. Dixi viene trattato bene>>, fece un inchino.
<<Non smetterai mai di stupirmi. Nonostante tu sia un giovane vampiro sei così... così buono>>, disse Aro meravigliato.
Sophie si avvicinò al nipote: <<Non ti preoccupare, quando io e tuo nonno non ci saremo più, tu sarai l'unico padrone di Dixi. Se vorrai potrai liberarlo donandogli un indumento>>. Erick annuì, anche se non era molto convinto. Non riusciva a sopportare che quella creatura fosse in schiavitù.
La donna abbracciò il nipote per poi guardarlo negli occhi: <<Promettimi che verrai a trovarmi>>, la voce della donna era supplichevole.
Anche se non batteva più, il cuore di Erick si scaldò. <Lo farò nonna>>. Con quest'ultime parole prese la mano dell'elfo, gli altri lo imitarono per poi sparire in un pop.
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Il Discendente Di Godric Grifondoro
FanfictionVi parlerò del destino di un ragazzo. Del suo dolore e del suo gran potere, così grande da essere temuto da molti. . . . . . SOSPESA.