La Signora della spiaggia
Spesso mi capitava di essere osservatore del mondo. L'abitudine, forse, mi spingeva a stare seduto su quel palcoscenico, a spiare quello che mi circondava.
Quella mattina mi ero alzato presto, e cogliendo l'occasione di quella giornata splendida avevo raggiunto il solito stabilimento, dove trovavo colleghi ed amici.
La terrazza era il posto dove più mi piaceva soffermarmi.
Sopraelevata rispetto alla spiaggia, mi offriva il continuo scorrere della gente che mi circondava. Quasi mai venivo notato, inforcavo gli occhiali da sole e sceglievo le mie vittime.
Non che avessi uno scopo preciso, semplicemente mi piaceva guardare la vita degli altri.
Le famiglie: padri e madri affaccendati attorno ai loro bambini, uomini soli che cercavano l'occasione per incontrare una bella donna.
Lo spettacolo che poteva offrire una spiaggia assolata era tentatore, inebriante, spesso il desiderio si accendeva prepotente.
Le forme rotonde potevano ossessionarti, soprattutto se non riuscivi a trovare una donna consenziente per un lungo periodo. Ma non era questo che spiavo.
Amavo quel posto. L'odore di vacanze si sentiva a pelle, anche se il giorno dopo il lavoro ti aspettava e la tua vita sarebbe ripresa sempre uguale, monotona.
Sedevo accanto ad un tavolo, sotto l'ombra confortevole di un gazebo. Un amico mi si avvicina e mi offre da bere, ma io rifiuto. Non ho ancora abbastanza caldo, e il senso di benessere che sto provando mi impigrisce costringendomi a non allontanarmi da lì.
Qualcosa ha attirato la mia attenzione, i miei sensi sono all'erta, ma ancora non ho capito di cosa si tratta. C'è qualcosa che mi spinge a star lì, qualcosa di diverso dal solito, percepisco sensazioni acute, tangibili.
Vago con lo sguardo a frugare tra quella folla, nulla cattura la mia attenzione, ma seguo lo strano formicolio dietro al collo che così spesso mi ha salvato la vita.
Ecco! É lei..., la vedo, le sensazioni prendono forma.
L'avevoguardata, ma non l'avevo vista veramente.
Una donna piuttosto giovane sedeva ad un tavolo non molto distante dal mio, indossava un vestito bianco, la cui stoffa sembrava impalpabile, sui suoi capelli cadeva un raggio di sole, che illuminava la sua chioma ramata.
Il suo volto aveva una luce particolare, le sue linee armoniose; era di una bellezza discreta, nulla era appariscente in lei, ma quello che mi attraeva era il dolore che traspariva da lei come se ne fosse avvolta. Una sofferenza incolmabile si leggeva in lei, nei suoi gesti, lenti, distratti.
Sul tavolo aveva appoggiato un libro, ma non stava leggendo, il suo sguardo era perso nel vuoto.
Le domande ora cominciavano a tormentarmi; quanti interrogativi in pochi minuti avrei voluto svelati.
Di solito mi limitavo ad osservare le persone, che sembravano seguire dei comportamenti stabiliti, ma oggi non era questo che stavo facendo.
Stavo analizzando quella donna, avrei voluto sapere cosa la turbava, chi la accompagnava, tutto.
Volevo sapere tutto.
Non sembrava accorgersi dello scorrere del tempo, era persa nei suoi pensieri, senza che nulla fosse cambiato nel suo sguardo, senza che una pagina venisse sfogliata, immobile nel suo divenire.
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La Signora della spiaggia
Short StoryL'avevo guardata, ma non l'avevo vista veramente. Una donna piuttosto giovane sedeva ad un tavolo non molto distante dal mio, indossava un vestito bianco, la cui stoffa sembrava impalpabile, sui suoi capelli cadeva un raggio di sole, che illuminava...