Capitolo 1

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Oggi è il primo giorno di scuola dopo delle vacanze che sono sembrate interminabili.Mi alzo con l'apatia che caratterizza la mia vita e mi preparo.Montagne di trucco per coprire il mio viso che in realtà non avrebbe nessuno bisogno di essere coperto,una tuta nera con t-shirt bianca e sono pronta.
Preparo la colazione per mia zia e Kalsi,sua figlia,esco di casa.
Prendo il mio iPod e mi infilo le cuffiette e vado verso 'il laghetto' che si trova lontano dalla strada.
È un posto molto isolato probabilmente per questo mi piace.Li mi sfogo, urlo,piago libero ciò che sta marcendo dentro,nessuno mi ha mai vista ma infondo credo che questo posto non lo conosca nessuno.C'è un boschetto di fronte al lago e il sole crea bellissimi riflessi sull'acqua,butto lo zaino per terra e mi sdraio poggiandoci la testa sopra.
Sembrerà strano ma quando vengo qui mi sento ascoltata.
«Oggi come gli altri giorni mi sento  vuota, come se il mondo stesse andando avanti e io non mi muovo»fisso il cielo limpido,privo di nuove«sono stanca di tutto questo,non ce la faccio più,voglio farla finita»sento gli occhi iniziare a pizzicare«senza di me il mondo continuerebbe a girare,non mancherei a nessuno,ma che dico?! Io non ho nessuno e poi guardami sto parlando da sola»con una risata amara mi alzo e riprendo lo zaino «Patetica non è vero?
Credo che se non fossi così debole non starei ancora qui,questo sbaglio non ci sarebbe più e tutti sarebbero più felici»mi incammino verso la strada.
Arrivo a scuola in anticipo e vedo tutti i gruppetti formati,quello dei secchioni,quello delle persone 'normali',quello delle oche più odiose e assillanti della terra con a capo quella figura che non può mai mancare 'la troietta' che guarda caso è Kalsi,dio quanto non la sopporto. È alta, slanciata roscia con occhi nocciola no dico altro?!
Poi ci sono gli immancabili leccapiedi di quelle sciacquette ed infine coloro a cui gli è stato negato l'utilizzo del cervello:i giocatori di football,tutti muscoli e zero cervello.
Distaccato da tutti c'è un piccolo gruppetto,per precisione sono quattro ragazzi e parlano di non s'ho cosa indicando un quaderno.
Ad un certo punto uno dei ragazzi scoppia in una risata contagiosa che riesce quasi a farmi sorridere
Questo ragazzo è biondo non tanto alto occhi azzurri,indossa un paio di jeans e una t-shirt con l'immagine di una pizza.Sono disposti a cerchio e alla sua destra c'è un ragazzo alto più o meno come lui ha occhi nocciola e cappelli marroni.Sta sorridendo al biondo e il suo sorriso mi riscalda il cuore, trasmette un senso di tranquillità e spensieratezza.
Davanti al bruno c'è invece un ragazzo che sembra essere il più alto di tutti, ha lunghi capelli ricchi che gli ricadono sulle spalle fermati da una bandana,occhi verdi volto angelico,è davvero bellissimo.Infine c'è il ragazzo che tiene in mano il quaderno e una penna,sembra concentrato su di esso ed ha lo sguardo basso rivolto al quaderno.
È il più basso tra i quattro,ma sarà 6/7 cm più alto di me.
Quando alza lo sguardo ne rimango incantata,capelli marroni un po spettinati,un sorrisetto beffardo e dei occhi da togliere in fiato.Sono azzurri,in un modo molto più intenso del biondo,quegli occhi..quegli occhi mi ricordano i miei genitori..la sera in cui tutto è finito e sento subito il bisogno di staccare lo sguardo da essi.
Ma piano piano lo rialzo attirata da quel mare,vedo che mi sta guardando e mi fa un sorriso dolce,sincero e la prima cosa che penso è PERCHÉ?!
Istintivamente mi giro a vedere se stava sorridendo a qualcun altro ma dietro di me non c'era nessuno.Mi sento avvampare e inizio ad andare verso il cancello in un piccolo angolino appartato.
Ascolto la musica,tempo 5 minuti e suona la campanella, mentre tutti rimangono a chiacchierare animatamente io mi appresto ad entrare intenta a prendere l'ultimo banco. Ovviamente sono la prima così ancora con le cuffiette alle orecchie metto lo zaino sul banco  e vi ci poggio la testa,chiudo gli occhi e non faccio che ripetermi di essere un errore,che sono sola,ovunque.Nessuno mi vuole,devo essere coraggiosa,devo raggiungere i miei genitori e far smettere questo dolore che non accenna a diminuire,basta,basta con TUTTO.
Improvvisamente sento qualcuno che mi tocca la spalla e sobbalzo per lo spavento.Mi si presenta davanti agli occhi il riccio che tenta di trattenere un sorriso non riuscendoci affatto.
«È libero?»chiede sereno
«Si»rispondo svogliata mentre mi accorgo che la classe è ormai piena e sta entrando il professore,così mi alzo per salutarlo e dopo che ci a invitato a risederci,iniziando ha dire le solite cose di inizio anno,mentre io ricado sulla sedia togliendo il mio iPod ed assumendo la stessa posizione di prima.
Mi giro ad osservare il ragazzo che si trova al mio fianco,è ancora più bello da vicino,i suoi occhi verdi sono davvero disarmanti e i suoi capelli ispirano una morbidezza non normale.
Lui non è mai stato nella nostra classe,sicuramente è per questo che si è ritrovato seduto vicino ad una perdente come me.
«Comunque io sono Harnold Edward Styles,ma puoi chiamarmi solo Harry odio quel nome»mi porge la mano sorridendo amichevolmente
«Sono Grace Hamilton»rispondo priva di entusiasmo ignorando quella mano
«Davvero molto gentile»dice lui infastidito
Mi raddrizzo,lo guardo negli occhi,mi pianto un sorriso finto in faccia e gli prendo la mano stringendogliela
«Buongiorno raggio di sole,io sono Grace e puoi chiamarmi Grace
Tanti arcobaleni e unicorni a tutti!»rispondo imitando quelle stupide ragazze dalla voce acuta e sempre esuberanti.
Scoppia a ridere,per la mia scenetta a dir poco ridicola,mostrando le fossette,sono davvero graziose.
«Raggio di sole,davvero?!»continua a ridere facendomi sentire ancora più in imbarazzo«sei davvero strana Hamilton»sghignazza ancora un po'
«Non mi conosci neanche come fai a dirlo? E poi ti ho detto di chiamarmi Grace perché mi chiami per cognome»
«Ho deciso che ti chiamerò così»fa spallucce«e comunque ti conosco più di quanto credi»Oddio e chi è questo adesso,nessuno sa chi sono io semplicemente mi limito a stare sul banco senza fiatare sempre per conto mio.
Tranne oggi,quel ragazzo mi ha sorriso ma questo non c'entra niente,decido di ignorare l'ultima parte della frase
«Fa come vuoi Harnold» rispondo a tono.Mi squadra, sorride mostrando di nuovo quelle fossette così carine e sussurra qualcosa che però non riesco a sentire.
La mattina passa molto lentamente e quando mi ritrovo ad uscire qualcuno mi ferma,mi giro e ho di nuovo quei smeraldi davanti agli occhi.
«Harnold cosa c'è!?»sono leggermente nervosa mi devo sbrigare a tornare da mia zia se non voglio che si arrabbi,ho regole precise e non devo infrangere per nessuna ragione.
«Ei tranquilla,volevo solo chiederti..sai visto che ti vedo sempre sola..ho supposto che non avessi amici e quindi..»Oddio..
«Si non ho amici e quindi..»ne sono consapevole ma fa male dirlo.Sembra cercare le parole ma alla fine rinuncia
«No niente lasciamo perdere ci vediamo domani»mi fa un cenno con la mano sorridendomi.
Faccio spallucce e lo saluto,corro verso la casa di mia zia e appena entrata mi ritrovo il suo voto severo a fissarmi come indignata dal mio ritardo di appena 5 minuti.
«Ti sembra l'ora di tornare questa!!»la sua è così acuta da dare fastidio
«Sono passati appena cinque minuti»non sono neanche tanto sorpresa della sua esagerazione è sempre stata così con me
Credo sia la persona più finta che io abbia conosciuto e la cosa che mi sconvolge di più è che non l'ho mai vista in altro modo se non tutta ordinata mai con qualcosa fuori posto.
«Non ti permetto di parlarmi in questo modo, fila in camera tua» è psicopatica.
Vado nella mia piccola camera tappezzata da poster e mi butto sul letto fissando il soffitto
Penso.Pensare fa bene ma non per me,se io penso solo,scene orribili compaiono nella mia testa,quel giorno in cui tutto finì,il volto dei miei genitori sofferenti e la loro voce strozzata che continuava a ripetermi che sarebbe andato tutto bene,ma niente è andato bene ed è colpa mia
Sono così patetica e sola,senza nessuno..senza niente.
Mi addormentai.
«Grace scendi è pronta la colazione»mi praticamente butto giu dalle scale per raggiungere la colazione che stava preparando mia madre
«Eccomi mamma buongiorno»corro da lei e le bacio la guancia,ripeto la stessa azione a mio padre che stava seduto a leggere il giornale.
«Buongiorno tesoro dormito bene?»
«Si papà,oggi sono di buon umore»addento il mio pancake sorridendo nel vedere mia madre tutta concentrata a fare dei disegni sul pancake
«Come mai già sveglia infondo è la vigilia»
«Papà sono le 10:00»e appena pronuncio quelle parole lo vedo saltare giù dalla sedia e scappare via
«Dove stai andando?»Urlò mia madre per farsi sentire
«Compere..»rimane vago e scappa via
«Di nuovo all'ultimo minuto?»mi rivolgo a mia madre
«Già..infondo rimane sempre tuo padre»sghignazziamo ancora per 10 minuti e risalgo nella mia camera
«GRACE!!»una voce mi distrugge i timpani
«Oddio che c'è Briana»mi lamento
«Sai che ore sono?!»
«Non ne ha idea»apro gli occhi ritrovandomi la figura di mia zia davanti agli occhi
«Le 20:00.E la cena ancora non è pronta»Mi alzo dal letto e vado verso la cucina ignorando le sue grida isteriche sul come lei sia stata gentile ad accogliermi in casa sua
Preparo la cena per sua imminenza e decido di tornare nella mia stanza senza cenare,adesso che ci penso non ho neanche pranzo ma poco importa,proprio mentre stavo per uscire torna Briana con dei pantaloni davvero ridicoli per la sua età è un corpetto striminzito.
«Perché hai apparecchiato solo per due?»
«Oggi non ho..»non riesco a finire la frase che mi interrompe
«C'è anche Chad oggi»
Chi è Chad?
Beh Chad è il compagno di Briana,mio zio,il fratello di mio padre, è morto a causa di una malattia ed ora c'è Chad,dio odio il suo nome e lui è un vecchio maniaco ma con un mucchio di soldi, tanti da attirare l'attenzione di Briana.
Dopo quella notizia aggiunsi un posto a tavola e tornai al mio amato letto.
Presi dalla mia borsa un quaderno e una penna ed iniziai a scrivere ripensando al sogno di oggi.I miei genitori,la mia famiglia.
Senza rendermene conto avevo già scritto una pagina e mezza e c'era una frase che risaltava ai miei occhi:
'Se potessi volare,tornerei da te
Penso che potrei rinunciare a tutto,basta che tu me lo chieda'
Può essere tranquillamente una strofa di una canzone così la riscrivo su un pezzo di carta e la attacco sul muro pieno di poster e frasi sconnesse tipo questa.
Mi butto sul letto fissando il soffitto..
«Mi manchi mamma»

Qualcuno per cui vale la pena lottare||l.tDove le storie prendono vita. Scoprilo ora