POVS SARA
Quinto set, 23 noi-24 usa.
Guardai il tabellone ripetendo a me stessa che se sarebbe stata la fine, lo sarebbe stata con l'oro e con loro, le mie compagne di nazionale.
Partita finita, niente oro per le americane solo rammarico di essersi fatte superare da noi.
Il giornalista si avvicinò a me passandomi il microfono dopo avermi chiesto cosa ne sarebbe stato di me ora. "Così è finita tutta qui la mia prima scena, non ho più nulla da perdere se non il mal di schiena" una risatina generale si appropriò del palezzetto olimpico, dopo che pronunciai la frase di una canzone di briga. "Ma tutto sommato la mia scena è finita così, come sognavo da bambina mentre mi allenavo sotto gli attacchi del mio allenatore"
Il giornalista riavvicino a se il microfono.
"Non tutte le pallavoliste a 18 anni riescono ad arrivare alle olimpiadi e vincerle, anzi praticamente nessuna, ne sei consapevole?"
Continuò poi l'uomo.
"Si. Sempre con il massimo dell'umiltà ma con la consapevolezza che è solo grazie a me se sono qui ora, anche se il mio ginocchio non mi permetterà di andare avanti, la pallavolo sarà sempre nel mio cuore. È la fine di un sogno e l'inizio del mio ricordo preferito"
Con il massimo controllo finì di parlare mentre dentro di me si scatenò una tempesta di ricordi e rimpianti.
Salutai il giornalista e mi diressi verso lo spogliatoio.
Le mie compagne erano tutte su di giri, si sentivano al mondo, mentre io mi sentivo al di fuori di quel mondo, il mondo che avevamo costruito insieme. Il mio sogno era davvero finito, era da troppo che guardavo la pallavolo come un qualcosa che sapevo già che mi sarebbe mancata, la guardavo come si guarda il mare alla fine dell'estate, l'estate più bella della tua vita.
Tutto troppo bello per durare.
Mi sentivo come se la mia ragione di vita fosse sparita, come se il mondo mi crollasse di fianco lasciandomi su un pianeta sperduto senza via d'uscita.
"Vieni a ballare Sa?" Mi urlò il nostro palleggiatore dalla doccia.
"No Raga, io vado mi aspetta mio zio".
cazzata.
Raggruppai tutte le mie cose e le infilai dentro il borsone.
Strano come da bambina questo borsone pieno di sogni mi sembrava tanto pesante mentre ora lo maneggio con estrema facilità.
Uscii dal palazzetto con i pugni serrati nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo fisso sulle mie scarpe.
Trovai all'uscita sul retro un gruppetto di ragazzi con un cartellone.
"Ci hai detto per sempre, ma per sempre quando finirà?"
Lessi la frase, una lacrima rigò il mio volto.
"Vi ho detto per sempre e per sempre sarà" cercai di essere il più convincente possibile.
"Ma da un'altro punto di vista, non più io in campo voi in curva ma semplicemente entrambi in curva" continuai.
Una bimba mi si avvicinò per chiedermi una foto, mi piegai verso di lei poi mi sussurrò all'orecchio "I campioni lo sono anche fuori dal campo" inutile dire che mi strappo un sorriso.
Mi diressi verso casa, fortunatamente quest'anno le olimpiadi si sono svolte in Italia, a Roma, quindi tornare a casa non mi sarà difficile.
Prima della partita mi ero promessa che sarei andata a farmi tatuare i cinque anelli delle olimpiadi in caso di vittoria, così mi diressi verso il negozio.
Solo quando l'uomo mi chiese che tatuaggio volessi pensai realmente al fatto che avevo solo una vaga idea, così gliela buttai li, e lo lasciai fare.
"Anche questo hai fatto qui?" Mi chiese il tatuatore riferendosi al tatuaggio sull'altro braccio.
"Si" risposi timidamente.
"Mi ricordo di te, quello è uno dei tatuaggi con più significato che io abbia mai fatto"
Sorrisi contrastando il formicolio delle lacrime che ancora una volta volevano rigare il mio volto.
Quel tatuaggio è davvero significativo per me, è una frase, riferita a lui.
Pagai e uscii dal negozio guardando il tatuaggio sul braccio ancora dolorante, impegnata nel mio gesto andai a sbattere contro un ragazzo cadendo a terra senza procurare nessun danno al ragazzo.
Aveva degli occhiali da sole, una canottiera strappata e degli jeans molto attillati.
"Scusami" disse lui togliendosi gli occhiali da sole e porgendomi la mano.
"Scusami tu, ero totalmente distratta"
Afferrai la sua mano e mi rialzai.
"Stai bene?"
"Oh sì non ti preoccupare" lo ringraziai e mi diressi verso casa.
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Ecco il primo capitolo:)
Spero vi piaccia, fatemi sapere se
Volere che continui a scrivere ;)