Forks.

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"Non avrei mai pensato a come sarei morta, ma sacrificarmi per qualcuno che amo, ho sempre pensato che sarebbe stato un buon modo per morire."

Io sono Isabella, ma preferisco solo Bella, ho 17 anni e frequento il quarto superiore.
Vivo con mia madre Renée a Phoenix da quando i miei si sono separati.
Io e mia madre siamo sempre state serene e felici, finché mia madre non conobbe un uomo, un giocatore di baseball, Phil Dwyer, per via del suo sport preferito è costretto a viaggiare tanto lasciandoci a me e mia madre da sole.
Phil era il futuro marito di mia madre, anche se io non volevo lo accettai.
Non volevo non per Phil, per carità era uno in gamba, ma sapevo che mia madre ci stava male, noi purtroppo non potevamo viaggiare con lui perché io avevo scuola a Phoenix, perciò mia madre era costretta a restare con me.
È per questo che decisi di trasferirmi a Forks, una cittadina piovosa, si trova nello stato di Whashington, dove viveva mio padre, Charlie, il capo della polizia.
Lo facevo per il bene di mia madre, ma sapevo che poi ci sarei stata male io.
Sapevo quanto mi sarebbe mancato il caldo di Phoenix, i miei compagni di scuola, ma soprattutto sapevo quanto mi sarebbe mancata mia madre.
Per arrivare a Forks abbiamo preso l'aereo dove trovammo Charlie, mio padre.
D'estate venivo a Forks per circa due settimane, ma parliamo di 8 anni fa.
Salutai mia madre e Phil e mi diressi nella macchina di mio padre, durante il tragitto ci siamo scambiati si e no due parole, quando finalmente arrivammo.
Non mi ricordavo bene la casa, mi sembrava cambiata, aveva un piccolo giardino, la porta d'entrata era bianca, appena entrai c'era il salone ed una cucina, tutte e due molto grandi, al piano di sopra c'era una stanza, prima era di mio padre, ma finché sarò qui sarà la mia, lui dormirà sul divano.
C'era solo al bagno, fortunatamente vicino la mia camera.
Entrai in stanza e vidi un letto con le lenzuola viola, il mio colore preferito.
Poi c'erano molte fotografie, dove c'era anche la mamma.
-Ti piace?- mi chiese lui.
-Si, mi piace, grazie.- risposi.
Dopo la mia risposta scese in salotto.
Una cosa positiva di Charlie è che non ti ronza in torno.
Sentii un suono di una macchina, mi affacciai alla finestra e vidi mio padre parlare con un signore su una sedia a rotelle, dovrebbe essere Billy Black, un amico di papà.
Con lui c'era un ragazzo, dovrebbe essere il figlio, Charlie mi aveva parlato di lui, diceva che trascorrevo le mie giornate d'infanzia con lui.
Decisi di scendere.
Appena arrivai da loro mio padre mi disse:
-Bella, ti ricordi di lui, no?-
-Sono Billy Black, amico di tuo padre, sei cresciuta!.- disse Billy come avevo immaginato.
-Oh sì mi ricordo, ti trovo in ottima forma.- dissi.
Parlai tranquillamente, senza far notare il mio sguardo verso il ragazzo.
Era molto attraente.
-Menomale che sei arrivata, Charlie non faceva altro che parlare di te e di quando saresti arrivata.- mi disse Billy ridendo.
Risi anch'io.
-Questo non lo avresti dovuto dirlo.-
Mio padre.
Così si sono messi a litigare come due bambini, lasciando da soli me e il ragazzo, di cui non ricordo il nome.
-Fanno sempre così?- decisi di rivolgergli parola.
-A volte fanno anche peggio- rise.
-Comunque io sono Jacob, ti ricordi facevamo i castelli di fango!- rispose gentilmente.
Non mi ricordavo proprio nulla.
Però feci finta di niente e annuii ridendo anch'io.
Charlie e Billy tornarono da noi e mi chiesero:
- Allora che te ne pare?- dissero in coro indicando un furgone rosso.
Davvero bello.
Non ci credevo che quello era per me.
Anche se ne desideravo uno, mi sarebbe stato utile per andare a scuola.
-Oh sì, è magnifico.- risposi.
-Te lo avevo detto che gli sarebbe piaciuto- disse Billy rivolgendosi a mio padre.
-Ora è tuo- urlò, sorridendo mio padre.
-Ho cambiato il motore, ora è come nuovo.- disse Jacob.
Cosa?
Stavo sognando ne ero sicura.
Sorrisi.
-Oddio non ci credo, grazie mille a tutti.- urlai.
-Provalo- mi disse mio padre.
Salii con al mio fianco Jacob, che mi imparò ad usarlo.
Dopo una bella lezione di come si accende il motore gli chiesi:
-Vuoi un passaggio a scuola?.-
-Emmh.. No, io vado a scuola nella riserva.- rispose.
-Giusto, beh sarebbe stato bello conoscere almeno una persona.- dissi io dispiaciuta.
Lui mi fece un sorriso di conforto.
Siamo stati un po' insieme, quando poi mio padre mi portò in un ristorante, dove mi conoscevano tutti, ma che io non ricordavo neanche una persona.
Dopo mangiato tornammo a casa.
Il giorno dopo ero molto agitata.
Era il mio primo giorno di scuola ed io non conoscevo nessuno.
Andai a scuola con il furgone che mi avevano regalato il giorno prima.
Arrivai a scuola e parcheggiai la macchina.
C'erano molte macchine e molti ma molti ragazzi.
Scesi dalla macchina, e un ragazzo disse:
-Bella macchina!.-
Si stava riferendo alla mia?
Poi un gruppo di ragazzi mi fissò, da lì capii che si stava rivolgendo a me.
-Grazie.- dissi con un sorriso falso.
Entrai dentro la scuola è un altro ragazzo mi si avvicinò.
-Tu sei Isabella Swen, si, ciao io sono Eric, gli occhi e le orecchie di questa scuola, se vuoi sono sempre a tua disposizione..- continuava a parlare ed a parlare finché non disse una frase che mi fece ritornare al pianeta terra:
-Io sono la stampa e tu la notizia per il nuovo articolo!.-
-No, non voglio.. Emmh tu, non puoi, non voglio.-dissi.
-Ehii tranquilla, se tu non vuoi non si fa.- mi disse tranquillizzandomi.
Eric mi disse che dovevo andare in palestra.
Così ho fatto.
Stavano giocando a pallavolo.
Io ero una frana.
Cercai di non farmi passare neanche una palla per non fare casini.
Ma ad un certo punto me la passarono e io con un colpo colpii un ragazzo.
Corsi subito a porgermi le mie scuse.
-Tranquilla, non mi hai fatto male.
Tu saresti Isabella, giusto.- disse con tono amichevole.
- Bella basta.- risposi freddamente.
-Oh sì vabene, io sono Mac, piacere.- mi disse sorridendo.
Arrivò una ragazza, si presentò anche lei, Jessica.
Da come guardava Mac si vedeva a vista d'occhio che gli piaceva.
Abbiamo iniziato a parlare quando suonò la campanella di pausa pranzo.
Mac e Jessica mi invitarono al tavolo con loro.
Erano simpatici.
Ad un certo punto vidi entrare un gruppo di ragazzi.
-Chi sono?.- chiesi.
- Ah, loro sono i Cullen, il dottor Cullen li adottò tutti.- rispose Jessica fermandosi un attimo.
-Quella bionda è Rosalie, e il ragazzo accanto è Emmet, il suo fidanzato, non credo sia una storia legale la loro.- disse ridendo
-Oh andiamo, Jessica, non sono davvero parenti loro.- disse la sua amica, Angela.
-Vabbè..- si azzittì per poi continuare:
-Quella bassa con i capelli neri è Alice, lei si che è molto strana, sta con Jasper lui si che ha un'aria di uno in agonia.- disse.
Poi vidi un ragazzo.
Un ragazzo bellissimo.
Con i capelli scuri, occhi marroni, fisico palestrato e la pelle pallida.
-Lui?.- dissi io fantasticando la mia vita con lui.
-Oh..Lui è Edward Cullen.- disse Jessica.
-È davvero bello, solo che a quanto pare nessuna di noi gli va bene.- disse Angela.
Non riuscivo a togliere lo sguardo da lui.
E a quanto pare anche lui mi guardava.
-Perdici la speranza Bella, è uno che sta sempre da solo.- dissero in coro.
-Oh ma io non pensavo a lui..- risposi girandomi verso di loro.
Anche se sentivo uno sguardo fisso su di me.
Mi rigirai e come avevo previsto mi stava guardando, ancora.
Lo guardai per qualche secondo per poi distogliere lo sguardo.
Quando finì la pausa pranzo Mac mi accompagnò al l'aula di biologia dove mi presentai al professore.
E c'era lui.
Come se il destino ci ha voluto far incontrare, di nuovo.
Stava al secondo banco da solo.
Il professore mi disse di sedermi vicino a lui.
Così feci.
Mi guardò ed trattenne il respiro dal naso, respirando dalla bocca.
Mi guardò fisso.
Mi odia.
Sono sicura.
Mi annusai i capelli per vedere se puzzavano ma non sentivo niente.
Anzi un buono odore.
Allora perché faceva così?
Non mi rivolse una parola.
A fine della lezione lo vidi correre in segreteria.
Lo seguii e sentii che chiese se poteva cambiare corso, ma a quanto pare non c'era nessun corso libero.
-Devo solo resistere.- se ne andò passando davanti a me come se non esistessi.
Forse davvero dovevo perdere la speranza.
Mi odiava.
A fine della scuola papà mi portò al solito ristorante.
La sera sentii mamma e mi chiese come era andata a scuola, mentendo risposi tutto bene.
Il giorno dopo tornai a scuola, ed avevo deciso di affrontarlo, di sapere il suo problema.
Ma lui non c'era.
Così come il giorno dopo, e il giorno dopo ancora e anche l'altro.
Passavano giorni.
Succedevano cose strane.
Un signore stava lavorando tranquillamente, quando il giorno dopo la polizia lo ritrovarono morto.
Dicendo di averlo ucciso un animale.
Un animale?
Solo qua a Forks succedono cose simili.
Il giorno dopo pioveva e c'era molto ghiaccio.
Io odiavo la pioggia.
Mio padre mi aveva cambiato le ruote della macchina per non scivolare.
Entrai in macchina per andare a scuola.
E lo vidi.
Li sempre al secondo banco.
Eric mi stava parlando del ballo a fine anno ma io senza neanche ascoltarlo mi andai a sedere vicino a lui.
Avevo deciso di parlargli ma il coraggio non mi veniva.
Ci fu un silenzio terribile finché lui non disse: ...

*spazio autrice*
Ciao a tutti!
Vi piace come inizio?
Lo so sono cattiva..
Cosa dirà il nostro incantevole Edward?
A presto!

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