one.

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Era l'ora di matematica e non aveva alcuna voglia di ascoltare, perchè sapeva che il suo sguardo si sarebbe spostato verso quel ragazzo, quel dannatissimo ragazzo che, in quattro anni, le ha rivolto la parola giusto il minimo indispensabile, solitamente durante i progetti di gruppo o qualche pomeriggio, grazie al fratello.
Cercava ti tenersi sveglia scarabocchiando sul banco, prese un bigliettino e inizió a disegnare piccoli simboli, come i doni della morte, alcune emoji e riferimenti a serie tv e a film.
Prese il quaderno, ne strappó una pagina e la divise quattro parti, tagliate con le dita in modo approssimativo.
Prese una penna, rivolse un ultimo sguardo al ragazzo e prese a scrivere:
'Dear you, come stai?
Ti starai chiedendo chi sono
e probabilmente non lo saprai mai,
volevo solo sapere come ti sentivi.
- X'
Riguardó il bigliettino, non sapeva il motivo per il quale l'avesse fatto, ma ne sentiva il bisogno.
Piegó il foglietto e lo buttó nell'astuccio, nell'attesa della campanella.

Dear you. [Lorenzo Paggi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora